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Istanbul, il nuovo aeroporto tra record e polemiche

Inaugurata a fine ottobre ad Istanbul la prima fase di quello che sarà l’aeroporto più grande al mondo. Un progetto fortemente voluto dal presidente Recep Tayyip Erdoğan, ma segnato da morti sul lavoro e dubbi di sostenibilità economica  

06/11/2018, Fazıla Mat -

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Il terzo aeroporto di Istanbul è stato inaugurato – come voluto dal presidente Recep Tayyip Erdoğan – lo scorso 29 ottobre, nel novantacinquesimo anniversario della fondazione della Repubblica. Ideato per essere il più grande al mondo, con una superficie complessiva di 76,5 milioni di metri quadrati, il progetto rappresenta anche l’investimento infrastrutturale più oneroso  della storia turca, con un costo stimato di 10,2 miliardi di dollari. Il maggiore dei “progetti folli” portati avanti dall’esecutivo di Ankara da diversi anni e oggetto di una forte opposizione per via delle conseguenze devastanti sull’area boschiva su cui è stato edificato. Il presidente turco lo considera un simbolo della rivalsa del “nuovo” paese di fronte alle forze che vorrebbero una Turchia “debole”, un vero e proprio  “monumento alla vittoria”.

Nonostante le cerimonie ufficiali, i lavori dell’aeroporto sono ancora lontani dall’essere completi. Quella inaugurata lunedì scorso rappresenta solo una parte della prima fase dell’enorme struttura, che prevede quattro fasi di realizzazione. In altri paesi, per costruire un aeroporto del genere – hanno spiegato i commentatori vicini al governo – servono in media 10-12 anni.  La prima sezione dell’aeroporto è stata invece costruita in un tempo record di 42 mesi.

Un record costato caro

Lo scorso 14 settembre, l’enorme pressione subita dagli oltre 36mila operai che lavoravano giorno e notte per concludere i primi lavori entro ottobre si è trasformata in uno sciopero di massa. Il motivo, nelle parole dei sindacati, è la “condizione di schiavitù” in cui si trovano a lavorare gli operai: diverse mensilità di stipendio non pagate, disorganizzazione e lunghe ore di attesa dei pullman di servizio, tarli nei letti, pasti scadenti e numerosi morti sul lavoro. Su questo dato sono circolate voci estremamente discordanti . Per il ministero del Lavoro sono 27, il sindacato degli operai edili Dev Yapı-İş ha invece affermato che ci sono state “almeno 35 morti”. Le  dichiarazioni di alcuni operai, apparse sui media, parlano addirittura di “due morti al giorno”, mentre un altro sindacato, la İnşaat-İş, ha detto di non riuscire a verificare il numero di vittime.

L’azione di protesta si è risolta nell’intervento delle forze dell’ordine e della gendarmeria, con oltre 540 operai fermati. Per 31 dei leader e sindacalisti è scattato anche l’arresto, mentre decine di operai che hanno partecipato alla protesta, accusati di voler danneggiare l’immagine del paese, sono stati licenziati. Questo nonostante Kadri Samsunlu, amministratore delegato del consorzio Istanbul Grand Airport (IGA) che si trova a capo del progetto di costruzione, abbia dato ragione agli operai su alcune rivendicazioni, affermando di non essere stato messo al corrente delle lamentele.

Dubbi sui vantaggi economici

Nel contesto di difficoltà economica in cui si trova la Turchia da diverso tempo, non potevano mancare anche le polemiche legate alla dimensione finanziaria del mega progetto, che cova il rischio di trasformarsi in un boomerang per le tasche dei cittadini turchi. Il piano prevede che il consorzio IGA, dopo aver concluso i lavori di costruzione, assuma la gestione dell’aeroporto per i prossimi 25 anni, in cambio di un canone annuale di circa 1,04 miliardi di euro, da versare allo Stato turco. Il consorzio è costituito dalle società Cengiz-MAPA-Limak-Kolin-Kalyon, note per i rapporti proficui con l’esecutivo turco e già titolari di appalti della linea metropolitana di Istanbul e di distribuzione energetica. Il consorzio ha finanziato la costruzione della prima fase dell’aeroporto in buona parte attraverso un credito di 4,5 miliardi di euro ottenuto nel 2015 da banche turche – di cui 3 statali e 3 private. Quest’anno però, a fronte dei costi lievitati, ha chiesto un prestito aggiuntivo di oltre 1 miliardo di euro.

Lo Stato turco ha garantito alla IGA un introito minimo annuale calcolando una capacità di 90 milioni di passeggeri da raggiungersi entro il 2021, data in cui dovrebbe concludersi la costruzione della prima fase dell’aeroporto. Si tratta di una garanzia del valore di circa 316 milioni di euro per il primo anno, che si stima andrà ad aumentare gradualmente per raggiungere circa 690 milioni di euro nel 2030.  Ma se questi numeri non fossero raggiunti, o la IGA non potesse restituire i crediti ottenuti dalle banche, spetterà sempre alle casse dello Stato risarcire la IGA dell’eventuale perdita o farsi carico dei pagamenti mancati agli istituti di credito.

L’altro fronte della polemica

Nei mesi scorsi c’è stato un acceso dibattito sul nome del nuovo aeroporto: sulla stampa filogovernativa, molti hanno sostenuto che avrebbe dovuto chiamarsi Recep Tayyip Erdoğan. Alla fine, con sorpresa di tutti è stato lo stesso presidente ad annunciare che il nuovo aeroporto si chiamerà semplicemente “Istanbul”, perché questa è una città “inestimabile, una perla”, ma anche “marchio dell’intero paese”, proprio come l’aeroporto, ha spiegato il capo di stato turco nel discorso inaugurale.

Tuttavia, secondo alcuni commentatori Erdoğan ha preferito dare al nuovo aeroporto un nome “neutrale” per non infierire sulla profonda polarizzazione della società, e sul crescente disagio economico che aleggia tra la popolazione, che rischia di emergere nelle prossime consultazioni amministrative, previste per il 31 marzo 2019.

A voler trarre maggior vantaggio da questa situazione sembra proprio l’alleato del partito di Erdoğan, il nazionalista MHP, senza l’appoggio del quale l’AKP del presidente non gode della maggioranza assoluta in parlamento.  Il leader MHP, Devlet Bahçeli, ha recentemente annunciato di volersi dissociare dall’alleanza stretta con l’AKP per le elezioni presidenziali dello scorso giugno, dichiarando che il suo partito correrà da solo alle amministrative. I nazionalisti sperano infatti di intercettare lo scontento degli elettori AKP sulla situazione economica ed utilizzarlo per rafforzare la propria posizione. Bahçeli ha specificato che “lo spirito” dell’alleanza con l’AKP resta intatto, ma ha scelto di disertare il ricevimento tenuto da Erdoğan ad Istanbul per il 29 ottobre, al pari degli altri leader dell’opposizione, e la stessa inaugurazione del nuovo aeroporto.

Le carte in gioco e le alleanze possono ancora cambiare e le mosse del MHP possono risultare – come già in passato – un grande bluff. Nel tunnel in cui si trova oggi l’economia turca, però, i progetti “folli” e “costosi” non sembrano generare l’entusiasmo di massa immaginato dall’esecutivo turco qualche anno fa.

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