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Invertire la deriva separatista a Cipro

La questione di Cipro si trascina da oltre cinquant’anni ed è rimasta in uno stato di stallo diplomatico per più di tre decenni. In un recente rapporto del think tank ICG – di cui pubblichiamo l’introduzione – si invitano le parti a riprendere i negoziati

04/02/2008, Redazione -

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Tutte le parti coinvolte, comprese le Nazioni Unite, dovranno impegnarsi nel corso del 2008 per raggiungere un accordo di vasta portata sulla questione di Cipro, che oltre ad avvelenare le relazioni fra Turchia ed Unione Europea continua ad ostacolare l’attuazione di una politica estera più dinamica da parte di quest’ultima.

Le elezioni presidenziali previste per febbraio nella parte sud dell’isola chiudono un ciclo di tornate elettorali nella regione offrendo un’occasione per riallacciare le trattative fra la comunità greca e quella turca. Una ripresa dei dialoghi attraverso la mediazione delle Nazioni Unite sarebbe nell’interesse di tutti i ciprioti, rafforzerebbe l’Europa ed aumenterebbe le probabilità di convergenza per la Turchia.

Anche se dall’invasione turca del 1974 non ci sono stati altri episodi di sangue e lo scoppio di nuove violenze appare alquanto improbabile, gli eventi del 2004 – il rifiuto dell’ultimo piano di pace elaborato dall’ONU (il piano Annan) espresso da parte della zona greca con la sua conseguente entrata in Europa come unica rappresentante dell’ isola – sono stati un momento di svolta decisivo.

"Lasciare irrisolta la questione di Cipro non significa perpetuare uno status quo facile da gestire" dice Hugh Pope, esperto di Crisis Group, "perché gli sviluppi recenti della vicenda stanno creando complicazioni in ambiti che trascendono i confini dell’isola, dalle politiche commerciali europee all’Afghanistan".

La questione di Cipro si trascina da oltre cinquant’anni ed è rimasta in uno stato di stallo diplomatico per più di tre decenni. A partire dal 1974 molte iniziative sono state intraprese per una sua soluzione, e la responsabilità del loro fallimento ricade su tutte le parti coinvolte.

La mediazione internazionale, condotta attraverso l’azione dei diversi Segretari Generali che si sono succeduti, ha elaborato i principi base per la riconciliazione ed un possibile assetto futuro: ritiro delle truppe turche in cambio di una federazione indipendente, bicamerale e bi-zonale con due stati indipendenti per la comunità turco-cipriota e per quella greco-cipriota rispettivamente.

La ripresa dei negoziati richiede che i leader ciprioti da entrambe le parti esprimano la volontà di riallacciare il dialogo tramite una mediazione dell’ONU che permetta di giungere ad una soluzione stabile; le Nazioni Unite dovrebbero intervenire con l’invio di una figura di riferimento per la conduzione dei negoziati. Le istituzioni europee così come gli stati membri saranno chiamate a sostenere la ripresa delle trattative nel corso del 2008, seguendone da vicino gli sviluppi così da reagire tempestivamente in caso si prospetti la minaccia di una rottura.

La Turchia dovrà trovare il modo per tranquillizzare i timori dei greco-ciprioti; realizzare l’impegno preso nel 2005 di aprire loro il proprio spazio aereo ed i propri porti; incoraggiare ufficiali, uomini d’affari ed intellettuali ad impegnarsi nella costruzione di relazioni con i greco-ciprioti a sostegno delle trattative.
I greco-ciprioti devono dimostrare che ai turco-ciprioti sarà garantito in ogni caso il mantenimento dell’autonomia amministrativa, iniziando a permettere loro di commerciare con l’UE e di ricevere direttamente gli aiuti da Bruxelles, come previsto dall’Unione nel 2004.

Per i greco-ciprioti la soluzione delle controversie significherebbe la fine dell’insicurezza strisciante, darebbe loro accesso all’economia più dinamica della regione- quella turca appunto- e permetterebbe di recuperare i territori occupati dai turchi nonché di incrementare il valore del proprio settore servizi in qualità di punto di riferimento nel Mediterraneo orientale.

Per i turco-ciprioti la riconciliazione vorrebbe dire aver accesso ai benefici relazionati con la cittadinanza europea, che finora vengono loro negati quasi completamente.

Per l’Unione Europea comporterebbe la distensione di una situazione in cui la questione irrisolta di Cipro mina l’unità fra i paesi membri nelle questioni più disparate, dalla cooperazione con la NATO in Afghanistan alle regole sull’importazione di calzature cinesi.

Per la Turchia infine la soluzione della questione permetterebbe di lasciarsi alle spalle uno dei punti maggiormente controversi nelle sue relazioni con l’UE.

"Le parti coinvolte dovranno approfittare dell’opportunità offerta dal post-elezioni e, con la mediazione delle Nazioni Unite, negoziare un accordo efficace per riunificare l’isola", secondo la direttrice del Programma europeo di Crisis Group, Sabine Freezer.

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