Intercettazioni preventive: una violazione del diritto di difesa?
Dopo il libro dell’ex giornalista Bisignani e di Madron, in cui si parla di 400 politici e giornalisti controllati dai servizi, è giunto l’allarme dell’ex parlamentare Marco Cappato, che teme di essere sotto sorveglianza. Dal governo arrivano smentite, ma più che il caso singolo, è la legge che regolamenta le intercettazioni preventive a far discutere
“Escludo nel modo più assoluto che vi sia o vi sia stata attività di intercettazione nei confronti dell’onorevole Marco Cappato”. Così, a poche ore di distanza dalla denuncia pubblica del tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, un comunicato del sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano smentiva per conto del governo le voci su una presunta operazione di controllo permanente ai danni di Cappato, candidato alle elezioni suppletive del Senato a Monza del mese di ottobre. Allo stesso modo, con un comunicato molto più articolato ma arrivato in tempi rapidissimi, lo stesso sottosegretario aveva risposto a maggio alle insinuazioni contenute nel libro di Luigi Bisignani e Paolo Madron, I potenti al tempo di Giorgia, editrice Chiarelettere, in cui si parlava di 400 intercettazioni non autorizzate ai danni di politici, giornalisti, ex membri del governo, membri dell’opposizione.
Illazioni e smentite
“Non ho mai autorizzato, quale Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, alcuna forma di intercettazione a carico di esponenti politici o di giornalisti”, scriveva Mantovano a fine maggio , definendo “gravissimo” lo scenario prospettato dal libro.
Si tratta di due casi eclatanti che, sollevando lo spettro della sorveglianza da parte dei servizi segreti, hanno attizzato nei mesi scorsi il dibattito politico per qualche giorno, per poi spegnersi in un nulla di fatto, né portare a querele o richieste di rettifiche: era successo a maggio, con il lancio pubblicitario del libro di Bisignani e Madron, ed è successo anche a fine agosto, con il video postato su Twitter da Marco Cappato, poi ripreso dall’Ansa e dai canali video di diverse testate, per un totale di quasi mezzo milione di visualizzazioni.
E dire che la denuncia di Cappato era precisa: “Chiedo formalmente alla presidente del Consiglio di verificare se corrisponda al vero l’informazione a me giunta anonimamente che dal febbraio 2023 sarei sottoposto a ‘captazione informatica’ del telefono (intercettazione permanente e totale) con trojan di Stato e che siano in corso intercettazioni con cimici nelle mie sedi abituali di lavoro e di vita dal marzo di quest’anno. Il monitoraggio sarebbe ad opera dell’Agenzia di Informazione e sicurezza – Aisi – su richiesta del Dipartimento delle informazioni per la Sicurezza della Repubblica – Dis – Autorità delegata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per eventuali ipotesi di contestazione del reato di associazione sovversiva ed eventuali reati riscontrati in fase di indagine”.
Non è dato ancora sapere se la soffiata di cui Cappato dice di fidarsi ciecamente sia stata manipolata ad arte, se siano le istituzioni a nascondere qualcosa o se siano dichiarazioni prive di fondamento. Anche nel caso delle 400 presunte intercettazioni ai danni di politici e giornalisti, le uniche voci ad alzarsi nell’immediato erano state quelle di Matteo Renzi, ex capo del governo, e di Vittorio di Trapani, presidente della Fnsi. “Urgente fare chiarezza”, era stata la richiesta del presidente del sindacato dei giornalisti. “Sarebbe uno scandalo senza precedenti”, aveva scritto Renzi sul Riformista.
Le intercettazioni preventive di polizia e servizi segreti
Le intercettazioni cui accennano Bisignani e Madron sarebbero le cosiddette intercettazioni preventive, legali per polizia e servizi segreti a patto che siano autorizzate preventivamente da un magistrato. Si tratta di intercettazioni diverse da quelle che subiscono gli indagati: è il codice di procedura penale a stabilirne le differenze rispetto a quest’ultime, chiamate intercettazioni processuali, che hanno la funzione di consentire la prosecuzione delle indagini (artt. 266-271 c.p.p.) oppure di agevolare le ricerche del latitante (art. 295, co. 3, 3-bis e 3-ter c.p.p.). Quelle preventive, che siano di polizia o di intelligence, hanno invece funzioni di pubblica sicurezza e servono a capire se vi siano dei potenziali rischi per la tenuta del sistema istituzionale ed economico del paese.
Il meccanismo di questo tipo di intercettazioni, svolte dai servizi su delega del presidente del Consiglio dei ministri e previa autorizzazione del procuratore generale presso la Corte d’appello di Roma, è semplice: il capo del governo può delegare, sotto la sua responsabilità politica, i direttori dei servizi di informazione per la sicurezza ad effettuare intercettazioni di comunicazioni o conversazioni tra presenti, anche se queste avvengono nell’abitazione, in luogo di privata dimora o nelle loro pertinenze. Nonché l’acquisizione dei dati esterni (i cosiddetti metadati) relativi alle comunicazioni telefoniche e telematiche intercorse e l’acquisizione di ogni altra informazione utile. Questo stabilisce il codice di procedura penale integrato da altre disposizioni contenute nel decreto Pisanu del 2005, nel Codice delle leggi antimafia del 2011 e nella Legge di Bilancio del governo Meloni del dicembre 2022.
Anche sul sito dei carabinieri , gestito dal ministero della Difesa, se ne legge una definizione precisa: "Si tratta di uno strumento che consente di rilevare dal vivo e con il massimo livello di attualità il livello di pericolosità sia dei clan operanti in un territorio sia la pericolosità dei singoli soggetti. Indipendentemente dalla possibilità di sviluppo di indagini giudiziarie scaturenti dagli elementi acquisiti, esse possono indicare le priorità sulle quali intervenire con mirate investigazioni preventive".
Il diritto di difesa e ad essere informati
Ma come scrive sulla rivista online Penale Diritto e Procedura Leonardo Filippi, professore emerito di procedura penale all’Università di Cagliari, le modifiche introdotte dal governo di recente portano sempre più a chiedersi fino a che punto la nostra Costituzione tolleri "una limitazione delle libertà fondamentali a fini di prevenzione del reato senza nemmeno un’informazione successiva a chi la subisce". L’interrogativo è tanto più giustificato dal fatto che le recenti modifiche non indicano "alcun grave delitto da prevenire, per cui sarebbe legittima un’autorizzazione per qualsiasi reato, anche bagatellare ovvero ritenuto inoffensivo, essendo sufficiente che le operazioni siano ritenute indispensabili per l’espletamento delle attività di prevenzione" dei servizi segreti. Invece, argomenta Filippi, "è lasciato al procuratore generale presso la Corte d’appello di Roma la generica valutazione sull’indispensabilità dell’attività di prevenzione ai fini dell’espletamento delle attività di prevenzione demandate ai servizi di informazione per la sicurezza: se egli le ritiene indispensabili, autorizza, con proprio decreto motivato, le intercettazioni".
La modifica rispetto al passato non è di poco conto: se infatti prima le intercettazioni preventive erano approvate quando il procuratore della Repubblica riteneva sussistenti “elementi investigativi" che giustificassero l’attività di prevenzione, ora l’autorizzazione deve basarsi esclusivamente sul fatto che tali intercettazioni risultino “indispensabili per l’espletamento delle attività demandate” ai servizi stessi.
Un elemento critico delle intercettazioni preventive risiede, secondo il prof. Filippi, nell’assenza totale del diritto di difesa, non essendovi formalmente alcun indagato né imputato. Scrive Filippi: "Stante la naturale segretezza delle attività preventive, la procedura di verifica della regolarità delle operazioni e di successiva distruzione non è assistita da alcuna garanzia a tutela della persona sottoposta alle captazioni ante delictum, la quale è, ordinariamente, destinata a rimanere ignara delle attività svolte nei suoi confronti.
E continua: "Tuttavia, i soggetti che hanno subito l’intercettazione e quindi la limitazione della segretezza delle loro comunicazioni o conversazioni avrebbero diritto almeno ad essere informati dell’avvenuta captazione dei loro dialoghi, una volta che le esigenze di prevenzione sono state soddisfatte".
Tanto più inquietante allora risulta il pensiero, alimentato da quanto scritto nel libro di Bisignani e Madron, che negli ultimi anni tali intercettazioni si siano ampliate e che abbiano incluso direttori di giornali, parlamentari e avversari del governo in carica.
Indiscrezioni dal Copasir non confermate
Al momento non risultano querele o richieste di rettifiche sul libro, che comunque ha subito qualche censura televisiva: agli inizi di giugno Mediaset aveva annullato due partecipazioni di Bisignani al programma di Nicola Porro “Quarta Repubblica”, e a “Stasera Italia”, il talk condotto da Barbara Palombelli, comunicando la disdetta poche ore prima della messa in onda.
Contro Bisignani invece ci potrebbe essere un’iniziativa giudiziaria da parte di Tim, che a inizio luglio ha annunciato di aver dato mandato ai propri legali di procedere in sede giudiziaria a tutela dell’operato dei suoi dipendenti e azionisti. Bisignani infatti, il 2 luglio, era tornato sull’argomento intercettazioni tramite un suo articolo su il Tempo (“I 400 intercettati a loro insaputa”), e aveva detto che in un’audizione al Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza) il 20 giugno il responsabile della sicurezza e dei Public Affairs di Tim, Eugenio Santagata, avrebbe confermato che tra le attività dell’ex monopolista dei telefoni rientrerebbe non solo quella di fare intercettazioni utili per la sicurezza nazionale, ma anche di estenderle, qualora l’autorità lo ritenesse, a comuni cittadini, con quello che comunemente viene definito un sistema “a strascico”.
Qui Bisignani cita il suo coautore Madron: “Secondo quanto ha potuto accertare Madron da alcuni membri del Comitato parlamentare per la sicurezza (e sui Servizi segreti) che hanno preteso l’anonimato”, il manager avrebbe riferito che tra le attività istituzionali del suo gruppo c’è la possibilità di ascolto delle utenze voce ed etere di ignari cittadini italiani. Con possibilità, a seconda dell’interesse delle conversazioni captate, di allargare gli ascolti anche ad altre utenze: il cosiddetto sistema «a strascico». Con questo Bisignani insinua che sotto il motivo della sicurezza nazionale si rischierebbe di violare la privacy di tutti.
Le audizioni al Copasir e una parallela indagine della procura di Roma sono al momento l’unica conseguenza concreta del libro di Bisignani e Madron; le audizioni sono segrete, e tutto quanto scrive Bisignani a posteriori sono congetture che, pur smentite dal governo e da Tim, continuano a far parlare sulla scena politica. Per il resto, non risultano altre querele né richieste di rettifica che colpiscano il libro, che nella rovente estate dei dibattiti da spiaggia ha avuto un discreto successo di pubblico, partendo dal festival dell’Economia di Trento per arrivare a Capalbio, e poi Avellino, Roma, il Golf Club di Vicenza e lo stabilimento balneare Kalè di Castellaneta Marina in provincia di Taranto.
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