Inspire: basta violenza su bambine e bambini nel sud-est Europa e Caucaso
L’Organizzazione mondiale della sanità, per ridurre la violenza su bambine e bambini, ha individuato delle strategie denominate "Inspire". ChildPact e i suoi membri hanno sondato 296 organizzazioni e istituzioni incentrate sull’infanzia nell’Europa sud-orientale e nel Caucaso per scoprire chi vi sta effettivamente lavorando
Alcuni anni fa, diverse organizzazioni internazionali con focus sui minori si sono poste il compito di scoprire quali, tra il gran numero di possibili interventi, sono i più efficaci per porre fine alla violenza su bambine e bambini. Questo sforzo congiunto guidato dall’Organizzazione mondiale della sanità ha portato al pacchetto "INSPIRE: Seven strategies for Ending Violence Against Children ". Sulla base dei risultati di un gran numero di studi condotti in diverse regioni del mondo, il pacchetto delinea le politiche e le iniziative più efficaci, sia in termini di risultati che di costi, su cui governi, donatori internazionali e società civile locale dovrebbero lavorare per prevenire o ridurre al minimo i danni causati dalla violenza su bambine e bambini.
Si è quindi pronti per interventi efficaci: esiste un pacchetto chiaro di proposte di intervento, corredate da elementi convincenti raccolti da rispettate organizzazioni internazionali. Il loro obiettivo – porre fine alla violenza su bambine e bambini – almeno a parole riceve un forte sostegno da tutto lo spettro politico. Molti di questi interventi sono relativamente economici. Tutto questo corrisponde quindi a quanto i donatori sono generalmente desiderosi di sostenere. Ma a tre anni dal lancio del pacchetto INSPIRE, chi ci sta lavorando nell’Europa sud-orientale e nel Caucaso? Per scoprirlo, ChildPact ha condotto una mappatura su 296 organizzazioni con sede in Albania, Armenia, Azerbaijan, Bulgaria, Bosnia Erzegovina, Georgia, Kosovo, Repubblica di Moldavia, Serbia e Turchia.
Un po’ di cifre
I risultati mostrano che in effetti ci sono molte organizzazioni che implementano attività che rientrano in una delle strategie INSPIRE, nonostante il fatto che molte di loro non abbiano nemmeno sentito parlare dell’iniziativa.
Il sondaggio ha permesso di mappare innumerevoli iniziative mirate a creare un ambiente favorevole per bambine e bambini, dove non siano minacciati dalla violenza. Tuttavia, la mancanza di consapevolezza sull’iniziativa ha reso più difficile il coordinamento delle azioni di difesa a livello internazionale o nazionale. Ancora più preoccupante è la mancanza di coordinamento a livello nazionale: le agenzie statali sembrano spesso incapaci o non disposte a coordinare le attività, in particolare nei casi in cui ciò richiederebbe un’interazione coerente con le organizzazioni della società civile. Gli sforzi delle istituzioni internazionali per promuovere il coordinamento tra stato e società civile in alcuni casi portano ad un ulteriore livello di duplicazione di azioni e risorse.
Nel complesso, passare in rassegna le numerose iniziative che si svolgono nella regione è al contempo confortante e straziante. Il grande impatto positivo che portano è ben evidente: l’ampia raccolta di link inclusi nelle schede paese pubblicate insieme ai risultati del sondaggio mostra come, dietro la terminologia talvolta scoraggiante che spesso caratterizza le attività di progetto, migliaia di giovani vite sono cambiate in meglio grazie a queste iniziative.
Allo stesso tempo, la sensazione che "si potrebbe fare di più" è sempre presente, insieme alla comprensione che si può effettivamente fare molto di più, non solo con più buona volontà e iniziative guidate dai volontari, ma anche attraverso un migliore coordinamento di iniziative tra ONG, agenzie statali e istituzioni e donatori internazionali. Per essere più efficaci, le attività delle organizzazioni incentrate sull’infanzia che lavorano direttamente con i loro beneficiari devono essere integrate da un puntiglioso lavoro di coordinamento che deve svolgersi lontano dalla prima linea (parte del lavoro che svolgiamo in ChildPact in quanto coalizione per la protezione dell’infanzia).
Inoltre, porre fine alla violenza su bambine e bambini richiede non solo politiche migliori, ma spesso anche cambiamenti culturali su questioni chiave. Per cambiare il discorso pubblico e persino il senso comune su pratiche come le punizioni corporali, ancora molto diffuse e ampiamente accettate in tutta la regione, è importante costruire iniziative di difesa dove ONG di base, grandi istituzioni internazionali e autorità statali remino nel stessa direzione.
Niente più punizioni corporali
Si è spesso pronti ad attribuire la mancanza di progressi nelle questioni di protezione dell’infanzia all’inerzia del governo, alla mancanza di risorse economiche, ai funzionari corrotti, allo spreco di assistenza internazionale e molte altre cose. Tuttavia, molti casi di violenza su bambine e bambini sono la conseguenza di norme culturali altamente problematiche: non è, ad esempio, la mancanza di fondi di bilancio che obbliga gli adulti a usare punizioni corporali.
Le punizioni corporali sono una violazione degradante dei diritti umani fondamentali ancora diffusa in tutta la regione (vedi il sito Global Initiative to End All Corporal Punishment of Children per ulteriori informazioni e risposte alle domande più frequenti). Le punizioni corporali nell’ambiente domestico non sono vietate in Armenia, Azerbaijan, Bosnia Erzegovina e Serbia, nonostante i rispettivi governi si siano impegnati a vietarle. Tuttavia, la marea sta lentamente cambiando: a giugno 2019, il Kosovo ha introdotto una nuova legislazione che proibisce la punizione corporale su bambine e bambini in tutti i contesti. La Georgia ha approvato una legge simile nel settembre 2019. Rendere illegale la punizione corporale in tutti i contesti non pone fine al problema, ma è un passo importante per promuovere la comprensione che tale comportamento è semplicemente inaccettabile. E dopo l’introduzione di tali leggi, le reti di ONG possono contribuire in modo sostanziale a garantire che non rimangano solo sulla carta: la coalizione nazionale del Kosovo per la protezione dei minori (KOMF) ha già annunciato il proprio impegno attivo nel monitoraggio dell’attuazione della nuova legge. Oltre a monitorare la politica e l’attuazione della legge, il ruolo delle ONG e delle reti di ONG è quello di educare la popolazione alla ferita emotiva causata dalla punizione corporale, al suo impatto sulla dignità della persona e al danno a breve e lungo termine che questa pratica può avere su individui e società.
Molto lavoro in corso, molto ancora da fare
Oltre a fornire dettagli sulle organizzazioni che conducono attività sulla linea delle sette strategie INSPIRE, l’indagine di mappatura regionale presenta anche dati ed esempi relativi al problema dell’abuso e dello sfruttamento sessuale dei minori. Anche in questo campo, le osservazioni di cui sopra rimangono valide: vi sono numerose iniziative importanti, ma un maggiore coordinamento e una migliore interazione tra agenzie statali e ONG consentirebbero un impatto maggiore. Ancora una volta, è evidente come cambiare norme culturali profondamente problematiche sia parte importante della lotta alla violenza su bambine e bambini.
Porre fine alla violenza su bambine e bambini richiede cambiamenti nelle norme sociali e noi, come cittadini e residenti nella regione, abbiamo la responsabilità e il dovere di rendere possibile questo cambiamento. Nel frattempo, le autorità statali, i donatori internazionali e le ONG possono cambiare in meglio la vita di centinaia di migliaia di bambine e bambini in tutta la regione implementando strategie efficaci come quelle presentate da INSPIRE e promuovendo un migliore coordinamento tra le molte iniziative già in atto.
* Roxana Todea è Advocacy & Communication Manager presso ChildPact
* Cristina Rigman è la segretaria generale di ChildPact
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