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Inferno sulle Kornati

Sarà ricordata come la più grave tragedia della storia dei vigili del fuoco della Croazia. Otto pompieri morti mentre spegnevano un incendio nel Parco nazionale delle Kornati. Le famiglie sotto shock chiedono la condanna dei responsabili di un’azione considerata mal condotta

04/09/2007, Drago Hedl - Osijek

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Mentre la Croazia lunedì scorso durante il giorno di lutto nazionale si accomiatava dai sette vigili del fuoco morti mentre spegnevano un incendio nel Parco nazionale delle Kornati lo scorso giovedì, nella Clinica traumatologica di Zagabria moriva un altro vigile del fuoco. Sicché il numero delle vittime del più grosso incidente della storia dei vigili del fuoco croati è salito a otto. Purtroppo, questo probabilmente non sarà il numero definitivo: tre vigili del fuoco, colpiti nella stessa disgrazia e che si trovano in cura presso due ospedali di Zagabria, continuano ad essere in condizioni critiche. I medici mantengo il riserbo sulla prognosi, perché le ustioni riportate dai vigili del fuoco sono talmente gravi che lasciano poche speranze per la loro sorte.

La Croazia è ancora sotto shock e tutti cercano le risposte alla domanda su come possa essere accaduta una disgrazia così terribile. Nonostante sulle isole adriatiche e nell’entroterra quest’anno ci siano stati parecchi incendi, tutto è passato senza vittime umane, sicché quest’anno – per quanto riguarda la lotta ai roghi – doveva essere quello più riuscito. Sarebbe stato così se giovedì 30 agosto poco prima di mezzogiorno non fosse scoppiato l’incendio nell’arcipelago delle Kornati e 23 vigili del fuoco di Sibenik e dintorni non fossero stati trasferiti con un elicottero dell’esercito croato sull’isola, nel Parco nazionale delle Kornati, per spegnere l’incendio.

Gli sfortunati pompieri sono giunti sull’isola dopo le 14.00, e immediatamente è accaduta la tragedia. Evidentemente l’azione è stata condotta in modo pessimo e una parte dei vigili del fuoco si è trovata senza via d’uscita intrappolata tra le fiamme. Già verso le 17, quando sono iniziate ad arrivare le richieste d’aiuto, sei pompieri erano già morti, mentre altri sette gravemente ustionati sono stati estratti dal rogo. Di questi sette, nel frattempo ne sono morti altri due, mentre le condizioni degli altri 3, dei cinque che si trovano all’ospedale, restano ancora critiche.

L’opinione pubblica croata è stata particolarmente scossa dal fatto che fra i defunti ci fosse anche un ragazzo minorenne Marko Stancic, che non aveva nemmeno 17 anni e che il giorno in cui c’è stato il suo funerale avrebbe dovuto iniziare il terzo anno dell’Istituto tecnico superiore di Sibenik. Era un membro del corpo volontario dei vigili del fuoco di Tisno, vicino a Sibenik. Non meno sentita è stata la morte dei due diciannovenni, Hrvoje Strikoman e Gabrijel Skocic. La tragedia di questi giovani è stata vissuta con dolore così come la morte di Ivica e Ante Crvelin, padre e figlio.

La morte dei sette vigili del fuoco, caduti sul luogo, è stata veramente atroce. Sono bruciati vivi e non sono, come si supponeva, stati soffocati dal monossido di carbonio provocato dal fumo che li ha avvolti insieme col fuoco. Il referto dei patologi dell’ospedale di Split, che hanno condotto l’autopsia sui corpi dei defunti, ha confermato la loro terribile morte.

Edotti dall’esperienza della Grecia, dove la responsabilità per gli incendi che hanno devastato il paese ha fatto sorgere un atteggiamento antigovernativo, il governo croato ha iniziato in modo decisivo un’azione per accertare la responsabilità della tragedia. La polizia ha subito comunicato che la responsabilità per lo scoppio dell’incendio va addossata al receptionist del Parco nazionale delle Kornati, il quale sbadatamente ha gettato un mozzicone di sigaretta ancora acceso. Si è infiammata l’erba secca e il forte vento ha immediatamente allargato l’incendio. Ma l’aver scoperto chi ha appiccato il fuoco non ha tranquillizzato la gente e in particolare le famiglie dei vigili rimasti uccisi. Queste si chiedono chi abbia condotto l’azione inviando i vigili del fuoco sul luogo del rogo e chi in questo ha commesso l’errore che è costato la vita di otto persone.

I funerali per i vigili del fuoco uccisi si sono tenuti lunedì scorso a Sibenik, motivo per cui si sono trasformati in un incidente. I parenti dei vigili uccisi hanno protestato a voce alta, chiedendo durante la cerimonia, alla quale erano presenti sia il presidente croato Stjepan Mesic e il premier Ivo Sanader, di punire i responsabili che hanno guidato l’azione. "Questo è omicidio", hanno detto mentre piangevano. "Chiediamo che vengano severamente puniti quelli che hanno mandato alla morte i nostri cari".

Anche i media croati chiedono la responsabilità dei colpevoli, mentre i titoli sulle prime pagine ("Gettati alla morte", Jutarnji list, o "Avete mandato dei bambini all’inferno", Vecernji list) suggeriscono che l’azione per spegnere l’incendio è stata condotta male e che i vigili del fuoco sono stati inutilmente sacrificati. Di questo tono è anche la dichiarazione del presidente croato Mesic, il quale durante i funerali ha ripreso una tesi simile a quella espressa quando due giorni prima all’ospedale di Zagabria aveva fatto visita ai vigili del fuoco.

Mesic in quel frangente ha detto che non gli è chiaro perché i vigili del fuoco siano stati chiamati a spegnere un incendio che non minacciava né le persone né le loro abitazioni, mentre stava bruciando solo l’erba e la bassa vegetazione. Ai funerali a Sibenik, la tragedia dei vigili del fuoco è stata comparata ai soldati uccisi in guerra ma è stata posta anche una grande differenza: "In guerra la perdita di una vita umana ha il prezzo della salvaguardia della libertà e della vita degli altri, ma questa volta la vita l’hanno persa in un’avventura inutile, perché niente ha più valore della vita umana, nemmeno il più prezioso bene materiale, e figurarsi l’erba o qualche casa. Solo un’altra vita umana vale la vita", ha detto Mesic.

"Siamo ancora di fronte ad una domanda che chiede risposta", ha detto il premier Ivo Sanader promettendo che si avranno delle risposte su chi è responsabile della tragedia "Non dubitiamo, per questo, della necessità della loro missione", ha proseguito Sanader, "ma dobbiamo mostrare la forza davanti alla tristezza e al dolore e imparare la lezione sulla serietà degli incendi in quanto minaccia per la vita umana e per i beni materiali, ma anche per la stessa sicurezza nazionale".

La Croazia è ancora sotto shock da questa tragedia che non ha precedenti in condizioni di pace. Questa tragedia non ha lasciato nessuno indifferente, ma purtroppo le otto vite perdute non saranno il suo bilancio finale. Così come la condanna di quelli che nella catena di comando hanno mandato, guidando in modo incompetente l’azione, alla morte quelle persone, non colmerà il vuoto delle famiglie che hanno perduto i loro cari.

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