In bici nell’Amazzonia d’Europa
Amazon of Europe bike trail rende possibile percorrere oltre 1000 km in bicicletta lungo una ciclabile che si snoda tra fiumi e foreste, dall’Austria alla Serbia
1.250 chilometri in bicicletta tra i meandri di tre poderosi fiumi europei, tra foreste, paludi, villaggi frequentati da cicogne, pascoli solitari e città di confine. È l’Amazon of Europe bike trail , il percorso ciclabile che attraversa uno dei più importanti sistemi fluviali del continente, sede di una Riserva della Biosfera Unesco condivisa tra cinque paesi: Austria, Slovenia, Croazia, Serbia e Ungheria. Il percorso è stato realizzato grazie a due programmi di cooperazione territoriale europea per promuovere lo sviluppo sostenibile di un’area dall’inestimabile patrimonio naturalistico e culturale, ma economicamente fragile, e sarà lanciato ufficialmente questa primavera.
Un percorso europeo
L’itinerario procede nella direzione della corrente, da Mureck sul fiume Mura, in Austria, fino alle rive del Danubio a Mohács, in Ungheria. Sono possibili due percorsi. La variante meridionale, in sedici tappe, si svolge in gran parte sulle sponde slovene e croate di Mura e Drava, per poi costeggiare il Danubio prevalentemente sul lato serbo. Il percorso nord, più breve (undici tappe), si mantiene invece sui versanti austriaci e ungheresi. In entrambi gli itinerari alle bellezze naturali si alternano villaggi tradizionali, mulini, vigneti, centri termali e città ricche di storia, come Varaždin, Osijek e Sombor.
I fiumi non conoscono confini, e tutta la regione che attraversano presenta evidenti interconnessioni. Lo stesso non può dirsi delle amministrazioni di cinque paesi, uno dei quali esterno all’Unione europea. Un progetto per lo sviluppo sostenibile di una zona così vasta, perciò, non poteva che reggersi su un’impalcatura sovranazionale. Amazon of Europe bike trail è stato realizzato grazie a due progetti di cooperazione territoriale europea, parte del più vasto Interreg Danube, un programma dedicato all’intera area del bacino danubiano, dalla Germania all’Ucraina.
Durante una prima fase di gestazione del percorso, durata dal 2018 all’inizio del 2021, i partner hanno tracciato gli itinerari identificando le vecchie piste ciclabili, i passaggi e i sentieri già presenti nella zona, attenti da un lato a valorizzare i tratti più preziosi e dall’altro a evitare le zone più fragili. Hanno quindi installato una segnaletica comune e diviso il percorso in tappe intermedie, indicando le aree di sosta e i percorsi in entrambi i sensi e su entrambe le sponde.
La fase successiva, Responsible Green Destination – Amazon of Europe , che si concluderà alla fine di quest’anno, è invece dedicata a favorire le pratiche del turismo responsabile lungo il percorso. L’obiettivo è raggiungere un approccio integrato nella gestione del territorio, che tenga insieme le necessità di tutelare l’ambiente con uno sviluppo genuinamente sostenibile.
“Fin dall’inizio abbiamo cercato di coinvolgere direttamente i fornitori locali per l’ospitalità, i trasporti da e per le piste ciclabili, i ristoranti, i depositi bagagli e così via”, spiega Anja Krajnik di Iskriva, l’Istituto sloveno per lo Sviluppo dei potenziali locali, coordinatore del progetto. “In un’ottica più a lungo termine, invece, speriamo che una volta che l’afflusso dei ciclisti sarà costante sempre più persone del posto riconosceranno il potenziale di questo progetto, e cercheranno di adattarsi ai nostri standard ambientali ed entrare nel circuito”.
Amazon of Europe, infatti, è un vero e proprio marchio, con tanto di sito ufficiale in cui è possibile trovare tutte le informazioni necessarie ed effettuare le prenotazioni. Per valutare l’impatto del turismo in una zona finora poco frequentata il gruppo si avvale di modelli realizzati dallo staff Unesco.
I partner sperano così di favorire le iniziative a zero emissioni, spingendo per posti di lavoro verdi in un’area in cui, con l’eccezione del tratto austriaco e della città croata di Osijek, disoccupazione e spopolamento sono una minaccia costante. “All’inizio la popolazione era scettica”, commenta Krajnik, “ma con gli anni sempre più persone si stanno accorgendo dell’unicità del posto in cui vivono e delle opportunità che offre”.
Un paradiso minacciato
La Riserva Unesco della biosfera Mura-Drava-Danubio è stata istituita nel 2021, e molte delle sue funzionalità sono state finanziate anch’esse da progetti di cooperazione europea. Unica tra le riserve dell’ente delle Nazioni Unite a essere condivisa da ben cinque paesi, mira a “creare un modello di cooperazione internazionale per la gestione dei bacini fluviali, e allo stesso tempo costruire ponti tra le persone e la natura”.
Storicamente terra di confine e di piene incontrollabili, l’“Amazzonia d’Europa” è stata in buona parte risparmiata dallo sviluppo tumultuoso che altrove nel continente ha cementificato e incanalato i grandi fiumi. Ne risulta perciò un’unica cintura verde, lunga 700 chilometri e di quasi un milione di ettari nel cuore dell’Europa centrale.
Nelle tredici aree protette che compongono la riserva si sono conservati habitat unici, indispensabili al sostentamento di circa 250.000 uccelli acquatici migratori ogni anno. La riserva ospita la più nutrita colonia del continente di aquile bianche, e molte altre specie a rischio estinzione come la sterna piccola, la cicogna nera, il castoro, la lontra e lo storione. Particolarmente vario è anche il patrimonio culturale della zona, mentre non mancano le specialità gastronomiche, come il formaggio di Sombor prodotto esclusivamente con il latte delle pecore che pascolano in prossimità del Danubio nei dintorni della città serba.
L’area è cruciale per la protezione dalle inondazioni, la fornitura di acqua potabile e di terreno fertile per quasi un milione di persone, e in tempi di cambiamento climatico la sua tutela appare ancora più indispensabile. Non tutti, però, la pensano così. "Contrariamente alle leggi ambientali dell’UE e agli standard internazionali, la gestione dei fiumi in Croazia, Ungheria e Serbia è ancora basata su concetti obsoleti”, scrivono le ong ambientali capitanate dal WWF sul sito internet della riserva . Nonostante la tutela Unesco, spiegano, sussistono progetti di nuove centrali idroelettriche e di regimazione dei fiumi finora in buona parte allo stato libero. Nuovi argini andrebbero a impattare anche su alcune zone iconiche dell’area come le aree umide di Kopački Rit in Croazia.
Sul futuro dell’Amazzonia d’Europa si confrontano due visioni diametralmente opposte. “Se il percorso ciclabile avrà successo anche dal punto di vista dello sviluppo sostenibile”, commenta Krajnik, “darà un contributo importante non solo alla popolazione che ci vive, ma alla salvaguardia di tutta la riserva”.
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