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Il Sogno georgiano si incrina

Le recenti divisioni all’interno della coalizione di governo georgiana segnalano un conflitto latente sugli orientamenti di politica estera del paese caucasico, e evidenziano la fragilità di un’alleanza tra forze molto diverse

25/11/2014, Tengiz Ablotia - Tbilisi

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La coalizione di governo guidata dal "Sogno georgiano", il partito creato dal miliardario Bidzina Ivanishvili, ha recentemente perso tre dei suoi principali ministri. Nonostante la coalizione sia riuscita a mantenere la maggioranza, si sta delineando una nuova realtà politica del paese ed è comparso un serio concorrente alle elezioni politiche del 2016.

Tutto è iniziato quando i magistrati, il 28 ottobre scorso, hanno inaspettatamente arrestato diversi funzionari del ministero della Difesa per presunta malafede nella conduzione della gara d’appalto per la creazione di una rete in fibra ottica per l’esercito.

I primi sospetti che fosse in corso non una lotta contro la corruzione, ma un regolamento di conti nella scena politica locale, sono venuti dal fatto che in quel momento il ministro della Difesa Irakli Alasania era in visita di lavoro a Berlino e Parigi.

Dopo il ritorno a Tbilisi, il ministro ha subito adottato una retorica piuttosto aggressiva: "Abbiamo a che fare con un deliberato attacco al ministero della Difesa, che rappresenta un collegamento diretto con l’UE e la NATO. Poiché è in gioco l’orientamento politico del nostro paese, domani inviterò il Consiglio politico della coalizione di governo a convocare una discussione aperta sulla direzione verso cui la magistratura ci sta portando".

In risposta a questa affermazione il Primo ministro Irakli Garibashvili, il 5 novembre, ha deciso di far dimettere il ministro: "Questa decisione è dovuta al fatto che il ministro della Difesa ha fatto dichiarazioni di natura politica che sono incompatibili con il suo ruolo", ha dichiarato.

Insieme al ministro della Difesa si sono dimessi il ministro degli Esteri e il ministro per l’Integrazione Europea, rappresentanti del partito di Alasania (Liberi Democratici). Inoltre, dei 10 deputati dei Liberi Democratici facenti parte della coalizione di governo, 8 hanno lasciato la maggioranza e scelto di rimanere nel partito.

La politica estera

Nelle prime ore dello scandalo, i leader dei Liberi Democratici sostenevano che le dimissioni fossero legate ai cambiamenti in corso nella politica estera del paese. Questa versione aveva una certa verosimiglianza, poiché il partito dell’ex ministro era fra i maggiori sostenitori del corso filo-occidentale del paese. Lo stesso Alasania era fra i beniamini dell’occidente: di fronte agli arresti dei funzionari del ministero, inoltre, molti diplomatici occidentali hanno affermato di avere la massima fiducia in Alasania e nel suo team.

In particolare, l’ambasciatore americano Richard Norland ha dichiarato: "Il numero di accuse contro i funzionari o ex funzionari suscita legittime preoccupazioni sul possibile uso del sistema giudiziario a fini politici. Esortiamo il governo a prendere misure per dissipare questi dubbi".

Da tempo, tuttavia, era noto quanto i rapporti fra Alasania e il "Sogno" fossero tiepidi. L’ex ministro della Difesa è un politico esperto, con un ricco curriculum, molto popolare, a differenza dell’attuale Primo ministro che, solo due anni fa, era sconosciuto ai più.

Alasania non aveva nascosto le proprie ambizioni presidenziali, e questo aveva causato un grave contrasto pubblico con il leader informale della coalizione di governo, il miliardario Bidzina Ivanishvili. Lo scontro era stato messo a tacere, ma i rapporti erano ancora tesi, e questa tensione è sfociata nelle clamorose dimissioni di Alasania.

Secondo il politologo Soso Tsiskarishvili, nello scenario attuale gioca un ruolo importante anche la personalità del presidente del Consiglio, Irakli Garibashvili:

"Ivanishvili [il precedente Primo ministro, ndr] ha lasciato in eredità ad Irakli Garibashvili non solo la poltrona, ma l’impegno a sostenere sempre i pubblici ministeri. Esiste una continuità ideale fra i due Primi ministri. Anche Ivanishvili non era un politico esperto quando è entrato in politica, ma ha cambiato il destino del paese – e sono sicuro sia stato per il meglio. La sua crescita politica tuttavia si è interrotta di fronte a sfide che non si aspettava quando ha fatto il suo ingresso nella scena politica".

Che l’accaduto non implichi un cambiamento nel corso filo-occidentale della politica estera lo dimostra il fatto che, nel giro di pochi giorni, i Liberi Democratici abbiano cambiato tono e parlato solo di "minacce di cambiamenti nella politica estera" anziché di un fatto compiuto.

Le conseguenze

Dopo l’uscita dei Liberi Democratici si era parlato della possibilità che venisse a mancare la maggioranza, poiché l’altro partito liberale filo-occidentale – il Partito Repubblicano, la parte più intellettuale della coalizione, di cui è membro il capo del Parlamento David Usupashvili – è sempre stato allineato all’ex-ministro della Difesa. Se i Repubblicani avessero seguito i Liberi Democratici, ci sarebbe effettivamente stato un problema, ma hanno deciso di restare, garantendo così la maggioranza parlamentare.

Tuttavia, si è aperta una nuova crisi: i Repubblicani non nascondono la propria solidarietà con i Liberi Democratici, e in particolare li hanno appoggiati in uno scontro verbale con il Primo ministro, che ha descritto i fuoriusciti come "avventurieri senza cervello".

Tina Hidasheli, fra i leader del partito repubblicano, ha replicato: "Non credo che le persone di cui sono amica da quasi 20 anni siano avventurieri senza cervello. Al contrario, li ritengo patrioti che molto hanno fatto per il paese e molto altro faranno".

Tuttavia, la leadership del Sogno georgiano non può permettersi di aggravare la situazione nei propri ranghi, e per qualche tempo lascerà correre le scorribande repubblicane per non perdere la maggioranza.

La crisi politica è stata quindi al momento scongiurata, ma rimane inevitabile, in quanto la coalizione comprende forze troppo diverse, unite dal solo obiettivo di cambiare il governo. Il cambio di governo risale però a due anni fa, questo tema ha perso attualità, e altre basi per cementare la coalizione non se ne sono trovate.

Nei prossimi mesi, la situazione nel "Sogno georgiano" è destinata a rimanere stabile: nessuno ha interesse a farla degenerare. Tuttavia, le elezioni del 2016 potrebbero cambiare molto, e proprio il passaggio all’opposizione dei Democratici ha giocato un ruolo positivo per la situazione politica generale del paese.

L’ex partito di governo, il "Movimento Nazionale" di Saakashvili, ha una base di elettorato irriducibile che ammonta circa al 25%. Molti elettori filo-occidentali, in questo momento, biasimano l’attuale governo per la sua eccessiva lentezza, ma non vogliono votare per il partito dell’ex presidente Saakashvili.

Per loro diventa un soggetto ideale il Partito dei Liberi Democratici, vale a dire un’opposizione filo-occidentale non associata con il governo precedente. Così, i rapidi cambiamenti nella scena politica georgiana hanno creato le condizioni per una maggiore possibilità di scelta alle elezioni nel 2016.

Dietro le quinte

La crisi ha anche dimostrato quello che già sapevano tutti: il miliardario Bidzina Ivanishvili, ex Primo ministro e leader del Sogno, anche se non coinvolto nella gestione quotidiana del paese, conserva l’ultima parola nelle questioni chiave. Questo irrita tanto l’opposizione quanto gli esperti. Ad esempio, il primo giorno del conflitto Alasania è stato convocato ad una riunione del Consiglio politico della coalizione, dove Ivanishvili presenziava senza averne titolo.

Il fenomeno è stato denunciato dal presidente della Repubblica Georgi Margvelashvili, bersaglio di attacchi tanto dai propri colleghi di partito quanto dallo stesso Ivanishvili: "A governare un paese devono essere le istituzioni democratiche, non ci deve essere un governo dietro le quinte".

Tuttavia, in questa fase non vi è alcuna possibilità di cambiare le cose: la coalizione di governo si regge sul denaro e l’autorità di Ivanishvili. Il "governo dietro le quinte" cesserà non appena la popolarità dell’ex premier scenderà sotto il 50%.

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