Il “Putin croato” alla guida del partito di Tuđman
Ha un passato nei servizi e vorrebbe divenire presidente della Croazia. Ecco perché i media locali lo hanno definito il Putin croato. Per ora ha preso in mano l’HDZ, facendo piazza pulita dei vari baroni del partito. A partire dall’ex primo ministro Jadranka Kosor
L’ex premier croata Jadranka Kosor non è più a capo dell’Unione democratica croata (HDZ), attualmente il maggior partito di opposizione ma, fino alla fine dello scorso anno, al governo della Croazia. La Kosor è stata sconfitta domenica scorsa alle elezioni interne al partito da Tomislav Karamarko, il “Putin croato” come viene soprannominato da alcuni media locali. Karamarko ha lavorato a lungo per i servizi di intelligence e nel governo Kosor era ministro dell’Interno. Il suo passato nei servizi e la non celata ambizione di diventare presidente della Repubblica, sono il motivo per cui alcuni lo paragonano al presidente della Russia.
In soli sei mesi Jadranka Kosor ha incassato due sconfitte che molto probabilmente segneranno la fine della sua carriera politica: nel dicembre dello scorso anno ha perso le elezioni politiche ed ora anche quelle interne al partito. Ma insieme con lei se ne va anche una pleiade di “faraoni” dell’HDZ, uomini forti del partito che per anni hanno guidato una forza politica che in 21 anni di indipendenza croata è stata al potere per ben 17.
Uomini di punta dell’HDZ, come Vladimir Šeks, fondatore del partito, stretto collaboratore del primo presidente croato Franjo Tuđman, e presidente del parlamento; Andrija Hebrang, ex ministro della Difesa e della Salute; Ivan Jarnjak, ministro degli Interni durante la guerra, ma anche Ivan Šuker, ministro delle Finanze per due mandati: tutti sono stati agevolmente spazzati via dalla ramazza di Tomislav Karamarko.
Chi è Tomislav Karamarko
Karamarko è entrato nel partito solo lo scorso novembre, o meglio, vi ha fatto ritorno. Dall’HDZ se ne era andato per conflitti con Tuđman all’inizio degli anni Novanta. A quell’epoca si era avvicinato a dissidenti dell’HDZ, in particolare Stjepan Mesić che contrastava la politica di divisione della Bosnia Erzegovina sostenuta da Tuđman. Karamarko rimase con Mesić anche dopo la morte di Tuđman, nel dicembre 1999: era alla guida del quartier generale di Mesić quando questi partecipò, da completo outsider, alla corsa per la presidenza della Repubblica.
Dopo la vittoria di Mesić, però, la loro alleanza si indebolì: il nuovo presidente croato non era d’accordo con l’idea di potenziare troppo i servizi segreti e con l’idea di Karamarko di concentrare il potere dell’intelligence nelle mani di un solo uomo. Allora Karamarko decise di occuparsi di affari privati: fonda un’azienda che si occupa di analisi e sicurezza e stringe accordi redditizi con aziende il cui proprietario di maggioranza è lo Stato, come l’industria petrolifera INA, l’Oleodotto, le Autostrade croate o l’industria alimentare Podravka. Durante la campagna per le elezioni interne al partito alcuni gli hanno rinfacciato quel periodo, sostenendo che ha fatto un mucchio di soldi grazie al precedente potere politico e alle relazioni con esso.
Nei servizi segreti rientra subito dopo l’arrivo di Ivo Sanader al governo, nel 2004. Proprio Sanader nel 2008 lo piazzerà al ministero dell’Interno nel delicato momento in cui varie azioni di stampo mafioso stavano scuotendo Zagabria. Prima viene uccisa Ivana Hodak, figlia del noto avvocato zagabrese che aveva difeso il generale Vladimir Zagorac, poi l’omicidio dell’editore e giornalista Ivo Pukanić, proprietario del settimanale politico Nacional. La Croazia era sull’orlo del caos, ad un soffio dall’introduzione dello stato di emergenza, ma Sanader decise per Karamarko, ritenendolo in grado di fermare l’ondata di terrore.
Karamarko però non entra nell’HDZ in quell’occasione, lo fa dopo, su invito di Jadranka Kosor, la quale crede che lui le sia fedele e che il suo arrivo all’HDZ avrebbe rinforzato il partito alla vigilia delle scorse elezioni politiche. Ma è rimasta fregata due volte.
Perché Karamarko è alla guida dell’HDZ
Karamarko ha vinto le elezioni interne all’HDZ per due motivi. Il primo è che il partito si è talmente indebolito che ormai nessuno degli iscritti credeva nei suoi “faraoni”, né tanto meno ha visto nella Kosor e nei suoi seguaci un leader in grado di tirarli fuori dalla situazione in cui si trovano.
Il secondo motivo è che Karamarko, a differenza della maggior parte degli attuali trombati dell’HDZ, non era con loro quando ci fu il grande furto della ricchezza nazionale, dai tempi della criminale conversione e privatizzazione delle ex proprietà statali fino agli scandali di corruzione per i quali l’ex premier e capo dell’HDZ Ivo Sanader è sotto processo. Sul banco degli accusati insieme con Sanader ci è finito pure l’HDZ, per via dei fondi neri e della sottrazione di denaro alle aziende statali, e questo ha ulteriormente indebolito il partito. In queste condizioni, Karamarko lo sapeva, non era particolarmente difficile imporsi per la presidenza dell’HDZ.
Nostalgia nazionalista?
Karamarko durante la campagna elettorale per la guida dell’HDZ ha fatto ritorno alla retorica nazionalista di inizi anni Novanta, motivandola come ritorno alle radici del partito e all’insegnamento originario di Franjo Tuđman. Con queste uscite da destra radicale, il nuovo leader desidera attirare anche la sconquassata destra nazionalista croata. Ma qui sta il problema. Perché questa destra nazionalista difficilmente gli perdonerà di essere stato a capo di quei servizi segreti che hanno localizzato e scoperto il generale latitante Ante Gotovina, che dopo il suo arresto e trasferimento all’Aja è stato condannato in primo grado a 24 anni di carcere per crimini di guerra. E nemmeno possono perdonargli di essere stato ministro dell’Interno nel momento in cui la polizia conduceva le indagini sui crimini di guerra di Branimir Glavaš, condannato a otto anni di reclusione.
Gli stretti collaboratori di Karamarko dicono che il suo sogno nel cassetto è diventare presidente della Repubblica. Come capo del quartier generale dell’ex presidente Stjepan Mesić, avrebbe già conosciuto la metodologia con cui è possibile ottenere questa poltrona. Lo ha dimostrato prendendo l’HDZ. Tuttavia, oltre all’eccezionale popolarità del presidente in carica Ivo Josipović, al quale mancano ancora tre anni del primo mandato, Karmarko sa bene che alle prossime elezioni, se dovesse ricandidarsi Josipović, non avrà alcuna chance. Ma lui è un politico giovane, ha solo 53 anni e può aspettare la sua occasione. Occasione che arriverà solo se saprà gestire il partito che ha preso in mano e portarlo dall’opposizione al governo.
editor's pick
latest video
news via inbox
Nulla turp dis cursus. Integer liberos euismod pretium faucibua