Il Processo di Berlino: prima e dopo il summit di Poznań
Il prossimo luglio si terrà in Polonia il quinto summit del cosiddetto Processo di Berlino. Che per molti motivi potrebbe anche essere l’ultimo
(Pubblicato originariamente su Berlinprocess.info il 19 febbraio 2019)
Nel quadro del Processo di Berlino, i leader dei Balcani occidentali si riuniranno il 4 ed il 5 luglio 2019 per un vertice annuale, nei pressi della città polacca di Poznań. Questo è il quinto incontro di alto livello di questo tipo (e l’ultimo per il momento), che deve essere seguito da un periodo di riflessione e valutazione dei risultati, oltre che un potenziale raffronto con le critiche sollevate sulla limitata capacità inclusiva dei paesi dell’Unione europea partecipanti.
Nei primi anni della sua esistenza, di fronte ad un’Unione europea disimpegnata e ad interessi contrastanti tra gli stati membri per quanto riguarda la possibilità di un allargamento, il Processo di Berlino è riuscito a generare un impulso positivo ed ha consentito una comunicazione (mancante) tra i leader della regione su come materializzare collettivamente ambiti politici di concreta cooperazione regionale. Il numero limitato di paesi partecipanti e il focus concreto su aree predeterminate ha permesso il conseguimento di risultati come la creazione del RYCO e l’approvazione di una lista di progetti di investimenti nei trasporti, nell’energia ecc.
Ciononostante, nel tempo, il processo sembra aver perso la sua visione ed è stato perciò vittima di scelte alternative, invece di continuare con il percorso sul quale si era avviato. In tal senso, optare per lo svolgimento del Summit del 2018 nel Regno Unito o quello di quest’anno in Polonia non sembra essere stata la miglior scelta. Prima di tutto a causa dello strano approccio portato avanti dai paesi del Processo di Berlino di includere nuovi partecipanti nel processo senza alcun chiaro criterio e senza tanto meno tener conto dei loro interessi nazionali. Dopo di che vi è stata l’esagerata espansione delle aree delle politiche incluse nell’agenda del Processo di Berlino, che non sempre seguono in maniera coerente e costante il lavoro fatto dal precedente paese ospitante del vertice annuale. Ogni paese ospitante cerca di mostrare le sue peculiarità, senza però dare priorità ai bisogni dei Balcani occidentali e alla necessità di trarre profitto da ciò che già è stato fatto.
Il summit di Poznań si sta di per sé preparando in un clima di incertezza, su entrambi i lati dell’Europa. Sia l’Unione europea che i paesi promotori del Processo di Berlino devono prima di tutto affrontare i loro problemi interni e scontrarsi con le tendenze populiste. Non gioca a favore della Polonia il generale abbassamento delle aspettative su quanto possa essere ottenuto dal summit in considerazione dei vertici passati e le elezioni del Parlamento europeo in arrivo. Nessuno sa come l’Unione europea apparirà dopo le elezioni, e l’esclusione dei Balcani occidentali dall’agenda del vertice di Sibiu del maggio 2019 (organizzato dalla presidenza Ue rumena) è segno che il momento cruciale per la regione è andato già perso.
Dall’altro lato, i governi dei Balcani occidentali non hanno lottato abbastanza per concretizzare gli impegni presi nel quadro del processo di Berlino. Oggi la regione presenta degli elementi di resistenza al processo di riforma democratica, tra cui la mancanza di fiducia dei cittadini e tendenze illiberali.
Nel contesto del summit di Poznań, la Polonia ha manifestato la sua disponibilità a fornire un sostegno politico e tecnico per intensificare il processo di riforma dell’Unione europea nei Balcani, benché la Polonia stessa stia ancora affrontando delle problematiche a livello interno riguardanti lo stato di diritto. Tutto questo mette in discussione l’architettura generale del processo di allargamento, tenendo conto che il potere di trasformazione dell’Unione europea potrebbe essere un processo reversibile, e questo avviene anche per i paesi membri.
Al momento, non è chiaro se e come il Processo di Berlino evolverà dopo il vertice di Poznań. È ancora meno chiaro, tuttavia, in che misura questo summit possa servire a far progredire verso una seconda fase del Processo di Berlino, visto che alla situazione attuale gli impegni assunti sono ancora in stallo.
Ciò che l’esperienza della Polonia e del gruppo di Visegrád può offrire al processo di Berlino e in particolare ai paesi dei Balcani occidentali è una prassi collaborativa che coinvolge le organizzazioni della società civile con le loro conoscenze sulla pacificazione e l’identità regionale. A tal proposito, questi paesi hanno una comprovata esperienza che può definitivamente servire da esempio. Ciò che i Balcani occidentali possono con certezza imparare dai paesi del gruppo di Visegrád è l’istituzione di un dialogo pragmatico e sistemico al fine di affrontare le questioni di interesse regionale e contribuire progressivamente all’aumento della reciproca fiducia.
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