Tipologia: Intervista

Tag: Minoranze

Area: Turchia

Categoria:

Il popolo rom della Turchia

La UYD, organizzazione della società civile turca, ha tenuto ad Edirne un convegno sulla situazione dei Rom della Turchia, nella regione dove sono più presenti. Un’occasione per parlare a livello internazionale della difficile situazione di questo popolo e delle discriminazioni di cui è oggetto

15/06/2005, Fabio Salomoni - Ankara

Il-popolo-rom-della-Turchia

Ulasilabilir Yasam Dernegi/Accessible Life Association (www.uyd.org.tr UYD) rappresenta un esempio eloquente del dinamismo che caratterizza la società civile turca contemporanea. Fondata all’indomani del tremendo terremoto del 1999, da un gruppo di volontari che avevano fornito sostegno socio-psicologico ai terremotati della regione di Duzce, attualmente è impegnata, anche con il sostegno ed il partenariato di associazioni ed istituzioni internazionali, in quattro settori fondamentali: handicap fisico e mentale con un centro di riabilitazione a Duzce, un centro di riabilitazione e formazione professionale ad Istanbul ed un progetto per la realizzazione di alloggi destinati ad handicappati ed alle loro famiglie sempre a Duzce; progetti di sviluppo locale soprattutto in regionali rurali anche fondati sulla diffusione dell’agricoltura biologica; programmi di lotta alle nuove povertà urbane; salvaguardia e promozione delle minoranze culturali, in particolare Rom e Cristiano-Siriaci.
Il 7-8-9 Maggio scorso l’UYD,in collaborazione con l’Associazione di Solidarietà, Sostegno, Sviluppo e Ricerca della Cultura Zigana di Edirne (ECKAGYDD), ha organizzato ad Edirne, nella regione della Tracia turca, un Simposio Internazionale sulla Cultura Roman (in Turchia il termine più diffuso a livello popolare per indicare i Rom, è Cingene, Zingaro. In Tracia e nell’Anatolia Occidentale è usato invece Roman. Altre varianti regionali sono Mutrip nelle regioni al confine con l’Iran, Elekci ed Esmer, di carnagione scura).
I primi due giorni sono stati dedicati alle relazioni presentate dai circa 30 invitati (quattordici dei quali stranieri, provenienti da Bulgaria, Ungheria, Albania, Repubblica Ceca, Belgio, Germania, nghilterra). Nell’ultima giornata invece spazio a workshop tematici.
Con Belgin Cengiz, Coordinatrice Generale dell’Associazione, e Hacer Foggo, responsabile del progetto Rom, abbiamo parlato del convegno e più in generale della situazione dei Rom in Turchia.

Perchè un congresso sui Rom?

I Rom costituiscono generalmente un gruppo sociale tra i più oppressi e verso il quale si concentrano una grande quantità di pregiudizi, e questo vale anche per la Turchia. Essendo il sostegno ai gruppi sociali svantaggiati lo scopo della nostra associazione, ci è sembrato naturale occuparci dei Rom. Abbiamo scelto Edirne come sede del convegno perchè è la città in cui vi è tradizionalmente la più alta concentrazione di Rom, circa 30.000. La città è anche il luogo in cui, con maggiore chiarezza, si evidenzia la discriminazione della quale sono vittime. Inoltre ad Edirne per la prima volta in Turchia è stato fondata un’associazione nel cui nome compare la parola Cingene, Zingaro (da alcuni anni esiste poi, all’interno del Dipartimento Provinciale per la Cultura, un Gruppo di Musica Popolare Roman formato da dodici elementi, nda). Ci sono certo convegni a livello accademico sui Rom ma il nostro obbiettivo era quello di organizzare un’iniziativa, là dove i Rom vivono e che desse loro la possibilità di essere visibili. Per la prima volta in Turchia siamo riusciti ad organizzare un convegno sui Rom e la loro cultura.

Quanti sono i Rom in Turchia?

Non esistono statistiche ufficiali. Quelle ufficiose parlano di 500.000 persone. I ricercatori però stimano il numero dei Rom in Turchia in circa due milioni.

In quali regioni del paese vivono?

Sono presenti praticamente su tutto il territorio nazionale. Nel sud-est dell’Anatolia ad esempio, a Mardin Urfa, Diyarbakir. La regione, essendo sulla fascia di confine, si trova su di un tradizionale percorso di migrazione dei Rom, che come sai sono presenti anche in Siria ed Iran. Da sempre poi c’è un importante comunità Rom ad Istanbul. Anche nelle regioni mediterranee, Antalya ed Adana, e del Mar Nero ci sono insediamenti e villaggi Rom. Un gruppo poi è presente nella regione di Hacibektash, nell’Anatolia centrale (Hacibektash è il luogo natale dell’omonimo santo sufi fondatore dell’ordine dei Bektashi. L’affetto dei Rom per il santo sufi è testimoniato anche dalla massiccia presenza Rom durante l’annuale festa che si svolge annualmente a Hacibektash, nda). Edirne ed in genere tutte le province della Tracia sono però la regione in cui sono maggiormente presenti. Una parte dei Rom della Tracia è arrivata nella regione dai paesi vicini durante la fase di disintegrazione dell’Impero Ottomano. Nonostante, o forse proprio a causa della loro ampia diffusione sul territorio nazionale, spesso i Rom in Turchia hanno scelto di nascondere la loro identità. Ad esempio a Mardin preferiscono definirsi curdi o arabi, ad Afyon curdi. Solamente parlando con loro si scopre la loro origine.

Qual’è la loro condizione dal punto di vista occupazionale?

In genere sono occupati in lavori tradizionali: musicisti, nei matrimoni soprattutto, artigiani, nella produzione di ceste ed oggetti per la casa, stagnini, rottamai, nel settore delle pulizie. Occupazioni precarie, oltretutto sempre meno diffuse, e che non garantiscono nessuna forma di assicurazione sociale. La gran parte dei Rom infatti non è iscritta a nessuna delle tre mutue esistenti nel paese. Essi hanno in genere la Carta Verde, che garantisce assistenza sanitaria gratuita a chi è privo di una occupazione fissa. Solamente una ristretta percentuale di Rom appare impegnata nel settore del commercio. In linea generale appare chiaro che i Rom in Turchia sono uno dei gruppi sociali economicamente più svantaggiati e tra i quali la disoccupazione è maggiormente presente. Nel loro caso emarginazione economica ed origine etnica sembrano coincidere.

Quali sono i problemi in campo scolastico?

In genere le famiglie Rom esprimono il desiderio di poter garantire un’educazione adeguata ai loro figli. Nella realtà pregiudizi e discriminazione costituiscono ostacoli importanti e spesso i bambini Rom, e soprattutto le bambine, abbandonano la scuola entro i primi due anni. Edirne in questo senso rappresenta un caso esemplare: esistono due scuole primarie (elementari/medie) note come "scuole degli zingari". Quando una famiglia Rom vuole iscrivere i propri figli in un’altra scuola, viene rimandata a queste due scuole, una forma di ghettizzazione quindi. Inoltre su di una popolazione totale di 30.000 Rom, sono solamente otto i ragazzi Rom che hanno superato l’esame di ammissione all’università, una cifra abbastanza eloquente.

Generalmente la condizione dei Rom è appunto associata a fenomeni di discriminazione, qual è la situazione in Turchia?

Come in molti altri paesi, anche in Turchia i Rom sono soggetti a diverse forme di discriminazione. Sul piano legislativo, la legge 2501 del 1934, (Iskan Kanunu, varata per regolamentare l’acceso di emigrati e profughi nel territorio della Repubblica) nell’articolo che stabilisce quali categorie di persone non possano entrare nel paese, cita anche gli "zingari nomadi". In virtù di questa legge ancora in vigore, recentemente è stato per esempio respinto alla frontiera un gruppo di Rom bulgari, invitati ad un festival musicale in Turchia. Nel 1993 una proposta di legge presentata da un deputato di Edirne, mirava a modificare questa legge, che è in contrasto con l’articolo 10 della Costituzione che garantisce uguaglianza di diritti davanti alla legge senza distinzione di razza, lingua, religione,sesso, e che inoltre pone i Rom nella condizione di cittadini di seconda classe. La proposta è stata però respinta dal Parlamento.

Sul piano linguistico sono molte le tracce di discriminazione e pregiudizi nei confronti dei Rom, anche in documenti e pubblicazioni ufficiali. Nel 2003, su iniziativa dello scrittore Rom Mustafa Aksu, è stata modificata la voce Cingene del Dizionario Turco edito dal Ministero dell’Educazione Nazionale, che conteneva espressioni denigratorie. Un’analoga modifica è stata apportata nello stesso anno all’Enciclopedia Turca che accanto alla voce Cingene associava anche espressioni del tipo "senza religione, furto e prostituzione". Anche a livello popolare sono molte le espressioni che indicano la diffidenza ed il pregiudizio nei confronti dei Rom.

Discriminazione anche sul piano politico: sempre Mustafa Aksu ci ha raccontato di come tempo fa alcuni Rom chiesero di poter iscriversi a tre diversi partiti politici. Inizialmente accolti con molta disponibilità sono stati poi rifiutati quando hanno rivelato di essere Rom. Un altro esempio di atteggiamento discriminatorio lo abbiamo avuto proprio ad Edirne, dove il Comune ha in programma di costruire alloggi per i Rom, però due chilometri all’esterno della città, la gente non vuole avere vicini Rom. In genere poi i quartieri dove vivono i Rom sono in una situazione alquanto precaria dal punto di vista sia delle abitazioni che delle infrastrutture.

Quali iniziative avete in programma sul tema dei Rom per il futuro?

Per l’anno prossimo pensiamo di riproporre la questione dei Rom all’interno del Coordinamento per i Diritti delle Minoranze. Per un’azione più efficace che abbia come obbiettivo la modificazione delle leggi esistenti, così come ci hanno detto i nostri consulenti legali, è necessario però che siano proprio i Rom, i soggetti di questa discriminazione, ad dare il via ad un’azione legale. A quel punto noi avremmo la struttura necessaria per mettere in moto iniziative ed una campagna di sostegno nei loro confronti.
La nostra associazione poi ha in programma due altre iniziative rivolte ai Rom: la prima è un Festival Internazionale del Cinema Rom e la seconda un Centro Culturale Rom ad Istanbul. In questo centro ci sarebbe posto per iniziative di vario genere, ad esempio laboratori per la costruzione di strumenti musicali. Abbiamo anche pensato alla possibilità di un corso di lingua Rom. I Rom in Turchia infatti parlano nella grande maggioranza turco. Molti di loro però ci hanno detto: "Non ne abbiamo bisogno, fateci corsi di inglese". Per il momento non sembrano molto interessati alla questione della lingua ma è probabile che il loro interesse sia destinato ad aumentare.

Qual è il vostro bilancio del convegno?

Nonostante la partecipazione di molti esponenti della società civile, anche da Istanbul e da Ankara, sinceramente ci aspettavamo una maggiore partecipazione da parte della realtà locale. In ogni caso riteniamo che il convegno abbia avuto il merito di portare all’attenzione delle autorità locali la questione dei Rom ed abbia permesso loro di venire a contatto con punti di vista differenti, Crediamo quindi che nel futuro potranno avere un diverso approccio alla questione e forse abbiamo dato un piccolo contributo perchè l’opinione sui Rom possa cambiare. In ogni caso il convegno ha dato la possibilità alle diverse realtà che si occupano di Rom di conoscersi, di stabilire contatti e relazioni anche a livello internazionale. Per quanto riguarda poi gli interventi degli ospiti stranieri, ci ha colpito molto verificare quanto discriminazione e pregiudizi siano ampiamente diffusi, in particolare la situazione dell’Ungheria ci ha molto impressionato. Certo in alcuni casi il mondo politico sembra essere più attento alla situazione dei Rom ma in genere ci sembra che razzismo e discriminazioni siano pericolose costanti. Dal canto loro gli ospiti stranieri hanno avuto la possibilità di conoscere più da vicino la realtà dei Rom in Turchia, che in genere non è molto conosciuta. Ad esempio ignoravano che fossero così numerosi ed anche che ci fossero così tanti Rom musulmani.

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