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Il Piccolo Principe in Bosnia Erzegovina

L’associazione bosniaca Mali Princ sostiene la letteratura per l’infanzia, nella convinzione che l’abitudine alla lettura sia una delle condizioni più importanti per lo sviluppo spirituale di una persona. Intervista con Šimo Ešić, il fondatore

11/07/2014, Mario Fiorin -

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Ci può raccontare qualcosa dell’associazione “Mali Princ” (Il piccolo principe) da lei fondata?

E’ un’organizzazione non governativa che riunisce artisti, educatori, medici, ingegneri e altri intellettuali che sono interessati alla formazione delle giovani generazioni in uno spirito di tolleranza, pace e amore verso tutti gli uomini di buona volontà.

Il programma consiste in progetti che sono rivolti principalmente all’affermazione dei valori artistici e culturali, nel campo della letteratura per l’infanzia, delle arti figurative e delle espressioni teatrali e musicali per l’infanzia.

Incoraggiamo e sosteniamo l’affermazione di giovani creativi ed alunni con talento, e lo scopo principale di tutte le nostre attività è stimolare l’abitudine a leggere e l’amore per i libri, perché pensiamo che acquisire l’abitudine alla lettura sia una delle condizioni più importanti per l’adeguato sviluppo spirituale di una persona giovane.

Il progetto più importante, che portiamo avanti con successo da undici anni, è il Festival internazionale dei ragazzi ‟Vezeni most” (Il ponte ricamato) che coinvolge ogni anno più di 10.000 bambini e giovani. Durante il festival viene assegnato il premio "Mali Princ", il massimo riconoscimento per la letteratura per l’infanzia nella regione – Bosnia Erzegovina, Montenegro, Croazia e Serbia – e inoltre viene attribuito un premio alla carriera, con lo stesso nome, nel campo della letteratura per l’infanzia in Bosnia Erzegovina, il riconoscimento più alto in questo settore.

Recentemente si è tenuta a Sarajevo la Fiera del Libro a cui anche lei ha preso parte. Quante case editrici erano presenti? Da quali paesi provenivano? Quali a suo avviso le novità più interessanti?

La Fiera a Sarajevo si è sviluppata di anno in anno, aggiungendo ogni volta nuovi eventi culturali importanti. Alla mostra vengono esposte regolarmente le novità librarie di tutte le più importanti case editrici della regione, tra cui anche la mia Bosanska Rijeć (Parola bosniaca).

Anche quest’anno c’erano, come sempre, tante novità di autori nazionali e stranieri, ed alcune edizioni monografiche interessanti. Io sono orgoglioso di aver presentato il nostro progetto Bosanski knjigometar (Il metrolibro) * che con la sua confezione originale e stimolante, ma anche con il contenuto interessante, è stata proprio una piccola attrazione. Ha ricevuto anche il premio per il miglior progetto dell’anno.

Quale la situazione in Bosnia per l’editoria e la cultura in genere?

Davvero difficile. Tutto va avanti grazie al nostro entusiasmo; noi siamo degli innamorati della cultura, inguaribili ottimisti, non smettiamo di credere in quello che facciamo, nel valore, importanza e indispensabilità dell’impegno e della creatività in campo culturale. Lo stato però non ci sostiene, addirittura spesso fa di tutto per renderci la vita difficile.

La sua impossibile, insostenibile e costosa struttura distrugge tutto. La cultura è il fiore più delicato che in questa tempesta per primo viene colpito nel modo più drastico.

Un esempio molto emblematico di tutto ciò è la situazione del Museo Nazionale, l’istituzione culturale più significativa del paese, che ormai è chiuso di fatto da un anno.

Sapendo quali sono i problemi ancora vivi nel rapporto fra le due "Entità" in Bosnia, qual è il ruolo degli scrittori? Hanno qualcosa da dire sulle tematiche sociali?

Il libro è un bene sociale: non conosce confini e cerca interlocutori in ogni persona. I veri scrittori (ma in Bosnia ce ne sono pochi) sono allo stesso tempo anche degli umanisti, nel senso che sanno riconoscere e porre al centro le persone e non le “Entità”.

La nostra associazione degli scrittori, nella quale sono membro della presidenza, è aperta a tali autori e ai loro progetti, e lavora con impegno per realizzare legami e collaborazioni tra le culture; questo non solo in campo letterario, ma nell’intero ambito di impegno sociale e culturale.

Purtroppo in Bosnia Erzegovina vi sono anche molti scrittori che non vogliono questo, che si riuniscono tra di loro chiudendosi nelle proprie associazioni "di entità". Esaltano “il proprio” e non conoscono né riconoscono “l’altrui” ed il diverso.

Questo è un grave danno e la nostra grande sfortuna.

Qual è la sua esperienza negli incontri con gli alunni di scuole?

Mi spiego con alcuni esempi. Sono stato invitato come scrittore a Vitez, dove sembrano esserci "due scuole sotto lo stesso tetto". Ho detto che sarei andato volentieri, solo se all’incontro avessero partecipato gli studenti di entrambe le scuole, sia quelle che lavorano seguendo il programma "croato" sia quelle che seguono il programma "bosniaco", perché le mie opere sono comprese in entrambi i programmi didattici. Non hanno accettato. E io non ho voluto andarci.

Non volevo conoscere e fare amicizia solo con gli studenti di una delle due scuole. A Busovači invece hanno accettato. E in quella scuola sono andato con gioia. I bambini si sono mescolati, anche i docenti, è stato bellissimo, indimenticabile. Poi sotto la fotografia di Facebook ho scritto: Dai, indovinate quali di questi bambini nella fotografia sono "croati" e quali "bosniaci".

Nella scuola ‟Vuk Karadžić” di Teslić (Repubblica Srspka), nell’ambito del nostro festival "Vezeni most”, abbiamo presentato un libro di Ismet Bekrić (bosgnacco). Del libro abbiamo parlato in due: Ranko Pavlović (serbo, nato a Snjegotini vicino a Teslić, quindi autore autoctono) ed io (croato), come curatore. All’incontro sono arrivati come ospiti gli studenti della scuola elementare di Maoča, vicino a Brčko, e i loro genitori. Nell’incontro abbiamo potuto conversare con gli alunni. Più tardi, all’uscita dalla scuola, passando, sento quello che i bimbi bisbigliavano tra loro: "È possibile che anche quelli della Federazione abbiano degli scrittori così validi?!" Ecco, due dei più validi scrittori viventi "non-serbi" bosniaci non sono in programma nella Republika Srpska e risultano completamenti estranei ai bambini. Tristezza.

Sappiamo che il problema principale è la "storia" e soprattutto la storia recente.  Sono trascorsi cento anni dall’assassinio di Sarajevo. C’è spazio per una visione condivisa di quello che è successo allora? 

Credo che in Bosnia non sarà possibile ancora per un lungo periodo. Fino a quando le nostre vite saranno governate dai partiti nazionali e nazionalisti e da politici per i quali uno è eroe perché è "nostro", anche se è stato condannato per i crimini di guerra.

Così, lo sventurato Gavrilo Princip continuerà ad essere per alcuni un patriota che era disposto a sacrificare la propria vita per l’idea di libertà, e per gli altri rimarrà soltanto un terrorista. Anche se nessuno di loro avrà prove documentate o argomenti storici sui quali basare la propria affermazione.

Questa è la Bosnia: imprevedibile, assurda. Ma nello stesso tempo, per molti altri motivi, la Bosnia è irresistibile. La più bella del mondo. Non si può non amare.

 



*
Si tratta di un libro che misura 1 metro di lunghezza e 10 cm di larghezza; è una confezione che contiene 10 libri, ciascuno dei quali misura 10×10 cm: ogni libro accompagna l’alunno per ogni anno di scuola, da 6 a 5 anni.

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