Il Partito comunista della Croazia
Un gruppo di cinquanta persone fonda a Vukovar il Partito comunista della Croazia. Sul logo del partito, oltre al simbolo tradizionale della falce e martello, compare anche il micro chip del computer, a ricordare la nuova epoca in cui nasce il PC croato
Nel giorno di quella che un tempo era la più grande festa dell’ex Jugoslavia, il 29 novembre, che veniva festeggiato come il Giorno della Repubblica, a Vukovar martedì scorso è stato fondato il Partito comunista della Croazia (KPH). Sulle note dell’Internazionale, i partecipanti dell’assemblea costituente si chiamavano fra di loro "compagno" e "compagna", sul muro c’era la foto di Josip Broz Tito, e sotto di essa la rossa bandiera comunista con falce e martello racchiusa nella stella a cinque punte. Tutto assomigliava ad un raduno di incorreggibili nostalgici, ma negli occhi dei cinquanta fondatori del Partito comunista, perlopiù persone in età avanzata, brillava l’orgoglio e la felicità. Sono arrivati da tutte le parti della Croazia, per mostrare – dicono – che l’idea comunista non riguarda il passato e che essa ancora oggi ha seguaci fra un gran numero di persone.
Il fondatore del Partito comunista della Croazia, Dragan Batak (43) elettricista di Vukovar, afferma di non essere mai stato membro della Lega dei comunisti della Croazia, partito che fino al 1990 era l’unico partito politico nella Croazia e della Jugoslavia di allora. Ma, nonostante ciò – spiega il fondatore – è un ardente sostenitore dell’idea comunista. "Poco dopo la guerra si è visto che Tudjman e la sua HDZ stavano portando il paese verso la rovina e che la trasformazione e la privatizzazione della proprietà sociale, create dai lavoratori, erano un semplice furto. Le fabbriche sono passate nelle mani dei tycoon prescelti da Tudjman, che le hanno derubate e hanno lasciato i lavoratori sulla strada. Tutto ciò è potuto accadere perché in Croazia non c’era un vero partito di sinistra in grado di proteggere gli interessi dei lavoratori. Ivica Racan e i suoi socialdemocratici non li considero di sinistra, loro sono più una specie di ramo della HDZ", dice Batak.
Batak aggiunge che il fatto di fondare il Partito comunista della Croazia a Vukovar, non è una provocazione rivolta a qualcuno. Vukovar ha sofferto molto dopo l’assedio, durato più mesi, dell’Esercito jugoslavo popolare nel 1991 e lì c’è stato uno più gravi dei crimini di guerra dell’aggressione serba contro la Croazia, quando dopo la rottura della difesa della città, il 18 novembre 1991, nella vicina tenuta agricola di Ovcar furono uccisi 264 pazienti e civili dell’ospedale del luogo.
"Abbiamo preso la decisione di fondare il PC croato a Vukovar non solo perché qui nel 1919 si è tenuto il Secondo congresso del KPJ (Partito comunista jugoslavo, ndt.) o perché questa città prima dell’ultima guerra era un forte centro di lavoratori con una lunga tradizione nel movimento operaio. Inoltre nel 1990, durante le prime elezioni pluripartitiche in questa città, la vittoria andò alla sinistra e non alla HDZ di Tudjman, come nella maggior parte della Croazia. Tudjman in modo furioso affermò in quell’occasione: ‘Mi ricorderà la Vukovar rossa’. E purtroppo Vukovar ricorda lui e il suo grande amico Slobodan Milosevic", dice Batak.
Nonostante Batak qualche mese fa, annunciando la formazione del Partito comunista, avesse ricevuto diverse minacce telefoniche, l’assemblea costituente all’hotel "Dunav" di Vukovar si è svolta senza il minimo incidente. Il raduno è stato sorvegliato solo da due poliziotti, ma non hanno avuto nulla da fare.
"Tutta la vita sono stato membro della Lega dei comunisti, già nel 1964 e poi fino al 1990 quando quel partito è scomparso. Sono stato l’ultimo segretario della Lega dei comunisti del gabinetto del presidente Tito e non si è mai vissuto così bene come allora" ricorda l’ex sarto di Tito, Djordje Stojanovic, presente all’assemblea costituente del KPH a Vukovar "a quel tempo tutti vivevamo bene e in armonia, il paese era sicuro e potevo andare dove volevo. Ma, non abbiamo saputo apprezzarlo e perciò ci è capitato tutto questo".
"Questa è la speranza che anche i comuni cittadini possano iniziare a vivere in modo migliore. Basta con tutto questo. Da quando c’è stato il crollo dell’ex Jugoslavia, i neo Stati hanno distrutto la classe operaia. Non mi interessa nessun altro partito tranne questo e non ho mai fatto parte di altri partiti. Ho aspettato e adesso è giunto il momento, abbiamo fondato il Partito comunista della Croazia" – dice Jelena Radic di Vukovar.
Radoslav Ilic è arrivato addirittura da Umag in Istria per partecipare all’assemblea costituente del Partito comunista. "Desideravo che ciò accadesse. Il Partito comunista è stato tradito – i suoi becchini sono morti, ma il Partito rimarrà per secoli, perché quel partito che Tito ha creato, è per le persone semplici. Queste persone semplici al tempo di Tito avevano più di quel che hanno oggi. Ci hanno portato via le fabbriche e hanno gettato gli operai sulla strada. Tutto ciò è triste e per ciò sono venuto oggi a Vukovar per fondare il KPH, per vivere tutti di nuovo in modo migliore".
Dragan Batak, che durante l’assemblea costituente di Vukovar è stato eletto come presidente, afferma che il neo partito terrà conto del contesto nel quale è stato fondato, ma che i valori di base del comunismo continueranno a rimanere nel suo programma. "Anche in modo simbolico", dice Batak, "abbiamo voluto dimostrare di tenere conto di tutti i cambiamenti avvenuti dal periodo della nascita dell’idea comunista in avanti. Perciò sulla bandiera del nostro partito, insieme alla tradizionale falce e martello, simbolo del proletariato, abbiamo messo anche il cip del computer, come simbolo dell’epoca tecnologica contemporanea".
All’assemblea costituente del Partito comunista della Croazia – dice il suo presidente – è arrivato il sostegno da tutti i paesi creati dopo lo sfacelo dell’ex Jugoslavia. Batak afferma che il KPH non è un partito di estrema sinistra, ma un partito moderno aperto a tutti i cittadini. Il suo programma si basa sul sistema democratico e multipartitico dove a prescindere dalla razza, religione e nazionalità sarà sempre l’uomo al primo posto.
La Croazia secondo i dati dell’Ufficio centrale dell’amministrazione statale, dove si trova il registro dei partiti politici, nel mese di novembre aveva in totale 100 partiti registrati. Ma soltanto 15 hanno i loro rappresentanti in parlamento, mentre tutti gli altri sono privi di una significativa influenza nella vita politica. In quale delle due categorie si sistemerà il Partito comunista della Croazia si vedrà subito dopo le prossime elezioni.
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