Il nuovo Saakashvili riapre alla Russia
Putin si congratula con Saakashvili per la sua rielezione e apre a sviluppi costruttivi nelle relazioni tra i due paesi ma rimangono ombre sulla trasparenza e legalità dell’ultima tornata elettorale
Domenica 20 gennaio Mikheil Saakashvili è stato ufficialmente investito per la seconda volta della carica di Presidente della Georgia. A due settimane dalla vittoria delle contestatissime elezioni dello scorso 5 gennaio il giovane Presidente ha giurato sulla Costituzione georgiana di proteggere "l’indipendenza, l’unità e l’indivisibilità del Paese". Saakashvili, accompagnato dalla moglie Sandra e dai due figli, è stato accolto con grande calore ed entusiasmo dalla folla dei suoi sostenitori accorsi nel centro della capitale per festeggiarlo.
Nel suo discorso d’insediamento il Presidente ha ribadito che quelle d’inizio gennaio sono state "le elezioni più democratiche della storia del Paese" ed ha aggiunto che la sua persona rappresenta il leader "non solo di un partito, ma dell’intera nazione". La cerimonia si è conclusa con una parata militare durante la quale hanno sfilato davanti al Presidente appena rieletto, ai suoi illustri ospiti e ai suoi sostenitori circa 2.500 soldati e ufficiali, numerosi carri armati e mezzi di artiglieria pesante, e alcuni aerei da combattimento.
Alla cerimonia, che si è tenuta davanti al palazzo del Parlamento, hanno partecipato diversi rappresentanti politici georgiani, l’intero corpo diplomatico accreditato in Georgia, i rappresentanti speciali per il Caucaso del Sud di NATO e Unione Europea e le delegazioni di diciassette stati tra i quali Stati Uniti, Lettonia, Estonia, Lituania, Polonia, Romania, Francia, Svezia, Armenia, Iran, Ucraina, Repubblica Ceca, Turkmenistan e Federazione Russa. Nei giorni precedenti alla celebrazione solenne c’era un clima di attesa negli ambienti politici georgiani per la partecipazione della delegazione russa capeggiata dal Ministro degli Esteri Sergey Lavrov.
Dopo la diffusione dei risultati ufficiali delle elezioni, infatti, il riconfermato Presidente georgiano aveva dichiarato di essere intenzionato a voler impegnarsi per sciogliere le tensioni nelle relazioni con la Russia e aveva invitato il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, a partecipare alla cerimonia della sua investitura. In una lettera spedita a Saakashvili e pubblicata sul sito internet del Cremlino, Putin si è congratulato con Saakashvili per la sua rielezione, aggiungendo che "si aspetta sviluppi costruttivi nelle relazioni tra i due paesi".
Evento importante, quindi, la partecipazione alla cerimonia del Ministro russo, dato che da oltre un anno non si verificavano incontri ad alto livello a causa dei forti attriti che negli ultimi due anni erano cresciuti tra i due paesi. Attriti che hanno portato, tra il resto, alla chiusura dei confini tra Russia e Georgia e alla sospensione dei collegamenti aerei e postali tra i due paesi.
Subito dopo le celebrazioni per la sua nomina, il Presidente Saakashvili ha avuto un incontro bilaterale con il Ministro Lavrov. Nel corso del colloquio, durato circa quarantacinque minuti e al quale ha partecipato anche il Primo Ministro georgiano Lado Gurgenidze, Saakashvili e Lavrov si sono confrontati sul futuro delle relazioni tra Tbilisi e Mosca. Lavrov ha dichiarato infatti che "la nostra partecipazione alla cerimonia di investitura rappresenta la conferma del desiderio sincero e profondo della Russia di normalizzare le relazioni con la Georgia".
Durante la sua visita a Tbilisi, Lavrov ha incontrato inoltre il Patriarca della Georgia Ilia II e i rappresentanti dell’opposizione politica georgiana, ribadendo la necessità per entrambi i paesi di avere relazioni amichevoli.
I leader dell’opposizione non hanno partecipato alla cerimonia in viale Rustaveli e, seguendo l’ondata d’impeto dissidente degli ultimi mesi, hanno organizzato per la stessa giornata di domenica una manifestazione di protesta contro quella che ritengono "la rielezione illegittima" di Saakashvili. Nessuno degli altri sei candidati presidenziali, infatti, ha riconosciuto la vittoria elettorale di Saakashvili. Levan, operaio di quarantacinque anni presente alla manifestazione, mi dice che "il Presidente è colui che la gente riconosce in quanto tale. E Saakashvili non è il nostro Presidente".
Durante la manifestazione Levan Gachechiladze, leader della coalizione di nove partiti d’opposizione, ha affermato che "noi non smetteremo di protestare" e che "non abbiamo bisogno di alcuna negoziazione con le autorità attualmente al governo". Alla protesta, tenutasi all’ippodromo di Tbilisi, hanno partecipato decine di migliaia di persone che accusano Saakashvili di non aver ottenuto il numero di voti necessari per essere eletto al primo turno e di aver organizzato una lunga serie di brogli elettorali.
Violazioni che ora sembrerebbero confermate anche dall’ultima relazione dell’OSCE in riferimento al periodo tra il 6 e il 18 gennaio. Nel rapporto, compilato dagli osservatori internazionali che hanno monitorato il conto e il completamento dei protocolli di 180 commissioni elettorali, si legge che la tabulazione dei voti in alcuni distretti è stata "viziata o molto viziata" e in alcuni seggi c’è stata un’affluenza di elettori "insolitamente alta". Il resoconto dell’OSCE pone l’accento anche sul fatto di come i dati si siano mostrati "incoerenti", in quanto "lo staff della Commissione Elettorale Centrale ha informato la Missione di osservazione elettorale dell’OSCE/ODIHR che in circa 940 su 3.511 seggi il numero degli elettori effettivi non coincide con la somma dei voti validi e non validi".
Il processo di tabulazione, inoltre, viene descritto nel report come "lento, non molto ben organizzato e spesso caotico" e il modo in cui sono state trattate le numerose proteste alle corti e alle amministrazioni elettorali viene criticato in quanto "sembra si sia evitato di considerare davvero i reclami". "L’amministrazione elettorale a tutti i livelli e le corti" infatti "non hanno considerato interamente e adeguatamente e non hanno investigato un considerevole numero di reclami circa le irregolarità nelle votazioni, nel conteggio e nella tabulazione dei risultati elettorali".
Un paio di giorni dopo l’uscita del report dell’OSCE, il governo georgiano ha rilasciato una nota di spiegazione, pubblicata sul sito del Ministero degli Affari Esteri. Nel documento il gabinetto cerca di rispondere alle questioni sollevate dall’OSCE e afferma principalmente che gli osservatori elettorali internazionali hanno tralasciato di dire che i problemi da loro denunciati hanno coinvolto "un numero molto limitato di seggi", circa l’ 1% del totale secondo le autorità georgiane.
Nonostante l’ufficializzazione dei risultati da parte della Commissione Elettorale Centrale e l’insediamento di Saakashvili, quindi, rimangono ancora molte ombre su trasparenza e legalità dell’ultima tornata elettorale. Ombre che l’opposizione intende mettere in luce, adesso anche grazie all’ultimo report degli osservatori internazionali.
*Programme Officer, UNHCR Georgia. Le opinioni espresse nell’articolo sono da attribuirsi unicamente all’autrice e non riflettono necessariamente la posizione dell’UNHCR
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