Il Montenegro di Đukanović era il paese di Superciuk
In Montenegro sono stati resi pubblici interi elenchi di magistrati, funzionari dello stato, ministri, giudici che hanno ricevuto favori in denaro, prestiti agevolati e appartamenti dall’ex governo. Uno scandalo enorme che mina la credibilità di tutta la pubblica amministrazione
Ricordate Superciuk, il personaggio immaginario del fumetto “Alan Ford” di Max Bunker e Magnus che ruba ai poveri per dare ai ricchi, una specie di antitesi di Robin Hood? Ebbene, fino a dicembre in Montenegro succedeva proprio questo perché il governo precedente anziché dare le case e gli appartamenti ai bisognosi, ai disabili, ai poveri, le consegnava, o concedeva finanziamenti ultra favorevoli, a benestanti funzionari dello stato che avevano già una o più abitazioni di proprietà.
Gli elenchi dei beneficiari dei biglietti omaggio della compagnia di bandiera e delle pensioni nazionali, strettamente riservati ai fedelissimi del presidente montenegrino Milo Đukanović, resi pubblici qualche mese fa, erano solo un antipasto. Il vero scandalo, infatti, riguarda diverse centinaia di giudici, pubblici ministeri, ministri e funzionari pubblici che hanno potuto comprare degli appartamenti a prezzi stracciati o avere dei finanziamenti agevolatissimi per ristrutturare le case di proprietà. In pratica veri e propri regali.
Prima di lasciare l’ufficio cinque mesi fa il governo di Duško Marković ha provato a distruggere o cancellare le prove e le tracce delle generose concessioni di mutui, prestiti o assegnazioni di appartamenti a funzionari, giudici e politici che dimostravano fedeltà all’ex regime. Tuttavia, il Consiglio nazionale per la lotta contro la corruzioneè riuscito a smascherare la catena della corruzione, grazie a dati incrociati messi a disposizione dai notai.
È molto indicativo che tutti i presidenti delle corti montenegrine, da quella suprema a quella amministrativa, abbiano ricevuto un bel regalo dal governo: chi un appartamento nuovo, chi uno più grande o in una zona privilegiata o pregiata, chi un prestito (modo per mascherare un’elargizione di denaro). Lo stesso trattamento è stato riservato ai procuratori e i pubblici ministeri, poi chiaramente pronti a seguire le indicazioni del precedente governo e del capo dello stato.
Nel mondo occidentale non esiste un altro stato, a parte il Montenegro, in cui il potere esecutivo si occupi delle questioni abitative dei rappresentanti degli altri due rami del potere: giudiziario e legislativo.
L’ex governo, composto dal Partito democratico dei socialisti (DPS), Socialdemocratici (SD), Partito dei Bosgnacchi (BS) e Unione democratica degli albanesi (DUA), ha trovato “una sistemazione” per 580 funzionari. Tra di loro ci sono cinque procuratori della Procura speciale della Repubblica, quattro della Procura suprema, quattro giudici della Corte amministrativa, quattro della Corte suprema e quattro della Corte costituzionale con i rispettivi presidenti.
Mentre il regime di Milo Đukanović si professava euroatlantico e difendeva a parole i valori europei, applicava i metodi dei paesi cleptocratici e teneva in stato di soggezione il sistema giudiziario nella sua totalità: dalle procure alla magistratura giudicante. Non a caso l’UE ha bloccato i negoziati con il Montenegro a causa della situazione drammatica del sistema giudiziario, che riguarda i capitoli 23 e 24.
Il caso della ex presidente della Corte suprema Vesna Medenica è emblematico. Medenica vive in una casa di 146 metri quadri da sola e guadagnava più di 40 mila euro netti all’anno (occorrer tener presente che lo stipendio medio in Montenegro è poco più di 500 euro, ovvero intorno a 6000 euro netti all’anno). Prima di chiedere l’aiuto economico al governo di 30 mila euro, Medenica ha regalato a sua figlia un appartamento di 80 metri quadri a Podgorica che aveva ottenuto gratis dallo stato.
Non è tutto. La commissione governativa che si occupa delle questioni abitative non ha concesso a Medenica 30.000 euro quanto aveva chiesto, ma addirittura 40.000 euro, con l’obbligo di restituirne solo 8.000 e con un ulteriore sconto del 15 percento se la somma dovuta fosse stata restituita in una rata sola.
La storia dell’altra giudice della Corte suprema Vesna Begović sembra ancora più inverosimile. Quest’ultima ha chiesto aiuto allo stato con la giustificazione di abitare in un appartamento al piano terra che permette ai ladri un facile accesso. E dato che lei, nel tempo libero, dipinge deve tenere le finestre aperte perché usa colori ad olio. Quindi la sua sicurezza sarebbe stata a rischio. Il governo ha proposto alla giudice un appartamento molto più grande e al terzo piano ma lei ha preferito 40.000 euro nonostante il limite fissato a 15.000 euro per i prestiti legati a migliorie effettuati nelle abitazioni per i funzionari di stato.
Il presidente della Corte costituzionale Dragoljub Drašković dopo essersi lamentato di non avere un appartamento a Podgorica, ha ricevuto un bel regalo dal governo Đukanović-Marković: una dimora da 109 metri quadri nella capitale. Il giudice Drašković ha una casa e un appartamento di proprietà a Nikšić, la città dove vive e che dista da Podgorica solo 50 chilometri.
Il procuratore speciale Saša Čađenović – che ha rappresentato l’accusa nel processo farsa chiamato “Il golpe di stato” – non era contento dell’appartamento ricevuto perché un terzo dei 92 metri quadrati era di terrazzo. Così, il procuratore Čađenović è stato premiato con un appartamento di 89 metri quadrati pagato poco più di 15.000 euro. Il valore di mercato della sua nuova casa è almeno dieci volte più alto.
La lista dei magistrati, ministri e parlamentari, non contando gli altri funzionari, che hanno usufruito dei benefici nello stile Superciuk consta di 175 nomi, per adesso. Tra di loro ci sono gli ex ministri Zoran Pažin, Damir Šehović, Branislav Mićunović, Osman Nurković, Kemal Pašić, Andrija Lompar, i parlamentari Sulja Mustafić, Sanja Pavićević, Halil Duković, Ervin Ibrahimović, Nada Drobjak… Tutti o quasi tutti del DPS e del Partito dei Bosgnacchi (BS). “Avete capito perché alcuni partiti delle minoranze hanno un atteggiamento ostile, a volte isterico contro il nuovo governo e perché non vogliono che la magistratura funzioni”, ha precisato il vicepremier Dritan Abazović.
Una buona fetta di giudici, ministri e funzionari ha rivenduto gli appartamenti ottenuti, spesso nel giro di poche settimane, intascandosi il malloppo proveniente dalla differenza tra il prezzo che hanno pagato e il valore di mercato dell’immobile.
È indicativo che la gran parte dei finanziamenti o degli aiuti ammontava a 40 mila euro di cui si dovevano restituire solo il 15 oppure il 20 percento. Gli appartamenti, quando non venivano direttamente regalati ai “meritevoli”, erano venduti loro a un prezzo dieci volte più basso del mercato. Un’altra invenzione per dare una mano ai fedeli del regime di Đukanović era la possibilità di scambiare le case di proprietà in provincia, che venivano super valutate, con case di pregio nella capitale, deprezzate.
Tenendo presente l’altissimo numero di magistrati, sia giudicanti che inquirenti, che hanno ottenuto, per usare eufemismo, un trattamento speciale dal governo precedente, riservato ai bisognosi e alle persone in difficoltà economica, è chiaro che viene in dubbio la loro integrità morale e la capacità di esercitare la loro professione in maniera imparziale.
Il nuovo governo di Podgorica ha le mani legate perché il procuratore capo Ivica Stanković e il procuratore speciale Milivoje Katnić non vogliono aprire indagini, nonostante una quantità impressionante di prove presentate dal Consiglio nazionale per la lotta alla corruzione. In altre parole si deve attendere l’approvazione della riforma della giustizia in parlamento per sostituire i magistrati corrotti.
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