Tipologia: Intervista

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Area: Montenegro

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Il Montenegro a un anno dal cambio del potere

Alla vigilia del primo compleanno dell’esecutivo di Zdravko Krivokapić, primo governo post-Đukanović in Montenegro, abbiamo intervistato Vladimir Pavićević, direttore della Società per la ricerca politica e la teoria politica

26/07/2021, Željko Pantelić -

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“I cittadini sono contenti che il DPS di Đukanović sia stato finalmente rimosso dal potere, ma non sono affatto soddisfatti dall’operato del governo di Zdravko Krivokapić. Il tempo ha dimostrato che Krivokapić non è stato una scelta felice per guidare il primo governo post-Đukanović in Montenegro. Tuttavia, è sempre meno peggio avere il governo Krivokapić al potere che il regime del DPS di Đukanović, e solo per questo motivo l’attuale esecutivo continua a rimanere in piedi”, afferma Vladimir Pavićević, direttore della Società per la ricerca politica e la teoria politica, in un’intervista a OBC Transeuropa, in occasione del primo anniversario dello storico cambio di potere a Podgorica.

Pavićević ha lanciato la “Piattaforma per il Montenegro” promuovendo un documento dal nome simbolico per l’ex repubblica jugoslava, la “Dichiarazione del 13 luglio” con chiaro riferimento alla data più importante della storia montenegrina. Nella dichiarazione si sottolinea che il nuovo governo, in maniera irresponsabile, ha perso l’occasione di indirizzare il Montenegro sulla strada delle riforme e che sarebbe il caso che lasciasse il posto a persone più competenti, responsabili, innovative e coraggiose.

Lei non perde occasione per criticare duramente l’operato del nuovo governo, perché?

La risposta è molto semplice: non si vedono le riforme, e questo non va giù alla stragrande maggioranza dei cittadini che si sono battuti per detronizzazione il DPS e che, in fin dei conti, sono gli stessi che hanno assicurato la grande vittoria nell’agosto dello scorso anno. Non ci sono nemmeno piccoli progressi ed i cittadini hanno la sensazione di uno stallo, di una insopportabile immobilità, ecco perché le aspettative di un netto miglioramento e di riforme si stanno spostando sempre di più per un prossimo governo, che verrà dopo quello di Krivokapić.

Qual è la cosa che più non funziona nel governo Krivokapić?

Non c’è stato un decisivo e chiaro distanziamento dalle politiche di Đukanović che calpestavano i principi dello stato di diritto. In un anno non abbiamo registrato progressi nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, come testimoniano, ad esempio, le confessioni dei funzionari pubblici secondo cui le sigarette continuano ad essere contrabbandate attraverso il porto di Bar. Non è stata mantenuta la promessa della battaglia, “senza se e senza ma”, per la giustizia e per il superamento delle profonde divisioni montenegrine. Si poteva e si doveva fare molto di più in questi settori.

Le mancanze e le debolezze del governo sono una conseguenza dell’inesperienza del premier e dei ministri o dell’ignoranza e dell’incompetenza, tenendo presente che molti dei ministri, incluso il premier, non avevano mai avuto incarichi pubblici importanti in passato?

All’inizio ho pensato che fosse inesperienza o una sorta di disorientamento di persone che sono entrate nel mondo della politica direttamente dalla porta principale del governo montenegrino. Ora mi sembra chiaro che si tratti di incompetenza, anche nel fare politica. Oggi, il premier ed alcuni dei suoi ministri stanno pensando più a come formare la loro organizzazione politica che risolvere efficacemente i problemi che stiamo affrontando in Montenegro. Krivokapić ha promesso una cosa ai cittadini e ora sta facendo completamente l’opposto. È palese che abbiamo a che fare con alcuni membri del governo che sono incompetenti e politicanti.

C’è però qualcosa di positivo in quanto il governo ha fatto in quest’anno?

Ovviamente. Con tutti gli errori e l’assenza di risultati, il governo di Krivokapić è pur sempre meno peggio degli esecutivi precedenti targati DPS e Đukanović. Non dimentichiamo che la caratteristica principale dei governi di Đukanović era la distruzione. In tre decenni hanno distrutto tutto ciò che potevano, dietro di loro è rimasta solo terra bruciata. E poi i cittadini pensano così: non è stato difficile presentarsi come riformatori con una simile eredità. Quindi, non è stato troppo difficile fare meglio dei governi precedenti, ma ciò non toglie il fatto che Krivokapić ha sprecato un’occasione storica.

Come si è comportata finora la maggioranza che appoggia il governo nel parlamento del Montenegro?

La maggioranza parlamentare è molto eterogenea. È composta da formazioni politiche che occupano ideologicamente tutte le posizioni possibili nel panorama politico: dall’estrema sinistra all’estrema destra. Fino a poco tempo fa la maggioranza parlamentare era compatta almeno per quanto riguarda i rapporti in parlamento con il DPS. Tuttavia, grazie al primo ministro Krivokapić che ha rimosso uno dei suoi ministri dal governo con l’aiuto del DPS, anche questo punto di intesa è stato eliminato. Da quel momento siamo entrati nella più grande crisi di questo governo, crisi che è tutt’ora in corso.

Secondo lei i Democratici (il partito del presidente del Parlamento Aleksa Bečić) sono in grado di mettere in discussione la posizione dominante del Fronte Democratico (DF) nell’elettorato cosiddetto tradizionale? E quanto l’URA del vicepremier Abazović potrebbe sottrarre elettorato al DPS?

Penso che sia stato commesso un errore nell’escludere il DF completamente dal governo di Krivokapić. Riesce ad immaginare l’Italia o qualsiasi paese democratico in cui non ci sia una sola persona al governo dell’alleanza o del partito politico più forte della maggioranza parlamentare? Questo errore andava evitato. Di conseguenza, oggi il DF è più forte proprio per l’impressione dei cittadini che sia stata fatta una grave ingiustizia. Quando si tratta dell’elettorato del DPS, i suoi elettori moderati, la maggior parte di loro, sono insoddisfatti e cercano nuove opzioni. Credo che buona parte di loro darà il proprio sostegno a una nuova piattaforma politica che è stata lanciata il 13 luglio e che si chiama Piattaforma per il Montenegro.

Il Partito democratico dei socialisti (DPS) è ancora saldamente nelle mani di Milo Đukanović. Sempre più un partito nazionalista e sempre meno un partito democratico e socialista?

Proprio così. Il DPS di Đukanović è diventato ancora più radicale dopo aver perso le elezioni. I loro messaggi politici sono diretti in gran parte all’elettorato estremo che non è molto numeroso. Questo non può che portare a un ulteriore calo del sostegno per il DPS. Però il declino non non sarà verticale, come alcuni si aspettavano, sarà graduale e lento. Il DPS avrebbe potuto evitare il ruolo di perdente nella politica montenegrina se avesse avuto la forza di costringere Đukanović a lasciare la presidenza del partito. Đukanović è andato in direzione opposta, ha rafforzato il suo ruolo di capo del DPS diventando così un ostacolo alla possibile ripresa del partito.

Il governo di Krivokapić, per dirla all’italiana, mangerà il panettone?

Oggi come oggi solo con un miracolo il governo arriverà a fine anno. Krivokapić non ha più la maggioranza parlamentare che sostiene il suo esecutivo. Lui stesso ripete in continuazione che tutti sono contro di lui, sia la maggioranza che l’opposizione. La cosa più razionale da fare sarebbe che la maggioranza parlamentare destituisse Krivokapić per mancanza di risultati ed eleggesse un nuovo primo ministro e un nuovo governo.

Qual è il ruolo della chiesa dopo la morte di Amfilohije e l’arrivo di Joanikije alla guida degli ortodossi in Montenegro?

La mia impressione è che dopo la revisione della controversa legge sulla libertà religiosa, i dignitari della chiesa vogliano allontanarsi dalla politica e dedicarsi alle questioni religiose. È un paradosso senza precedenti che in Montenegro i politici interferiscano in modo inappropriato nelle questioni ecclesiastiche, alcuni si prendono le libertà di raccomandare alla Chiesa cosa dovrebbe fare e chi eleggere nelle cariche più importanti. Qui dobbiamo, il prima possibile, ristabilire l’ordine di base tra la chiesa e lo stato che rispetterà fino in fondo la separazione tra i due.

A che punto sono le relazioni tra la Serbia e il Montenegro?

Le autorità montenegrine non hanno contribuito al miglioramento delle relazioni tra i due paesi. Anziché implementare una strategia che segua i rapporti tra i cittadini di Serbia e Montenegro, che sono perfetti, la politica è in ritardo e continua a creare ostacoli. Prendiamo il caso dell’ambasciatore serbo dichiarato “persona non grata” l’anno scorso. Nel frattempo gli americani ed i russi hanno raggiunto l’accordo di rimandare i rispettivi ambasciatori a Washington ed a Mosca, mentre il Montenegro e la Serbia non riescono a ristabilire le normali relazioni diplomatiche da quasi un anno. Per me, questo è inaccettabile.

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