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Il Kosovo divide Belgrado

Il parlamento serbo adotta una risoluzione come base di partenza per i negoziati sullo status del Kosovo, un testo che però non gode dell’unanimità dei parlamentari serbi. La Belgrado ufficiale si divide tra la posizione del premier e quella del presidente della repubblica

24/11/2005, Danijela Nenadić - Belgrado

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Sono iniziati i colloqui sulla determinazione dello status futuro del Kosovo e la Belgrado ufficiale, una della parti che dovrà negoziare, tre giorni fa ha fatto il primo passo verso la definizione della sua posizione adottando una risoluzione, base di partenza per le posizioni che ai negoziati verranno sostenute dalla parte serba, e soprattutto dal governo della Serbia.

Dopo una seduta durata sei ore, i deputati del parlamento serbo hanno adottato, con la maggioranza dei voti, il testo della risoluzione che aveva proposto il governo, e che il premier Kostunica ha esposto ai parlamentari. Tuttavia, benché ci si attendeva che la risoluzione venisse accolta all’unanimità, ossia che in questo modo venisse espressa un’unica posizione della Belgrado ufficiale, i deputati del Partito democratico (DS) hanno votato contro la proposta, adducendo che si dovrebbe prendere in considerazione anche la nuova proposta del presidente della Serbia Boris Tadic.

La seduta del parlamento serbo dedicata al Kosovo è stata aperta dal premier Kostunica, il quale ha informato i parlamentari del contenuto del testo della risoluzione. Nella sostanza quest’ultima parte dall’idea che la soluzione del futuro status del Kosovo deve essere trovata nell’ambito dei confini territoriali della Serbia, con l’attribuzione di un’ampia autonomia per la provincia. Kostunica ancora una volta ha ribadito che la Serbia insiste sui principi di sovranità e di integrità territoriale dello Stato, e poi che sarebbe pericoloso creare un precedente proclamando l’indipendenza del Kosovo, sia che si tratti di indipendenza condizionata o incondizionata.

Kostunica, come riporta il quotidiano "Vecernje Novosti", nell’introduzione ha affermato che la questione della soluzione dello status del Kosovo è una priorità, e che il Kosovo non è solo parte della storia serba, ma anche della sua attualità e del suo futuro, cioè che si tratta "di noi stessi e della nostra identità".

I principi proposti, contenuti nella risoluzione, si riferiscono all’idea che la soluzione dello status debba essere trovata all’interno di due importanti coordinate: la sovranità e l’integrità territoriale della Serbia e Montenegro da un lato e dell’autonomia sostanziale per il Kosovo dall’altro.

Parlando dell’autonomia del Kosovo, Kostunica ha detto che anche in questo caso si tratta di due processi paralleli, cioè della garanzia di un alto livello di autonomia per il Kosovo in riferimento alla Serbia, ma anche di un alto livello di autonomia per i rappresentanti delle comunità dei serbi e dei non albanesi in Kosovo. Il premier ha inoltre affermato che non si può parlare di autodeterminazione nel caso degli albanesi del Kosovo, perché questo principio vale solo quando si tratta di popoli. Riferendosi al diritto internazionale Kostunica ha affermato che il diritto all’autodeterminazione non è prerogativa delle minoranze, ma dei popoli, e che in questo caso gli albanesi sono i rappresentanti di una minoranza in seno alla Serbia, aggiungendo che la mancanza di rispetto di questo principio condurrebbe ad un grave stralcio delle norme del diritto internazionale.

Appellandosi alla inaccettabilità dell’indipendenza come soluzione futura, Kostunica ha sostenuto che una tale decisione avrebbe delle incalcolabili conseguenze sulla Serbia e Montenegro, che sarebbero scoraggianti per la sua strada verso l’integrazione europea, ma anche sulla regione perché passerebbe il messaggio che le frontiere si possono modificare unilateralmente, ed infine su tutta l’Europa perché si metterebbe in discussione il processo di stabilizzazione dei Balcani. Alla fine Kostunica ha dichiarato che nei negoziati si dovrà partire dalla Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, nella quale non si fa cenno all’indipendenza, e ha invitato entrambe le parti a realizzare uno storico accordo nell’ottica di una futura vita in comune.

Dopo l’esposizione del premier è seguita una burrascosa discussione, caratterizzata dalle polemiche, soprattutto tra i deputati del Partito democratico e quelli del Partito radicale (SRS).
Il capo gruppo parlamentare del DS, Dusan Petrovic, ha riferito che la Serbia in questo momento si confronta con una serie di questioni difficili delle quali la più importante è il livello di vita dei sette milioni di cittadini che vi abitano, e sul loro livello di vita futuro. Petrovic ha dichiarato che ai cittadini va chiaramente detto che l’indipendenza del Kosovo è una delle opzioni reali, e che la lotta per lo status del Kosovo sarà lunga e difficile.

La critica maggiore fatta dai deputati del DS al testo della risoluzione si basa sul fatto che il futuro status della provincia venga cercato nel quadro della Costituzione in vigore, cosa che per i democratici è inaccettabile. Sembra però che il DS sia preoccupato di più del fatto che la risoluzione abbia dovuto subire modifiche in seguito ad emendamenti proposti dal Partito radicale, i quali hanno ancora una volta ribadito l’insoddisfazione dello "status" di cui gode il presidente della Serbia nel processo di adozione della strategia. Dall’altra parte, Tomislav Nikolic, capogruppo parlamentare del SRS, ha affermato che i radicali hanno deciso di appoggiare la risoluzione perché mostrare l’unità su questa questione è un vitale interesse nazionale, dichiarando che i radicali faranno in modo che il Kosovo non ottenga l’indipendenza.

La Risoluzione sul Kosovo, dopo una discussione durata per molte ore, è stata adottata con la maggioranza dei voti, mentre i deputati del DS hanno votato contro, così come il deputato del SDP, Meho Omerovic. Natasa Micic, già facente funzione del presidente del parlamento, ha abbandonato la seduta non desiderando partecipare ad una discussione che tiene più in considerazione "gli aspetti riguardanti il territorio che quelli della gente che lo abita".

Che non esista una posizione unanime della Belgrado ufficiale è evidente anche dalla nuovissima proposta del presidente Tadic, il quale ha reso esplicita la sua strategia durante la recente visita in Russia e Germania, e che in questi giorni è stata ripetuta con insistenza nel Paese. Tadic, reagendo al testo della risoluzione, ha detto che tali iniziative non giovano alla Serbia, e che è chiaro che ancora non è stata raggiunta alcuna piattaforma per i negoziati. Tadic ha dichiarato che la proposta che ha annunciato è per ora la prima iniziativa veramente concreta e si basa sull’idea di creare due Entità in Kosovo, grazie alle quali l’Entità serba avrebbe delle relazioni speciali con la Serbia, mentre le due Entità lavorerebbero insieme alla creazione delle istituzioni kosovare. Come informa il quotidiano "Politika", Tadic ha dichiarato che la priorità della Serbia dovrebbe essere la gente che vive in quel territorio, poi le capacità produttive e statali della Serbia, e al terzo posto pure lo storico interesse statale della Serbia, e che il piano che si adotterà dovrà essere realistico e soddisfare tutte e tre le parti interessate.

Tadic e i rappresentanti del DS hanno invitato il governo e gli altri attori rilevanti a prendere posizione sulla possibilità che questa proposta possa essere la strategia iniziale di Belgrado, ma i rappresentanti del governo hanno risposto che al momento non sono informati su suddetta iniziativa e che quindi non possono prendere posizione.

Nel frattempo il parlamento serbo ha adottato, nella seduta del 24 novembre, la decisione sulla formazione del team negoziale. Alla guida del team per i negoziati si trovano Boris Tadic, Vojislav Ksotunica e il ministro degli esteri della Serbia e Montenegro Vuk Draskovic. Tadic e Kostunica avranno la funzione di co-presidenti.

Secondo quanto riportano i media belgradesi, i membri del team sono i consiglieri di Tadic, Dusan Batakovic e Leon Kojen, i consiglieri di Kostunica, Aleksandar Simic e Slobodan Samardzic, il capo del Centro di coordinamento per il Kosovo e Metohija Sanda Raskovic Ivic e i rappresentanti serbi del Kosovo, Marko Jaksic, membro del Partito democratico della Serbia (DSS) e Goran Bogdanovic, membro del Partito democratico (DS). Il team per i negoziati sarà composto da quattro gruppi di lavoro.

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