Il Gange d’Europa
Il Danubio, alla scoperta della sua geografia
Tratto da www.viaggiareibalcani.it
Lungo i suoi 2.888 chilometri che dalla foresta nera tedesca giungono in Romania e Ucraina nel Mar Nero, il Danubio attraversa gran parte dell’Europa centrale, orientale e sud-orientale. Nel suo scorrere da ovest verso est, accoglie importanti affluenti come l’Inn, la Morava, la Drava, la Tisza, la Sava, la Grande Morava, il Prut. La Sava, sorella minore della Donau (i fiumi dell’ecosistema danubiano sono tutti declinati al femminile, Danubio compreso), accoglie altri grandi fiumi come la Una, la Drina, la Bosna.
Il medio e basso corso danubiano coprono una vasta area che dalla porta di Devin – situata non lontano da Bratislava – arriva sino alla foce del fiume sul Mar Nero, nel bacino del delta del Danubio.
L’intero bacino del Danubio è primo al mondo per numero di Stati – ben 18 – coinvolti, per una dimensione complessiva di 807,827 km2. Oltre a Germania, Austria, Italia, Svizzera, Polonia e Repubblica Ceca, appartenenti all’alto corso, troviamo Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia-Erzegovina, Albania, Macedonia, Bulgaria, Romania, Moldavia e Ucraina.
Il bacino del medio corso è racchiuso tra la Porta di Devin e l’impressionante gola del Danubio alla Porta di Ferro, sul confine tra Serbia e Romania. Confina a nord con la catena dei Carpazi, a Est con le alpi Julie mentre a ovest e a sud con le alpi Dinariche. E’ ricco di ampie zone paludose, tra cui il Kopacki Rit in territorio croato, un’area di 30.000 ettari tra il fiume Drava e il Danubio nominato parco nazionale dalla commissione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) e caratterizzato da ampie foreste di pioppi, salici e querce. Più di cento giorni di inondazione all’anno rendono il Kopacki Rit, dopo il Delta del Danubio, la più importante riserva di pesci lungo l’intero Danubio.
Il basso corso danubiano e il suo delta – dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco – rappresenta un universo di differenti habitat sia terrestri che acquatici con un impressionante numero di specie, tra cui 906 specie di piante terrestri, 502 specie di insetti, 10 specie di anfibi, 56 di pesci, 160 di uccelli.
A causa delle dinamiche idrogeologiche del fiume, le sue erosioni, i processi di sedimentazione e le periodiche inondazioni hanno prodotto nel tempo la formazione di numerose isolette lungo il confine tra Romania (111 isolette che coprono un’area di 11.063 ha) e Bulgaria (75 isolette per 10.713 ha). Gli ecosistemi ospitati in queste isole includono foreste, canali, paludi e sono parti integrali del corridoio migratorio rappresentato dal Danubio, essenziale per la diffusione di molti tipi di piante e specie animali. Questa zona così come il Delta del Danubio rappresenta un luogo cruciale per il nutrimento di varie specie di uccelli a rischio estinzione, tra cui il pellicano dalmata, l’airone nero o il cormorano.
Per quanto riguarda gli aspetti storici e politici, le nazioni comprese nel medio e basso corso danubiano hanno conosciuto durante il novecento esperienze politiche spesso caratterizzate da regimi di tipo autoritario che hanno avuto come epilogo, con la caduta del muro di Berlino e attraverso processi talvolta segnati da guerre devastanti, l’attuale configurazione statuale.
Un primo gruppo di Paesi – composto da Ungheria, Slovenia, Romania e Bulgaria – appartengono oggi all’Unione europea; un secondo gruppo, riferibile unicamente alla Croazia, è caratterizzato dalla fase di pre-accesso; un terzo infine ha avviato i primi passi di avvicinamento attraverso i cosiddetti accordi di stabilizzazione e i fondi IPA.
Terre di confine e frontiera, nei secoli passati poste all’interno di grandi imperi come quello Austro-Ungarico o quello Ottomano, queste nazioni conservano ancor oggi uno straordinario coacervo di lingue, culture, etnie e religioni differenti. A confronto con l’Europa occidentale, questi paesi hanno inoltre mantenuto un più alto livello di diversità biologica, grazie alla conservazione di estese aree di habitat naturali, unito ad un minor uso di sistemi di gestione intensiva della terra.
Mentre i Paesi dell’Europa occidentale sono oggi costretti ad adottare politiche di risanamento e promozione di una biodiversità in parte perduta, nell’est e sud-est europeo si profila l’opportunità di preservare e trarre profitto dal patrimonio esistente di capitale naturale.
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