Il futuro incerto della Moldavia
La Moldavia e la regione separatista della Transnistria trascinano da anni un rischioso status quo. Per uscire dallo stallo occorre un intervento più deciso dell’Unione europea. La traduzione dell’introduzione del nuovo rapporto dell’International Crisis Group
Di: International Crisis Group, Europe Report N°175, 17 agosto 2006
Traduzione a cura di Osservatorio sui Balcani
L’ingresso della Romania nell’Unione Europea, previsto per il 2007, porterà l’Unione a condividere un proprio confine con la Moldavia, uno Stato debole, diviso da un conflitto e attraversato da corruzione e crimine organizzato.
La leadership moldava ha dichiarato di aspirare all’adesione all’UE, ma si nutrono dubbi sulla sua effettiva vicinanza agli standard europei. Inoltre gli sforzi per risolvere la disputa con la regione della Transnistria, autoproclamatasi indipendente, sono stati sino ad ora inutili e hanno portato ad una fase di stagnazione che ormai perdura da 15 anni.
I giovani hanno poca fiducia nel futuro del Paese e se ne stanno andando in percentuali preoccupanti. Affinché la Moldavia divenga un Paese stabile tra quelli vicini all’UE serve un maggior impegno internazionale, non solo nel settore della risoluzione dei conflitti ma anche nella promozione di riforme interne che possano rendere la Moldavia più attraente per i suoi stessi cittadini.
Due recenti iniziative, promosse dall’UE e dall’Ucraina, hanno dato adito a qualche speranza. Una missione UE di assistenza alle forze di confine (EUBAM), avviata alla fine del 2005, ha aiutato a diminuire i traffici lungo il segmento della Transnistria del confine Moldavia-Ucraina. I traffici sono una risorsa chiave per le autorità di Tiraspol, capitale della regione separatista.
Allo stesso tempo, l’implementazione da parte di Kiev di un nuovo regime doganale per assistere la Moldavia nel controllare gli export della Transnistria ha ridotto la capacità degli uomini d’affari della regione di operare senza la supervisione della Moldavia. Il colpo è stato però perlopiù psicologico.
Ma l’ottimismo in merito al fatto che queste misure possano spingere la Transnistria a fare concessioni diplomatiche sembra eccessivo. Anche se l’EUBAM ha avuto senza dubbio successo, rimane una missione piccola e con un budget limitato, e i traffici sono ancora diffusi. Anche la nuova legislazione doganale dell’Ucraina non ha avuto grandi effetti sugli affari della Transnistria. L’incertezza politica interna, inoltre, porta a dubitare del fatto che Kiev continuerà ad implementare il nuovo regime doganale.
La Russia ha incrementato il proprio sostegno alla Transnistria, nella forma di aiuti economici, mentre ha avviato misure di ritorsione nei confronti della Moldavia, tra cui il blocco delle importazioni di vino moldavo, tra le principali fonti di reddito del Paese. Mosca rifiuta inoltre di ritirare le proprie truppe stanziate in Transnistria fin dai tempi sovietici e la cui presenza serve a mantenere lo status quo. Con il supporto russo, il leader della Transnistria, Igor Smirnov, ha pochi incentivi per scendere a compromessi nella sua lotta per l’indipendenza. I negoziati tra le due parti, guidati dalla comunità internazionale, non stanno portando da nessuna parte nonostante la presenza, dal 2005, di osservatori UE e USA. Nonostante in passato si fosse realizzato un certo consenso su di una possibile autonomia da garantire alla Transnistria, la Moldavia ha successivamente irrigidito la propria posizione di fronte all’intransigenza della Transnistria.
Dando per assodato che la posizione russa non cambierà, l’unico modo per arrivare ad una soluzione sostenibile è convincere la comunità di imprenditori della Transnistria che cooperare con la Moldavia è nei loro interessi. E’ ormai palese che alcuni imprenditori sono sempre più insoddisfatti di Smirnov, mentre sembrano ben disposti a collaborare con Chisinau.
Affinché questo accada, sia i cittadini della Transnistria che quelli della Moldavia devono credere nel futuro economico del Paese. L’ambiente economico è molto fragile, l’investimento estero basso, il reddito pro-capite è pari a quello del Sudan. Il governo moldavo, guidato dal partito comunista, ha dimostrato poca volontà di estirpare la corruzione e creare un clima favorevole agli investimenti, e la sua politica nei confronti della Transnistria sembra più orientata ad una facile retorica che non ad un vero impegno. L’adesione relativamente recente della Moldavia a politiche filo-occidentali sembra più opportunistica che profondamente radicata.
L’UE ha la capacità di svolgere un ruolo maggiore nello spingere la Moldavia alle riforme; potrebbe anche diminuire le tariffe doganali ad esempio sui prodotti agricoli, tra i quali il vino, in modo che la Moldavia possa accedere al mercato europeo. La stessa cosa andrebbe fatta per le acciaierie e le industrie tessili situate in Transnistria. Occorre poi ridurre ulteriormente il reddito derivante dai traffici illegali della Transnistria, attraverso un’assistenza di lungo periodo ai servizi di frontiera e dogana di Moldavia e Ucraina. Occorre infine garantire un’estensione su più anni del mandato EUBAM. La comunità imprenditoriale della Transnistria deve comprendere di poter continuare a fare affari anche in una Moldavia unificata, ma occorre allo stesso tempo ridurre i benefici economici dello status quo.
Anche se i tentativi di mutare l’attuale situazione economica avranno successo, l’assenza di fiducia reciproca rimarrà causa di incertezza. Per affrontare questa situazione occorreranno anni di sforzi rivolti a crearla, attraverso il dialogo politico, regole chiare nella gestione delle dogane e del commercio, e l’adozione di misure per aumentare la democratizzazione e la libertà dei media, da entrambe le parti. Potrebbero servire anche garanzie internazionali per convincere gli imprenditori della Transnistria che non verranno privati delle loro proprietà in seguito ad un eventuale accordo con il governo della Moldavia.
La Moldavia sta diventando sempre più dipendente dall’UE ed è quindi più vulnerabile alle pressioni che arrivano da Bruxelles in merito a riforme che possano, dal punto di vista economico e politico, renderla più attraente per i suoi stessi cittadini, tra i quali anche quelli della Transnistria. Queste riforme dovranno avere un posto centrale per poter costruire le basi per una futura soluzione. Gli Stati Uniti hanno lasciato volentieri l’UE assumere un ruolo preponderante in Moldavia. E l’UE, almeno in parte, si è assunta questa responsabilità. Ma deve fare molto di più sia con incentivi che con pressioni se vuole garantire pace e prosperità tra i suoi vicini, e rafforzare le deboli radici della politica europea della Moldavia.
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