Il deserto della Neretva
Un progetto di costruzione di dighe, bacini, tunnel e centrali idroelettriche in Erzegovina avrebbe secondo gli ecologisti irreparabili conseguenze sulla valle della Neretva, che si trasformerebbe in un deserto salato. Grandi manovre per la vendita di elettricità nella regione
Di Stanislav Soldo, Slobodna Dalmacija, 20 giugno 2006; traduzione di Ursula Burger Oesch per Le Courrier des Balkans e di Carlo Dall’Asta per Osservatorio sui Balcani
La valle della Neretva, ormai soprannominata la «California croata», rischia di trasformarsi ben presto in un deserto salato, senza segni di vita, nel caso in cui fosse realizzato il progetto «Gornji horizonti», che comprende la costruzione di tre nuove centrali idroelettriche in Erzegovina. Un drammatico avvertimento rivolto recentemente al parlamento dal deputato croato Tonci Tadic ha nuovamente messo in allerta gli ecologisti croati e bosniaci, che da lungo tempo segnalano la devastazione imminente della valle formata dal fiume Neretva.
Un contratto ignorato
Si deve constatare, purtroppo, che i messaggi provenienti dalla gente del posto hanno avuto ben poca eco presso le istituzioni statali, che non hanno per nulla affrontato il problema. Ciò malgrado l’esistenza di un accordo siglato tra la Croazia e la Bosnia-Erzegovina sull’approvvigionamento d’acqua, nel quadro della cooperazione economica e della cooperazione legata alla questione idrica, che precisa che i più importanti cambiamenti sulla parte bosniaca del fiume, ovvero nel Paese che sta a monte, non possono essere intrapresi senza l’approvazione del Paese che si trova a valle (nel caso specifico, la Croazia).
«Con la costruzione delle dighe, la valle della Neretva diventerebbe interamente salata, la città e la valle di Capljina si trasformerebbero in un deserto salato, e noi potremmo coltivare solamente i sogni, nella un tempo fertile valle della Neretva», ha affermato Tonci Tadic. Egli ha sottolineato il fatto che la Republika Srpska da due anni va elaborando questo progetto, ignorando completamente l’accordo interstatale firmato nel 1996, che regolamenta i rapporti economici e quelli legati all’acqua tra la Croazia e la Bosnia-Erzegovina.
Il progetto «Gornji horizonti» è stato concepito negli anni sessanta del secolo scorso, e due sue fasi sono state realizzate all’epoca della Jugoslavia. Il progetto in questione prevede la deviazione delle acque del bacino del fiume Trebisnica mediante la costruzione di un sistema di dighe, laghi di raccolta delle acque, tunnel e centrali idroelettriche, al fine di utilizzare le sue acque per produrre energia ed irrigare i campi in Erzegovina.
Uno studio commissionato dagli investitori
Secondo gli esperti del campo la costruzione della centrale idroelettrica «Gornji horizonti» influenzerà senza dubbio il livello delle acque nel tratto superiore della Neretva. A parte la sparizione della flora e della fauna dal delta, queste costruzioni metteranno ugualmente in questione l’approvvigionamento d’acqua degli abitanti di questa regione dato che in seguito alla loro realizzazione verrebbero prosciugate le fonti che attualmente assicurano l’acqua potabile ai più di 50.000 abitanti della valle della Neretva, da entrambi i lati della frontiera. Gli specialisti croati, sotto l’egida di Pero Marijanovic, professore all’Università di Mostar, e di Ranko Zugaj, dell’Università di Zagabria, sostengono che si tratta di un progetto ad altissimo rischio, visto raramente anche su scala mondiale.
Questo progetto avrà senza dubbio delle conseguenze nefaste sul territorio del corso superiore della Neretva, come per la baia di Neum e per quella di Mali Ston, dove la produzione di ostriche e altri mitili rappresenta una delle principali attività economiche, affermano all’unanimità gli esperti incaricati dello studio d’impatto del progetto «Gornji horizonti».
Inoltre gli esperti sottolineano che alle attuali condizioni biologiche nelle due baie i produttori sono in grado di produrre fino a 30.000 tonnellate di conchiglie, produzione che del resto è divenuta un prodotto tipico croato. Se invece l’apporto d’acqua della Neretva al mare dovesse diminuire – situazione che ci si può realisticamente attendere, nella misura in cui la nuova centrale diminuirà sensibilmente il livello delle acque – la produzione delle ostriche sarebbe seriamente minacciata. In effetti, questo cambiamento genererebbe delle drastiche variazioni nella temperatura, nella salinità e nel tasso dei sali minerali che si accumulano quando un fiume si getta nel mare, vale a dire una trasformazione delle condizioni naturali che attualmente consentono l’allevamento delle ostriche.
Benché la compagnia elettrica Elektroprivreda della Republika Srpska e l’investitore, la compagnia britannica ETF, continuino a cercare di convincere l’opinione pubblica che la realizzazione del progetto non presenta alcun rischio per il corso del fiume Neretva, le associazioni ecologiste segnalano che si tratta in effetti di studi commissionati e pagati per provare le ipotesi degli investitori stranieri. Con grande sicurezza gli ecologisti locali affermano che l’imbrigliamento delle acque attraverso tunnel, dai campi di Gatacko polje, Nevesinjsko polje, Dabarsko polje e Fatnicko polje verso il lago di ritenuta delle acque di Bileca e successivamente nel fiume Trebisnjica avrebbe come risultato il prosciugamento delle sorgenti dei fiumi del bacino della Neretva, vale a dire la Buna, la Bunica e la Bregava, il che causerebbe una magra del fiume Neretva ed un immediato afflusso di acqua marina salata nella valle della Neretva.
Tutto per il profitto
Mentre nel mondo intero si dà oggi la preferenza all’eolico, in Erzegovina orientale si costruiscono ancora delle centrali idroelettriche! Il motivo di una tale decisione è senza dubbio il profitto, dato che cedendo l’elettricità così prodotta ai suoi investitori inglesi del gruppo EFT, la compagnia Elektroprivreda della RS arriverebbe a coprire nei prossimi sette anni il costo dei lavori di costruzione. Secondo alcune stime, il profitto annuale previsto per l’elettricità prodotta e venduta grazie a questa centrale idroelettrica ammonterebbe a 5 milioni di euro.
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