Il cinema di Istanbul
Apre domani con "Saturno contro" la 26a edizione del festival del cinema di Istanbul. 19 film in concorso, retrospettive e documentari. Nostra intervista ad Azize Tan, direttrice del festival. Lo stato di grazia del cinema turco
La 26a edizione del festival del cinema di Istanbul che si apre il 31 marzo avrà un sapore molto particolare. Per la prima volta nella sua storia infatti il festival sarà aperto dalla proiezione di un film di un autore turco: "Saturno contro", di Ferzan Özpetek, che sarà anche il presidente della giuria. Saranno 19 i film in gara per aggiudicarsi il tulipano d’oro. Tra gli altri "La stella che non c’è" di Gianni Amelio", il già pluripremiato "Lady Chatterley" di Pascal Farran, "Half Moon" di Bahman Ghobadi, "Delirious" di Tom DiCillo, il coreano "King and the clown" di Lee Jun-ik, "The Magic Flute" di Kenneth Branagh e due film turchi: "Beynelmilel" e "Aspettando il paradiso". Il concorso riservato ai film turchi si presenta particolarmente ricco, con 20 pellicole in gara. Accanto alle competizioni numerose sono le iniziative collaterali: le retrospettive dedicate a Gus Van Sant, che sarà anche ospite nella serata conclusiva, e Pier Paolo Pasolini; la nuova sezione "Dal Mediterraneo al Caucaso"; una sezione dedicata al nuovo cinema russo e documentari. Il festival si concluderà il 15 aprile con la proiezione di "Good german" di Stefan Soderbergh.
Azize Tan è la giovane ed entusiasta direttrice con la quale abbiamo parlato di festival e cinema
Lo scorso hanno sono stati staccati 35 milioni di biglietti nelle sale del paese. Nel 2005 i film prodotti in Turchia erano 25, 33 nel 2006 e quest’anno saranno più di 60. Continua il momento favorevole…
In realtà in Turchia c’è una grande tradizione cinematografica. Negli anni ’70 si producevano anche 300 film all’anno, eravamo al livello dell’India, tutti andavano al cinema, le star erano veramente molto popolari. Tutto questo accadeva prima dell’era televisiva. Ancora oggi pero’, quando in tv passa un vecchio film di quell’epoca, gli ascolti sono sempre molto alti, un altro segno di quanto la cultura cinematografica sia radicata nel paese. Poi è arrivato il colpo di stato del 1980 che ha rappresentato una tragedia non solo per il cinema ma per la vita culturale e sociale in genere. Ci sono voluti alcuni anni perché il cinema nazionale cominciasse a riprendersi, con una nuova generazione di registi, Nuri Bilge Çeylan, Zeki Demirkubuz, Derviş Zaim e Yeşim Ustaoğlu, che hanno portato un nuovo modo di fare cinema. Film ed autori che sono riusciti anche a farsi conoscere all’estero, e questo ha dato la possibilità a molti di vedere un futuro per il cinema, incoraggiando anche le produzioni commerciali. Si è cominciato ad investire nel cinema ed a guadagnare con il cinema. Anche le autorità ed il governo hanno cominciato ad impegnarsi nei confronti del cinema approvando nuove leggi. Il ministero della cultura appoggia il cinema perché sono interessati a che i film vengano presentati e conosciuti all’estero.
Questo ha permesso che si facessero notare nuovi autori, penso a Selma Köksal che è regista ed attrice teatrale, oppure ai fratelli Tayland, che lavorano nell’industria ma che sono soprattutto dei grandi cinefili, vedono molti film, conoscono tutto. Una nuova generazione in grado di fare film commerciali, apprezzabili però anche dal punto di vista artistico.
Forse la vera novità degli ultimi anni sono proprio le produzioni commerciali…
Sì certo, ma io credo che il loro successo non durerà, almeno nelle proporzioni attuali. Spesso poi si tratta di remake di vecchi film di successo degli anni ’70, che riescono ancora ad avere un grande successo. In genere credo che sul lungo periodo i film di grande successo porteranno soldi a tutto l’ambiente. Prendiamo l’esempio di Baba ve Oğul (Padre e figlio). Un film a basso costo che ha riscosso un grande successo, la produzione ha guadagnato molto e così ora il suo regista può permettersi di girare il film che vuole. Lo stesso vale per Cem Yılmaz, un popolarissimo attore comico, che ha spopolato nelle sale con una produzione molto costosa, GORA, ed adesso si è potuto permettere di fare il film che desiderava "Hokkabaz" – Il mago – che sarà presente al festival.
Quest’anno la sezione dedicata al cinema turco sarà particolarmente affollata…
Praticamente tutti i nuovi film turchi della stagione sono presenti al festival. L’anno scorso i film erano solamente 8, adesso ce ne sono 16 in concorso più altri 5 fuori competizione e poi non dobbiamo dimenticare i documentari. Forse 16 film sono molti ma li abbiamo comunque voluti tutti. Da sottolineare che, di questi, 10 sono opere prime oppure seconde opere. Esiste una nuova generazione che promette cose importanti nel futuro. "Zincirbozan" – Lo spezzacatene – ad esempio è del genere film politico americano, racconta il periodo del colpo di stato, si tratta di un film commerciale che ha però anche molte qualità sul piano artistico. Lo stesso vale per Takva che è una coproduzione con la Germania.
Quali sono le ragioni di questa effervescenza tra gli autori turchi?
Innanzitutto le persone hanno imparato a fare film, le persone adesso sono più aperte, come tutta la Turchia del resto, viaggiano, vanno ai festival e vedono molti film, imparano, sanno anche cosa succede al di fuori del paese ed hanno poi una grande voglia di fare film. Personalmente poi credo molto nel ruolo di stimolo che possono avere le coproduzioni. In questo senso per la seconda volta abbiamo proposto all’interno del festival l’iniziativa Meeting on the bridge, riservata ai professionisti del settore, che permette a cineasti e produttori turchi di incontrare esponenti dell’industria cinematografica internazionale. In quest’occasione poi si discuterà anche di un altro problema molto sentito, quello della difesa del cinema nazionale.
Ritengo poi che le televisioni possano giocare un ruolo importante nello stimolare l’industria cinematografica. Tradizionalmente le televisioni si limitavano ad acquistare il prodotto finito. Sempre più ora si mostrano interessate ad investire nella produzione. La televisione pubblica ad esempio, TRT, ma anche i canali privati.
Negli ultimi tempi si è parlato spesso del rapporto tra cinema e nazionalismo, con esplicito riferimento al successo del film La valle dei lupi-Iraq…
Io credo che la Valle dei lupi non sia un film per il cinema ma piuttosto la continuazione di una serie televisiva, con il solo scopo di guadagnare soldi, tutto qui. Rivisto tra dieci anni non credo il film avrà qualcosa da dire, si tratta semplicemente di una moda, il nazionalismo va di moda. Accanto a questo esempio si possono però trovare molti film veri, film che magari si sarebbero dovuti fare anni fa, sulla storia del paese. Penso ai film sul colpo di stato, a quello sulla vita del poeta Nazim Hikmet, a Takva che affronta le questioni religiose oppure a Kücük Kıyamet – La piccola apocalisse – che affronta il dramma del terremoto.
Con quali criteri avete scelto i film del concorso internazionale?
Il nostro concorso ammette film che parlino d’arte, di artisti oppure adattamenti letterari. Non essendoci moltissimi film con queste caratteristiche è difficile trovarne di qualità. A me è molto piaciuto Lady Chatterley, che ho visto a Parigi prima che vincesse i Cesar, credo sarà un grande successo.
La novità è rappresentata dalla sezione "Dal Mediterraneo al Caucaso"…
Si ed è un’iniziativa che intendiamo portare avanti, perché vogliamo un festival che faccia conoscere i film di questa regione. La Turchia ha molti vicini, con i quali spesso abbiamo problemi, che dobbiamo capire e conoscere. Quindi ci rivolgiamo ai nostri spettatori perché capiscano cosa succede in questi paesi. Vorremmo che il festival di Istanbul diventasse un punto di riferimento importante per questa regione.
E una retrospettiva dedicata a Pasolini…
Ci sono tutti i film, molti cortometraggi ed anche il documentario di Bertolucci che, dopo la prima di Venezia, viene presentato ad Istanbul. Pasolini è uno dei miei registi preferiti, una retrospettiva era stata già realizzata 15 anni fa, abbiamo pensato fosse arrivato il momento di riproporla, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura e il Fondo Pier Paolo Pasolini di Bologna. Con loro organizzeremo anche un seminario dedicato al cinema pasoliniano con la partecipazione di Ninetto Davoli.
Mi sembra ottimista riguardo il futuro del cinema turco…
Io penso che anche se il cinema commerciale non potrà continuare a guadagnare quanto ha guadagnato fino ad oggi la tendenza positiva continuerà perché ci sono molte persone che vogliono fare cinema. Certo, bisogna intervenire ancora sulle leggi e promuovere la presenza delle tv commerciali. Ma anche se non credo che arriveremo a produrre 100 film l’anno, sì, sono ottimista.
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