Il business dell’edilizia
Per migliorare il turismo il Montenegro dovrebbe seguire la linea, prevista dal governo, dello sviluppo sostenibile e della conservazione ambientale. Il settore non governativo denuncia però abusi edilizi e investimenti sospetti, soprattutto sulla costa
Secondo il governo montenegrino e la strategia nazionale sullo sviluppo del turismo, il Montenegro dovrebbe seguire la strada dello sviluppo sostenibile e dei servizi esclusivi, visto il suo piccolo territorio e le bellezze naturali che rappresentano il vero patrimonio del Paese.
All’inizio degli anni ’90, il Montenegro si era auto proclamato "stato ecologico", inserendo questa definizione nel preambolo della propria costituzione. Inoltre, la potenzialità dell’eco turismo è stata sempre un elemento centrale nei discorsi dei politici sullo sviluppo del Montenegro.
Nel periodo del dopoguerra, il Montenegro ha dovuto fare i conti con una realtà poco piacevole: impianti turistici scadenti, infrastrutture in declino, problemi di smaltimento dei rifiuti e carenza d’acqua. Il governo ha iniziato ad affrontare il problema delle infrastrutture, con l’aiuto dell’Unione Europea, investendo milioni di euro nella ricostruzione delle strade e della rete dei trasporti. Anche i due aeroporti del Paese sono stati rimodernati. Ma i maggiori cambiamenti si sono visti nel settore immobiliare, che ha registrato un vero boom, seguito dall’aumento dei prezzi delle abitazioni sulla costa.
Ma mentre la Banca centrale del Montenegro (CBCG) annuncia che lo scorso anno il Paese ha attirato la cifra record di 1 miliardo di euro in investimenti esteri diretti, sembra che il Montenegro stia andando contro il trend mondiale, perché investe soprattutto in nuove costruzioni, andando a distruggere i paesaggi naturali, meta privilegiata dei cittadini in cerca di relax. Nonostante, quindi, l’esistenza di una strategia nazionale per lo sviluppo del turismo, sembra che il governo faccia ben poco per realizzarla.
Il Paese sperimenta ormai da alcuni anni il turismo di massa, invece di quello esclusivo. I cittadini della Serbia, con il loro basso potere di acquisto, e i nuovi ricchi russi costituiscono la base della clientela della costa montenegrina.
Budva, vecchia città fortificata, un tempo perla dell’Adriatico, è sottoposta ad un’urbanizzazione anarchica. Anche Sveti Stefan, l’isoletta interamente trasformata in albergo e un tempo frequentata dal jet set internazionale, risente per la devastazione in corso. Di fronte all’isola si costruiscono palazzi di molti piani, spesso senza alcun permesso di costruzione.
Il 6 giugno scorso, il settimanale montenegrino "Monitor" riportava il grande ottimismo del ministro del Turismo, Predrag Nenezic, che si è dichiarato soddisfatto della stagione turistica appena iniziata, dicendo che "è stato realizzato quasi l’80% del Piano d’azione per quest’anno". Nenezic ha ammesso che ci saranno ritardi di 5 o 10 giorni nei lavori di ricostruzione delle strade, e ha dichiarato inoltre che problemi come la carenza d’acqua o di elettricità quest’anno saranno contenuti.
Ma la vera novità, per l’estate 2008, è stata l’introduzione della tassa ecologica per i veicoli locali e con targa straniera. Un tentativo di salvaguardia dell’ambiente, visto l’aumento del traffico, proveniente soprattutto dall’estero durante la stagione estiva.
Dal canto suo il sindaco di Budva, Rajko Kuljaca, ha annunciato che entro la fine di giugno sarà messo in funzione l’impianto per la dissalazione dell’acqua, a Zavala vicino a Budva. Ma né il ministro né il sindaco di Budva hanno parlato della realizzazione di obiettivi strategici per poter puntare anche sul turismo di qualità. Così come non hanno parlato dell’incapacità dello Stato di impedire le costruzioni abusive, né del problema della drastica devastazione del paesaggio di Budva, ormai una metropoli del turismo montenegrino.
Budva entra infatti nell’estate 2008 con un’alta concentrazione di costruzioni tutto intorno alla città. Il ministro non spiega nemmeno perché il Montenegro affronti la seconda stagione turistica consecutiva con degli alberghi di lusso chiusi nell’area di Sveti Stefan, dopo che sono stati dati in concessione all’azienda di Singapore Aman Resorts.
Sul promontorio di Zavala, nel comune di Budva, il miliardario russo Sergei Polonsky, presidente del gruppo Mirax, sta costruendo il complesso alberghiero di lusso "Astra Montenegro". La compagnia aveva iniziato i lavori assieme alla Montinvest di Svetozar Marovic, il vicepresidente del partito di maggioranza DPS.
Il complesso di lusso che sta sorgendo lungo il mare, senza permesso di costruzione, negli ultimi mesi è stato spesso al centro del dibattito innescato dalla organizzazione non governativa MANS (Rete per l’affermazione del settore non governativo). La MANS ha anche denunciato Marovic al Procuratore di Stato, per il tentativo di formare un cartello in ambito edilizio, insieme con alcuni membri della sua famiglia e alcuni cittadini russi, sostenendo che Marovic, proprio grazie alle connessioni politiche e familiari, poteva esercitare il suo potere su ben 7 compagnie ed istituzioni pubbliche nel territorio di Budva, 6 delle quali operano nell’ambito della pianificazione ambientale e delle costruzioni di immobili.
Marovic inizialmente ha risposto che si trattava di una campagna sporca contro di lui e la sua famiglia. Ma pochi giorni fa il vicepresidente del DPS ha venduto la sua parte di proprietà della Montinvest al suo partner Dragan Sekulic, motivando l’operazione con poche parole alla radio di Budva: "Me ne sono andato affinché il mio nome non rechi dei problemi ai grandi investitori, anche se sono stato soltanto il comproprietario nella vendita del terreno. E’ ovvio che per una piccola parte di opinione pubblica è più importante il mio nome che il fatto che sia venuto un investitore conosciuto a costruire l’albergo."
La Montinvest si è tirata fuori dall’affare con la compagnia russa, vendendo la sua parte di proprietà per 10 milioni di euro alla Mirax. Adesso la MANS, che da alcuni mesi sostiene che quelle di Zavala siano costruzioni abusive, ritiene sospetta l’uscita di Marovic dall’affare.
Sempre secondo il settimanale "Monitor", nel centro di Budva c’è un’altra questione in corso. Si tratta dell’hotel Avala, dove è la compagnia britannica Beppler and Jakobson ad eseguire i lavori. Il vecchio edificio è stato distrutto, anche se era protetto dalla legge in quanto bene culturale secondo il decreto del 1948 e secondo il Registro centrale dei monumenti del 1994, e nonostante il fatto che si trovasse in una località archeologica della città vecchia.
A Budva, fino ad ora, sono stati messi in pericolo 3 monumenti risalenti all’antichità: i resti del palazzo romano Villa Urbana, che si trova sotto la sala da ricevimento del vecchio albergo, cioè l’ipocausto (antico sistema romano di riscaldamento sotto il pavimento), poi i mosaici romani ed i resti della necropoli di Budva.
Nel 1962 l’UNESCO aveva fatto alcune raccomandazioni sulla protezione del paesaggio dove si trovava il vecchio albergo. Questo era anche il motivo per cui l’Istituto nazionale per la salvaguardia dei beni culturali respinse nel 2005 la domanda del rappresentante legale della Beppler and Jakobson, Ana Kolarevic, sorella del primo ministro Milo Djukanovic, per la ricostruzione del vecchio albergo aggiungendo nuovi piani.
Alla fine la compagnia Beppler and Jakobson non ha più chiesto a nessuno il permesso ed ha semplicemente deciso di costruire il nuovo albergo al posto del vecchio.
Date le premesse, sono molti i dubbi che il Montenegro riesca davvero a portare avanti l’idea dello sviluppo sostenibile presentata nel Master plan dello sviluppo strategico del turismo, concepito sulle basi di una crescita durevole e della protezione dell’ambiente naturale.
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