Il 3 luglio alle urne: la grande sfida degli Albanesi
Una grande sfida per i partiti albanesi, che questa volta si affidano ad agenzie straniere per la cura dell’immagine, ma anche un’ultima chance per dimostrare all’UE la capacità di tenere libere e democratiche elezioni. Così sono viste le prossime elezioni politiche in Albania
Il prossimo 3 luglio l’Albania si recherà alle urne per le elezioni politiche: il Presidente della Repubblica, Alfred Moisiu, ha finalmente deciso la data, ponendo così fine alle dure polemiche tra la maggioranza e l’opposizione su questa scelta. Il Partito Democratico (Pd) di Berisha pretendeva che si votasse a fine giugno, temendo che l’inizio della stagione estiva avrebbe diminuito l’affluenza alle urne. I socialisti di Nano invece si appellavano alla Costituzione che, calcolando la durata dell’attuale Parlamento, avrebbe fatto ricadere la scelta non prima del 3 luglio e non dopo il 3 agosto.
Finita anche questa ennesima inutile polemica, i partiti politici albanesi hanno cominciato immediatamente la campagna elettorale. Ma con la decisione di Moisiu è cominciato anche l’esame più importante per l’Albania: dimostrare all’Europa la capacità di svolgere un processo elettorale democratico e regolare, ma soprattutto accettato da tutti.
L’ultima chance
In questi ultimi mesi da Bruxelles non hanno mai smesso di ripetere che queste elezioni sono un "banco di prova per la democrazia albanese", sono "l’ultima chance per l’integrazione" del Paese nell’Europa, che "più del risultato, è importante il processo elettorale in sé".
La serietà con la quale i vertici dell’Unione europea guardano queste elezioni ha spinto il Presidente Moisiu a fare qualcosa di inaudito, almeno per quanto riguarda la politica albanese: il 27 marzo scorso i leader dei 16 partiti parlamentari si sono uniti davanti al Capo dello Stato e hanno giurato e firmato che rispetteranno la Costituzione e le leggi dello Stato! Un appuntamento al quale partecipavano l’ambasciatrice degli Usa a Tirana e gli ambasciatori dell’Osce e dell’Ue.
Un "Codice Etico", come è stato chiamato, firmando il quale i politici albanesi si impegnano tra l’altro a riconoscere anche il risultato delle elezioni: una cosa per niente scontata in un Paese nel quale il perdente non ha mai accettato la sconfitta. Infatti gli analisti guardano con molto scetticismo la cosa, anche perché Nano e Berisha hanno pubblicamente promesso di abbandonare la scena politica in caso perdessero le elezioni: in realtà ad ognuno basterebbe non riconoscere il risultato del voto per venir meno alla promessa e legittimare la propria permanenza in politica.
Ma le politiche del 3 luglio hanno portato anche due novità: la prima è una specie di moda che sta prendendo piede tra i partiti albanesi, e cioè quella di affidare la gestione della campagna elettorale a società straniere. Il Pd ha siglato un contratto con l’americana "Barbour Griffith & Rogers": cifre da capogiro, segretissime, per avere la società che ha dato a George W. Bush un secondo mandato alla Casa Bianca. Il Movimento Socialista per l’Integrazione (Lsi) di Ilir Meta ha assunto l’italiana "Running S.r.l.", mentre il Partito Socialista è ancora in trattative con ben 14 società.
La seconda novità invece riguarda i sondaggi pre-elettorali, grazie ad un accordo tra l’Ong. "Mjaft" e la società "Gallup". Un primo dato sarà reso pubblico a metà maggio e un secondo a metà giugno, a meno di due settimane dalle elezioni. Ancora niente invece sulla possibilità di svolgere gli exit-poll nel giorno del voto.
Il candidato Premier, il pelo e il vizio
Dopo 8 anni all’opposizione, l’ex presidente Sali Berisha sa che questo è il momento giusto per riprendere il potere. E se vincerà diventerà Premier come del resto ha ammesso. Ma per farlo deve dimostrare a tutti, e non solo agli Albanesi, che è cambiato. Per questo, ha richiamato "a casa" tutti gli ex fondatori del Pd che in questi anni è stato proprio lui a cacciare via con la sua politica dell’ostruzionismo alle correnti antagoniste in seno al partito. Alcuni hanno accettato, altri invece no. Non hanno creduto al cambiamento del "dottore" l’ex premier democratico Aleksander Meksi e nemmeno Eduard Selami, a capo del Pd durante la presidenza di Berisha, emigrato poi negli Usa.
Anche il Congresso del Pd, tenutosi pochi giorni fa, dava l’idea di un cambiamento. E lo diceva pure lo slogan scelto: "Tempo di cambiare!". Davanti ai delegati, Berisha ha presentato anche il programma che seguirà una volta al governo. Tra le varie promesse, che non cambiano molto da quelle dei rivali, veniva sottolineato anche "il rispetto per i media". Parole che saranno sembrate assai grottesche ai giornalisti dell’emittente "News24", i quali aspettavano fuori perché gli era stato vietato di seguire i lavori: infatti, per ordine diretto di Berisha, è da nove mesi che a questa Tv è vietato seguire le attività e le conferenze stampa del Pd.
Un fatto che a molti fa venire in mente la violenza e la repressione usata contro i giornalisti durante gli anni di governo dei democratici (’92-’97). Del resto, anche gli Albanesi conoscono un proverbio che parla di un certo lupo, il suo pelo e i suoi vizi.
Rivoluzione rosa
Dopo 8 anni al potere, i socialisti invece sanno che questa volta sarà dura avere un altro mandato. Per questo, Nano ha voluto presentarsi alle urne con una nuova squadra. Più del 50% dei suoi candidati sono nomi nuovi che fanno parte della "società civile" (un termine del quale la politica albanese abusa molto). Una piccola rivoluzione del Ps.
Il leader socialista pare aver capito che gran parte dei suoi uomini hanno perso ormai credibilità, "grazie" anche a lui che non li ha risparmiati di accuse di corruzione e di abuso di potere. Ma gli "esclusi" non sembrano voler mollare facilmente: per ora si dice che sono in trattative, ma c’è chi azzarda anche qualche spostamento in blocco verso gli scissionisti dell’Lsi (Movimento socialista per l’integrazione) di Meta.
Comunque, l’ultima parola sui candidati socialisti spetta al Congresso che, dopo tanti rinvii, Nano ha deciso di convocare per il 5 maggio. Una scelta per niente casuale, secondo gli analisti: infatti in questa data l’Albania onora i suoi martiri caduti per liberare il Paese; festa anche dei veterani di guerra, ai quali Nano tenterà così di strappare qualche voto.
La sfida del 3 luglio è ufficialmente aperta. Sfida che per il Presidente Moisiu è importante quanto le elezioni del ’91-’92 che portarono la democrazia. Sfida che, agli occhi dell’Europa, è l’ultima possibilità concessa all’Albania.
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