Tipologia: Notizia

Tag: Minoranze

Area: Bulgaria

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I rom in Bulgaria: un breve quadro della situazione

La nostra corrispondente ci fornisce un quadro della situazione dei rom in Bulgaria a partire da una ricerca curata dalla Fondazione IMIR.

27/07/2002, Tanya Mangalakova - Sofia

Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica che prende considera quale punto di riferimento il censimento del 2001 sarebbero 365.797 i rom residenti in Bulgaria (su una popolazione totale di 7.973.673 abitanti). Ma, secondo i media questi dati non corrispondono alla realtà ed in Bulgaria vi risiederebbe almeno un milione di rom.
Dopo le proteste dei rom a Stoplinovo nel marzo del 2002, la risposta, nel giugno successivo degli abitanti bulgari di Stoplinovo con uno sciopero della fame e dopo gli scontri, nello stesso mese, verificatisi a Vidin il Paese sembra essere stato preso, riguardo ai rom, da una sorta di isteria collettiva. Tant’è che lo scrittore Hristo Kalchev ha scritto al Generale Boyko Borisov, segretario generale del Ministero degli interni, invitandolo ad "entrare tra le baracche e risolvere una volta per tutte la questione dei rom".

La disoccupazione

Se il tasso di disoccupazione in Bulgaria si aggira tra il 18 ed il 25% è sicuramente molto più alto tra i rom. Spesso all’interno di questa comunità raggiunge livelli che vanno dall’80 al 95% (dati riportati in una ricerca curata da Ilona Tomova e Emil Mitev condotta nel 2001 per conto dell’IMIR).
E chi riesce a trovare un lavoro ne trova uno che richiede poche od alcuna qualifica professionale. Il 20% degli intervistati riesce ad esempio a mantenere a livello essenziale di sussistenza la propria famiglia grazie alla vendita di ferro e carta riciclata. Spesso chi si occupa di questo sono uomini, senza alcuna educazione elementare, con famiglie numerose e molto povere.
Il 13% degli intervistati ha dichiarato invece si sopravvivere raccogliendo erbe medicinali, il 12% è coinvolto nel settore agricolo mentre il 10% nell’edilizia. Solo il 7% nel settore industriale. Il 5% ammette di mandare i propri figli a mendicare per strada. La bassa occupazione nel settore agricolo mette in risalto come questa comunità abbia poco o nessun accesso alle risorse produttive (terra) ed infatti molti di loro (20,5%) vivono in città. Solo il 2,2% di loro sono coinvolti in un percorso formativo.

Fame e povertà

Sempre secondo la ricerca curata dall’IMIR alla richiesta di definire lo stato materiale delle proprie famiglie il 49% degli intervistati lo definiscono povero, il 30% come miserabile, il 20% modesto e solo lo 0,6% come ricco.
Analizzato anche il loro rapporto con la fame. La maggior parte degli interivistati, il 48%, afferma che nei periodi di maggiore scarsità di cibo prende in prestito soldi per acquistarne, il 28% chiede in prestito cibo ai vicini mentre il 13% afferma che cerca cibo nelle campagne e nei giardini (spesso incorrendo nell’animosità dei coltivatori), il 7% cerca cibo tra le immondizie ed il 4% chiede le elemosina.
I dati riportati nella ricerca mettono in rislato un’assoluta insicurezza per quanto riguarda il lavoro: il 59% degli intervistati non aveva guadagnato nulla nell’ultimo mese e questo si ripercuote naturlamente sugli standard di vita.

I gironi

Circa il 90% della case dove risiedono i rom sono abusive. La struttura di un quartiere rom consiste solitamente in una sorta di tre cerchi concentrici. In quello esterno vivono le famiglie più abbienti, in villette a due piani spesso con giardino, in quello centrale vivono invece le famiglie della classe media. Le case sono quasi tutte di proprietà, di solito ad un unico piano. Al centro in vere e proprie bidonvilles vivono invece i più poveri in quello che molti definiscono "il girone dell’inferno".
Seconod gli stessi rom in passato questo gruppo di cittadini estremamente marginali e degradati non rappresentava più del 3-5% del totale della popolazione rom. Erano di solito i vicini che si prendevano cura di loro in modo da evitare che i loro comportamenti potessero compromettere i rapporti con le altre comunità. Ora le persone che avrebbero "toccato il fondo" sono molte di più ed arrivano a rappresentare anche il 15% della comunità ed il rapporto di vicinato è saltato spesso perché molte famiglie sono ai limiti della sopravvivenza e non possono materialmente permettersi di aiutare i più emrginati e contemporaneamente non sono in grado di impedire loro di attuare atti criminosi. E così le persone che abitano queste bidonvilles sono cadute in una doppia esclusione sociale. La prima è quella rispetto alla società e comunità bulgara e da tutte le reti di aiuto sociale che questa esprime, la seconda dalla loro stessa comunità.
E le condizioni di uesti quartieri sono sempre più disperate. Basti pensare che nel 17% delle case di queste bidonvilles non vi è alcun mobile, spesso mancano anche i letti. E vi è un fortissimo problema di sovrapopolazione.

Analfabetismo

Negli ultimi anni a causa della cronica mancanza di finanziamenti per il settore scolastico sono stati chiusi molti istituti che garantivano a scolari e studenti vitto ed alloggio durante gli anni di studio. E’ stata una vera e propria tragedia per molti rom che basavano su questo la loro sorvavivenza e le poche possibilità che avevano di studiare.
Attualmente il numero di bambini rom analfabeto è molto alto. Difficoltoso il loro inserimento nella scuola anche a causa della loro spesso scarsa conoscneza della lingua bulgara.
Secondo Mihail Ivanov, Presidente del Consiglio nazionale per le questioni etniche e demografiche organo istituito dal Consiglio dei Ministri del Governo bulgaro nel Paese vi sarebbero più di 130.000 rom totalmente analfabeti.
E’ quindi necessario ed urgente un programma a media e lunga scadenza per iniziare proprio dalla scuola e dall’educazione ad integrare i rom nella società bulgara.

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