Tipologia: Notizia

Tag:

Area: Balcani

Categoria:

I Panama Papers visti da Est

La grande inchiesta denominata Panama Papers si è fatta sentire anche nei paesi del sud est Europa, Caucaso compreso, portando a galla nomi di politici, funzionari e aziende

14/04/2016, Nela Lazarević -

I-Panama-Papers-visti-da-Est

Panama Papers ha coinvolto anche i paesi dell’Europa dell’Est, recando fastidi a personaggi di spicco del mondo politico e imprenditoriale. Molti i nomi emersi dal fiume di 11.5 milioni di documenti che copre un periodo che va dalla metà degli anni ’70 fino alla fine del 2015 mettendo a nudo l’operato di una delle principali ‘fabbriche dell’offshore’ nel mondo: lo studio legale panamense, Monsack Fonseca.

Molte delle rivelazioni pubblicate fino ad ora non rappresentano per il pubblico locale delle novità assolute, ma aggiungono piuttosto dei dettagli importanti per comprendere meglio dinamiche già note o per confermare e ampliare alcune inchieste precedenti e dando peso ai vari segreti di Pulcinella.  

I personaggi coinvolti sono stati veloci a reagire, per lo più negando le accuse, mentre le autorità competenti sono state svelte a dichiarare la risolutezza a esaminare diligentemente i dati pubblicati in cerca di violazioni. 

Non sono mancate le proposte concrete, come quella del presidente ucraino, che ha reagito facendosi paladino della ‘de-offshorizzazione’ del paese. O del Parlamento bulgaro – paese dove al momento non sembrano essere coinvolti personaggi politici di spicco – di limitare la partecipazione delle società offshore nelle aziende bulgare a un massimo del dieci percento. 

Rimane da vedere se alle dichiarazioni nominali seguiranno azioni concrete in forma di conseguenze legali dove necessario. Molti cittadini disillusi si pongono la domanda se le rivelazioni eclatanti dei Panama Papers faranno un buco nell’acqua nonostante la mole immensa di materiale compromettente.

Intanto, continua il lavoro delle testate in tutta la regione alle quali l’ICIJ ha affidato il compito di estrarre dal mare di 11.5 milioni di documenti le informazioni rilevanti al livello nazionale. In molti dei paesi dell’area non sono stati ancora resi noti nomi e dettagli, ma solo numeri delle società e dei cittadini coinvolti. Nei paesi dei Balcani i dettagli sui Panama Papers sono attesi tra qualche settimana. 

Azerbaijan

In Azerbaijan i ‘Panama Papers’ hanno aggiunto ulteriori importanti dettagli in merito alle già note attività offshore della "prima famiglia" – il Presidente Ilham Aliyev, sua moglie, Mehriban, e le due figlie, Leyla e Arzu – delle quali ha già parlato l’ICIJ in un’inchiesta del 2013 . Le rivelazioni di Panama Papers mettono a luce un impero enorme che comprende banche, operatori telecom, miniere d’oro e case a Londra – con proprietà e partecipazioni aggrovigliate dietro a società di comodo registrate nei paradisi fiscali, per lo più a nome delle figlie, della moglie e altri familiari e amici del presidente.

In particolare, i documenti di Monsack Fonseca mostrano come la prima famiglia dell’Azerbaijan si sia aggiudicata il controllo delle miniere d’oro del paese con una partecipazione molto più grande di quanto era già emerso da un’inchiesta pubblicata da OCCRP, alla quale ha collaborato la giornalista azera Khadija Ismayilova (successivamente incarcerata e condannata a sette anni e mezzo di reclusione in un processo di forte connotazione politica). L’inchiesta di Ismayilova, pubblicata nel 2012, era già sulle tracce di tre società con base a Panama registrate a nome delle figlie di Aliyev e di un amico di famiglia, che servivano per mascherare la partecipazione del Presidente nella Globex International LLP. Dai documenti di Mossack Fonseca emerge che la famiglia di Aliyev e i suoi stretti amici controllavano il 56 percento del consorzio al quale era concesso a sua volta un controllo del 70% della miniera, con il restante 30% nelle mani del governo. 

Ucraina

La fuga di notizie ha rivelato come “il re del cioccolato”, l’oligarca e Presidente dell’Ucraina, Petro Poroshenko non abbia mantenuto del tutto la promessa fatta durante la campagna elettorale secondo la quale si sarebbe dedicato completamente alla politica nel caso della vittoria delle elezioni, abbandonando del tutto il proprio impero e il più grande business dei dolci nel paese – la fabbrica di cioccolato Roshen. 

La sua, in effetti, era una dichiarazione più vincolante di una semplice promessa elettorale, in quanto la costituzione ucraina vieta al presidente di occuparsi di attività imprenditoriali mentre è in carica. Rinunciare al business era vincolante anche dal punto di vista delle leggi anti-corruzione che vietano agli ufficiali pubblici di condurre attività economiche private.

Ma le scomode cartelle di Mossack Fonseca mostrano nero su bianco, con tanto di copia catalogata del passaporto di Poroshenko, che il Presidente ucraino ha fondato delle società offshore ad agosto del 2014, quando era già in carica come leader politico da un paio di mesi. 

Eletto Presidente il 25 maggio del 2014, inaugurato il 7 giugno, Poroshenko ha fondato l’azienda Prime Asset Partners Ltd nelle Isole vergini britanniche ad agosto dello stesso anno, come unico azionista – copia del suo passaporto è stata trovata tra i Panama Papers. Peraltro, della sua attività offshore – che faceva da holding per le aziende legate a Roshen in Ucraina e Cipro – non vi è traccia nelle dichiarazioni patrimoniali di Poroshenko, il che classifica queste attività come illegali da un altro punto di vista ancora. 

Il Presidente ucraino ha negato le accuse (dichiarando che la holding offshore serviva per aumentare la possibilità di vendere la Roshen aumentandole la credibilità internazionale in un momento geopolitico difficile per l’Ucraina), e facendosi paladino delle cosiddette misure per la ‘de-offshorizzazione’ dell’Ucraina , promettendo tra l’altro di impegnarsi per assicurare, entro il primo gennaio del 2017, l’accesso ai dati riguardo i conti dei residenti ucraini in qualsiasi banca del mondo. Secondo alcune stime citate da OCCRP, il business delle offshore costa all’Ucraina 11.6 miliardi di dollari in introiti persi. 

Georgia

E’ emerso il nome dell’ex primo ministro (ottobre 2012 – novembre 2013) della Georgia, il miliardario Bidzina Ivanishvili, che con l’ausilio degli avvocati panamensi ha registrato nelle Isole vergini la società Lynden Management Ltd nel 2006. L’azienda, a differenza di alcune altre sue attività imprenditoriali, non risulta nelle dichiarazioni patrimoniali. Dalle cartelle dedicate all’azienda di Ivanishvili si apprende, secondo quanto rivelato dall’OCCRP , che l’ex premier aveva evitato di inviare la copia del proprio passaporto per quasi quattro anni nonostante diverse richieste da Mossack Fonseca, fatte in linea con le leggi anti-riciclaggio. 

Armenia

Emerge il nome del funzionario del ministero di Giustizia armeno Mihran Poghosyan come proprietario di tre società offshore registrate a Panama – tra cui la Sigtem Real Estates Incorporated e Hopkinten Trading Incorporated registrate nel 2011, quando Poghosyan aveva già quest’incarico pubblico. Le due società offshore controllano a loro volta l’azienda Best Realty Ltd, registrata in Armenia, che si è aggiudicata la privatizzazione del complesso sportivo e da concerti Karen Demirchyan a Yerevan in un affare da 26 milioni di dollari.  

In qualità di partner dell’offshore business di Poghosyan è coinvolto anche il deputato Artur Stepanyan, che risulta direttore della Sigtem Real Estates Incorporated, a dispetto della legge armena che vieta ai parlamentari di occuparsi di attività imprenditoriali mentre sono in carica. 

La terza società offshore legata a Poghosyan, Bangio Invest S.A. registrata nel 2005, è l’unico proprietario dell’azienda armena Fresh Ltd, che controllava una rete di supermercati prima di cessare le attività. 

Alle società di cui sopra risultano inoltre legati dei conti in Svizzera del funzionario e di un suo zio, Mikhail Haroutyunyan. Diversi altri parenti di Poghosyan risultano proprietari di società offshore. Poghosyan ha reagito alle rivelazioni di Panama Papers negando il proprio coinvolgimento in queste società nonostante non vi sia traccia di cambio di proprietà nei documenti di Mossack Fonseca. 

Romania

Secondo il sito romeno di giornalismo investigativo Rise project , che ha collaborato nella mega inchiesta, tra i documenti di Mossack Fonseca si trovano importanti dettagli che riguardano partecipazioni nella miniera d’oro di Rosia Montana e le privatizzazioni controverse della raffineria Rafo e del produttore di alluminio Alro. In particolare, emerge il nome dell’imprenditore Vasile Frank Timis, iniziatore del progetto Rosia Montana, che ha usufruito dei servizi di Mossack Fonseca per avviare proprie attività in Romania negli anni novanta. 

Moldavia

Il nome dell’ex primo ministro di Moldavia, Ion Sturza , è riconducibile ai documenti di Mossack Fonseca. 

Grecia

Il più noto tra i greci che hanno utilizzato i servizi della ‘fabbrica’ panamense di aziende offshore è Stavros Papastavrou, consigliere degli ex primi ministri Kostas Karamanlis e Antonis Samaras. Papastavrou risulta membro dei consigli d’amministrazione di tre aziende offshore fondate tra il 2005 e il 2014 sotto i nomi di Green Shamrock Foundation, Diman e Aisos. Era presidente di Aisos nel 2006. 

Papastavrou ha reagito alle indiscrezioni dichiarando di non ricordarsi nemmeno delle aziende in questione e di non avere l’obbligo di dichiarare in Grecia il legame con tali società siccome non ne è il proprietario, ma solo membro del cda senza benefici finanziari. 

Bulgaria

Il quotidiano 24 Chasa, l’unico partner bulgaro di ICIJ, ha precisato che non risulta il coinvolgimento di politici bulgari. 

In attesa di ulteriori dettagli, i media bulgari parlano però di almeno 50 aziende, 16 proprietari e 78 azionisti di nazionalità bulgara coinvolti, con altre 100 persone tra direttori, agenti, avvocati con cittadinanza straniera residenti in Bulgaria o residenti all’estero in possesso del passaporto bulgaro. 

In seguito alla pubblicazione dei Panama Papers, il Comitato parlamentare per il budget e le finanze di Sofia ha proposto di introdurre un tetto massimo del 10% per la partecipazione delle aziende ‘offshore’ nelle società bulgare.

L’Agenzia delle entrate bulgara ha fatto richiesta di ulteriori informazioni a 24 Chasa, dichiarandosi pronta ad aiutare i giornalisti nel processare le informazioni che hanno in loro possesso. 

Serbia

Krik , partner di OCCRP in Serbia, ha pubblicato i nomi di diversi noti uomini di affari serbi che hanno usufruito dei servizi di Mossack Fonseca. Tra loro, un amico di famiglia del sindaco di Belgrado, Siniša Mali, che nega però ogni coinvolgimento del sindaco nelle sue attività offshore. A sua volta, Mali, proprietario di quattro aziende offshore nelle Isole vergini secondo le inchieste precedenti di Krik, non compare direttamente in Panama Papers perché usufruiva dei servizi di un altro intermediario – la Trident Trust Company. 

Mali però ha utilizzato i servizi di consulenza del rappresentante di Mossack Fonseca in Serbia, Mark Harrisson, in relazione alla privatizzazione dei distributori di benzina ‘Beopetrol’ un decennio fa quando era responsabile degli appalti presso l’Agenzia per le privatizzazioni. I distributori sono stati venduti a Lukoil – una privatizzazione che il Consiglio per la lotta alla corruzione (organismo statale di sostegno al governo nella lotta alla corruzione)  ha definito corrotta con danni per lo stato di 100 milioni di euro.

Krik parla anche di nuovi dettagli in merito alla prassi di esportare denaro a Cipro diffusa negli anni novanta tra l’élite politica e imprenditoriale locale. In particolare, i documenti di Mossack Fonseca confermano legami imprenditoriali tra alcuni personaggi controversi del mondo imprenditoriale che si ritiene abbiano aiutato il trasferimento illecito di denaro durante l’era del regime di Milošević. In questo periodo si stima siano stati portati fuori dal paese un miliardo di marchi tedeschi con l’ausilio di aziende offshore. 

Montenegro

In attesa di ulteriori dettagli, i media locali hanno rivelato che vi sono 13 aziende, due clienti dello studio Mossack Fonseca e 16 azionisti coinvolti. 

Mark Harrisson, rappresentante di Mossack Fonseca in Serbia secondo le rivelazioni di Krik, è consulente di lunga data del governo montenegrino. Harrisson è fondatore o direttore di quattro aziende attive in Montenegro. Secondo quanto riportato dal quotidiano Vijesti di Podgorica, Harrisson risulta il direttore esecutivo della società “Adriatic Marinas” che gestisce Porto Montenegro, la marina per yacht di lusso. Inoltre, Harrisson è fondatore di due aziende che offrono servizi di consulenza con base a Podgorica –  “The Full Monte” e “Harisons”.

Dalle informazioni pubblicate dal centro di inchiesta serbo Krik, emergono anche i nomi di due piloti, proprietari dell’azienda "Prince Aviation" che appare nelle carte della procura di Bari come responsabile di aver trasportato danaro guadagnato dal contrabbando di sigarette tra il Montenegro e l’Italia negli anni ’90. Nel 2009, gli stessi due piloti hanno registrato la società "DSP Jet Co Limited" con sede alle Seychelles. L’attività della società non è nota. 

Slovenia

Il quotidiano sloveno Delo parla del coinvolgimento di almeno 74 aziende slovene. Il cliente sloveno principale dello studio Mossack Fonseca è l’azienda Upc Svetovalna skupina, specializzata in consulenza finanziaria. L’Upc ha registrato almeno 17 società offshore con l’ausilio dello studio panamense.

editor's pick

latest video

news via inbox

Nulla turp dis cursus. Integer liberos  euismod pretium faucibua

Possono interessarti anche