Europa: gli stranieri comunitari e il voto
Operation vote è un programma per promuovere il diritto al voto degli stranieri comunitari nei paesi che li ospitano. Una rassegna sulla comunità romena in Italia, in vista delle sempre più vicine elezioni europee
Tic tac, tic tac. Il tempo corre e per alcuni è già scaduto. L’orologio dell’integrazione ha scadenze fissate ma per molti sconosciute che rischiano di lasciare fuori grandi minoranze, grandi comunità straniere ma comunitarie dalla vita attiva del Paese in cui vivono. E’ il caso dei romeni in Italia: più di un milione di persone secondo le statistiche ufficiali (oltre 1,5 milioni per quelle delle associazioni locali) che in vista delle elezioni europee e locali potrebbero rappresentare un bacino di voti, ma anche una forza da sfruttare al massimo per raggiungere un grande obiettivo: quello dell’integrazione.
“Operation Vote”, programma realizzato in 5 Paesi (Italia, Austria, Portogallo, Spagna, Svezia), ha il supporto del programma Fundamental Rights and Citizenship dell’Unione europea, e punta a far conoscere diritti e doveri dei comunitari che vivono all’estero.
Europee
Prima scadenza? Il 24 febbraio, data entro cui i comunitari residenti in Italia dovrebbero essersi registrati alle liste elettorali aggiunte per poter votare alle europee del 25 maggio. Seconda scadenza, forse più importante per i romeni d’Italia, il 15 aprile: iscrizione alle liste aggiunte per poter votare alle amministrative.
Il milione di romeni che vive e lavora in Italia, però, sino ad ora raramente è riuscito a sfruttare a pieno i propri diritti di cittadino comunitario, in particolare la possibilità di votare per le elezioni amministrative ed europee. Per questo “Operation Vote” vuole veicolare un messaggio: avere il diritto di voto non porta automaticamente alla possibilità di votare. E l’informazione sul tema langue, soprattutto in quegli uffici comunali che dovrebbero diffonderla.
L’ambasciatore di Romania in Italia, Dana Constantinescu, ha sottolineato l’importanza del voto: "I romeni che vivono in Italia hanno dei doveri e dei diritti. La partecipazione alle elezioni dovrebbe essere vista come un dovere, un modo di avere una voce rappresentativa nelle istituzioni italiane". Per fare un esempio di quanto sia difficile far passare questo messaggio basta prendere il caso di una delle zone che ospita una grande fetta della comunità romena in Italia: Roma. Nella capitale vivono più di 80.000 romeni iscritti all’anagrafe, al 31 dicembre 2011 il numero ufficiale era di 79.636 residenti, ma sulle liste elettorali aggiunte risultavano iscritti, prima delle elezioni amministrative del 2013, solo in 4.416.
Romeni d’Italia
I romeni in Italia costituiscono la più ampia collettività di votanti UE presenti in un paese diverso da quello di origine. Nel 2012 in Italia vivevano 4,38 milioni di stranieri residenti, secondo il Dossier Statistico Unar-Idos, pari al 7,4% della popolazione. “Tra le provenienze continentali prevaleva l’Europa (50,3%) e tra i comunitari la prima collettività era ed è quella romena con 1,032 milioni di cittadini. Tra le aree di residenza le preferite figurano le regioni del Nord (61,8%) e del Centro (24,2%), mentre le provincie di Roma e Milano, da sole – si scrive nel rapporto – ospitano un sesto dei residenti romeni in Italia (16,9%)”. "Lo scopo di questa campagna – ha spiegato Miruna Cajvaneanu dell’Associazione Europaeus – è di informare. Troppo spesso i politici, i funzionari dell’anagrafe e i media si accorgono alla fine delle campagne elettorali della comunità romena e a quel punto il termine per l’iscrizione è già passato".
Amministrative
E per questo più delle europee, elezioni che purtroppo risentono del sentimento di lontananza dei comunitari verso Bruxelles, il polso della situazione potrà aversi, forse con le amministrative. I romeni d’Italia, infatti, sembrano più interessati al livello locale che a quello sovranazionale. Lo dimostrano gli esempi di consiglieri comunali romeni eletti e confermati a secondo mandato, come Gheorghe Raica, consigliere ad Alessandria, dove insiste una comunità di circa 7.000 romeni tra la città e la provincia.
O ancora meglio la storia di Adrian Chifu, in Italia dal 1996, a Verbania dal 2001, già consigliere comunale, manager nel settore del commercio e dell’edilizia e pronto "all’ultimo passo dell’integrazione, l’ultima sfida: candidarsi a sindaco di Verbania”. A sostenerlo una lista civica multietnica, ma "il dialogo con destra e sinistra è aperto", ha detto Chifu, che lavora nella ditta del fratello in Italia e ha una sua società in Romania a Piatra Neamt, non è un novellino della politica. Già in Romania è stato amministratore locale e si è candidato alle ultime politiche nelle liste di Dan Diaconescu, il cosiddetto Berlusconi romeno.
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