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Europa amara

Un recente rapporto della Commissione europea critica duramente la Bulgaria per lo scarso impegno nella lotta alla corruzione e alla criminalità. L’esito di questa bocciatura è il blocco di 825 milioni di euro di fondi. Le reazioni di politici e analisti bulgari

25/07/2008, Tanya Mangalakova - Sofia

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Il 23 luglio la Commissione Europea ha deciso di bloccare definitivamente 825 milioni di euro di fondi alla Bulgaria, che fino ad oggi erano rimasti congelati, e di ritirare l’accredito a due agenzie statali impegnate nella gestione di denaro proveniente da Bruxelles a causa dei pochi passi in avanti nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata.

Nel rapporto annuale della Commissione, emesso in questa data, si legge che i pochi processi intentati nella "guerra contro la corruzione" dichiarata da Sofia riguardano in realtà "una frazione estremamente piccola dei crimini di questo genere" e che rappresentano "un progresso molto piccolo nel processo di congelamento e confisca di beni ottenuti per vie illegali". Nel suo insieme, il rapporto critica Sofia con toni molto accesi, "perché la mancanza di risultati convincenti da parte delle attuali strutture di governo è sorprendente, e sono necessarie iniziative urgenti perché la situazione possa mutare".

I media bulgari hanno commentato il blocco dei fondi europei come una misura punitiva volta a proteggere le tasche dei contribuenti europei ed hanno parlato di "sanzioni più forti nella storia dell’Unione Europea". Il tentativo di Sofia di nascondere i problemi reali, insieme al nepotismo e alla corruzione nei piani alti del potere hanno portato al sonoro schiaffo ricevuto ora da Bruxelles. Secondo molti commenti, però, poteva andare anche peggio, se la Commissione avesse deciso di minacciare un rinvio dell’ingresso della Bulgaria nella zona Schengen e in quella della moneta unica. Il quotidiano Dnevnik ha scritto che l’euro-commissario bulgaro, Meglena Kuneva, avrebbe provato a smorzare i toni del rapporto europeo fino all’ultimo, mentre i suoi colleghi Jacques Barrot (Francia) e Danuta Hubner (Polonia) avrebbero insistito per un rapporto ancora più negativo.

Ancora teorie della cospirazione

Nonostante il rapporto negativo, il premier Sergey Stanishev non ha voluto estromettere i ministri maggiormente responsabili dell’insuccesso. In conferenza stampa, Stanishev ha annunciato che i vari ministeri realizzeranno piani d’azione che verranno poi analizzati politicamente dai leader dei tre partiti di maggioranza, il Partito Socialista Bulgaro (BSP) il Movimento per le Libertà e i Diritti (DPS) e l’NDSV, movimento capeggiato dall’ex monarca Simeon Sakskoburggotski.

Il premier ha annunciato che ha ricevuto informazioni riguardo ad "iniziative mirate contro la Bulgaria da parte di commissari appartenenti alla famiglia politica dell’opposizione bulgara". Aggiungendo poi che "esistono decine di esempi positivi sulle attività della Bulgaria come partner all’interno dell’Ue".

Ancor prima che il rapporto divenisse pubblico, politici di alto rango di area governativa avevano iniziato ad utilizzare la "teoria della cospirazione", arrivando ad accusare Bruxelles di utilizzare la Bulgaria come capro espiatorio all’interno dell’Unione, di utilizzare un doppio standard nei confronti del paese e di appoggiare un complotto tramato dall’opposizione interna. Il presidente Georgi Parvanov ha chiesto ai propri connazionali di non lasciarsi prendere dal pessimismo o da sentimenti anti-europei.

Il ministro degli Esteri, Ivaylo Kalfin, nel tentativo di scaricare la "patata bollente" ha sostenuto che la destra europea lavora in modo coordinato con l’opposizione parlamentare ed extraparlamentare bulgara contro il governo. Secondo Kalfin il rapporto europeo, dai toni molto negativi, è stato preparato a tavolino, ed ha portato grandi danni alla Bulgaria. Secondo Solomon Pasi, deputato dell’NDSV ed ex ministro degli esteri, il rapporto è obiettivo, e le forze al governo non prendono in dovuta considerazione le indicazioni di Bruxelles. La sua, però, è stata una presa di posizione isolata, mentre in molti si affrettavano a trovare responsabilità altrove.

Un giorno prima che venisse reso pubblico il rapporto, l’Ufficio Europeo per la Lotta Anti-frode (OLAF), ha annunciato che nel 2007 la Bulgaria è stato il paese col maggior numero di inchieste sull’uso di euro-fondi pro-capite (52 inchieste su una popolazione di circa 7 milioni), seguita dalla Romania (95 casi su una popolazione di 21 milioni circa) e quindi dalla Grecia. A differenza di Sofia, però, a Bucarest è stata riconosciuta una collaborazione attiva alle inchieste, e quindi la Romania non ha ricevuto sanzioni.

Vergogna e crisi

L’opposizione ha chiesto subito un voto di sfiducia verso il governo Stanishev, a causa dei danni materiali e morali che avrebbe causato al paese e ai suoi abitanti per il mancato arrivo dei fondi comunitari. Gli analisti della vita pubblica sono particolarmente critici verso i governanti. "Dobbiamo vergognarci, perché quanto succede non si riflette solo sulla nostra immagine, ma anche su come veniamo considerati in Europa e nel mondo", ha dichiarato il politologo Antoniy Todorov.

Secondo l’analista Ivan Krastev, la Bulgaria è un paese che "non riesce a dimostrare responsabilità politica". Lo stesso Krastev ha poi pronosticato per l’attuale esecutivo una crisi politica senza soluzione di continuità. "In questi tre mesi, che seguono la crisi nel ministero degli Interni (l’ex ministro Rumen Petkov è stato costretto alle dimissioni per contatti con il mondo della criminalità organizzata), le reazioni degli uomini di governo hanno dato l’impressione che l’esecutivo è più pronto alla lotta contro la Commissione Europea e l’OLAF che contro la corruzione nel paese".

Il 24 luglio allevatori infuriati hanno bloccato la strada per Kardzhali in cinque differenti municipalità per più di un’ora. Secondo i loro rappresentanti le sanzioni e il blocco dei fondi danneggiano in modo particolare i produttori bulgari, molti dei quali hanno preso prestiti per la gestione della propria attività, e che adesso diventa particolarmente difficile poter restituire. Dall’Associazione Nazionale dei Produttori di Latte hanno chiesto al governo di pagare comunque i fondi del bloccato progetto SAPARD utilizzando denaro proveniente dal budget nazionale.

Da mesi ormai i cittadini bulgari mostrano di avere più fiducia nelle istituzioni europee che in quelle nazionali. Rimane da vedere se Bruxelles sarà in grado di costringere il governo di Sofia a contrastare la corruzione e la criminalità organizzata nel paese. Esiste il pericolo che la Bulgaria, già oggi il paese più povero dell’Unione, possa divenire ancora più marginale e addirittura oggetto di ironia da parte dei propri vicini balcanici, come della Macedonia, dove il quotidiano "Utrinski Vesnik" ha commentato gli ultimi avvenimenti scrivendo che la Commissione Europea non ha il coraggio di ammettere che l’ingresso di Bulgaria e Romania nell’Ue è stato un grosso errore.

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