Esploso l’ufficio del console onorario di Macedonia in Pakistan
Un’esplosione di un ordigno all’interno del consolato macedone a Karachi, riapre la questione dei sette pakistani uccisi la scorsa primavera.
Giovedì 5 dicembre, delle persone ancora sconosciute hanno piazzato dell’esplosivo e fatto saltare l’edificio del Console onorario di Macedonia in Pakistan, nella città di Karachi. La polizia pakistana ha scoperto tre corpi nella spazzatura, tutti e tre sono stati torturati e uccisi prima dell’esplosione. La polizia ha inoltre scoperto delle scritte in arabo sui muri della casa.
I media immediatamente hanno iniziato a speculare su chi possano essere i possibili perpetratori dell’attacco. Sembra che ci siano tre possibilità di interpretazione dell’accaduto. La prima è che l’attacco possa essere stato indirizzato non al Consolato stesso, ma al businessman pakistano Bilal Ahmed Kureshi, console onorario della Repubblica di Macedonia, per qualche suo accordo in affari. La seconda possibilità, e la più plausibile, sostiene che l’attacco giunge come avviso alla Macedonia per la sua "forte presa di posizione nell’appoggio alla lotta anti-terrorismo". Questa possibilità è stata apertamente congedata.
La terza possibilità, comunque, è che l’attacco sia stato una rivendicazione dell’uccisione dei sette cittadini di nazionalità pakistana nella primavera scorsa. Ci si ricorderà che la polizia macedone intercettò un pulmino con sette persone a bordo che furono tutte uccise nello scontro con la pattuglia macedone. L’allora ministro dell’interno dichiarò di aver intercettato un gruppo di terroristi, mentre la comunità internazionale dichiarò che si trattava di migranti innocenti che stavano cercando di raggiungere i porti albanesi per un ulteriore trasporto in Italia. Naturalmente, nessuno delle due versioni trova una evidenza cruciale in appoggio alle rispettive dichiarazioni, ma le sette vittime furono utilizzate per esercitare maggiori pressioni sul ministro dell’interno Boskovski, (promotore dell’opzione ultranazionalista in macedonia).
Ad ogni modo questa teoria potrebbe anche essere quella corretta, considerando il fatto che gli investigatori hanno rilevato delle scritte in arabo in cui si legge la parola "vendetta" e "colpiamo chi ha colpito per primo".
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