eSamizdat dedicato ad Anna Politkovskaja
La rivista di culture dei paesi slavi eSamizdat ospita nell’ultimo numero in pubblicazione due contributi dedicati alla giornalista russa
Anna Politkovskaja, Il giornalismo vale una vita? Cinque articoli da Novaja gazeta, a cura di Vivia Benini, eSamizdat 2007 (V)
Dall’incipit
La sua famiglia faceva parte della nomenklatura dell’epoca chrusceviana, i suoi genitori erano rappresentanti diplomatici sovietici nella sede delle Nazioni unite e, nel 1958, quando lei nacque a New-York, vivevano lì. Non è un particolare biografico da poco questo, nella vita di Anna Stepanovna Politkovskaja, giornalista e scrittrice, uccisa a Mosca il 7 ottobre 2006 con quattro colpi di arma da fuoco (l’ultimo alla nuca, il colpo di grazia che in "gergo tecnico", in russo, si dice kontrol´nyj), nell’ascensore del palazzo dove viveva, da un killer tutt’ora a piede libero.
Vogliono dire, quella famiglia e quell’infanzia all’estero, qualcosa di significativo che probabilmente ha influito sulla sua formazione culturale. Chi era figlio della nomenklatura aveva accesso a una vita "diversa" da quella della maggior parte dei sovietici. E, nel caso di Anna, figlia di diplomatici, la "diversità" aveva prodotto, si può dire, una marcia in più, o in meno, dipende dai punti di vista, un’evoluzione ulteriore, che significava prima di tutto apertura culturale e consuetudine con quello che ancora negli anni ’50 e ’60, ma anche dopo, era visto come un pericolo, almeno ufficialmente: il "famigerato" cosmopolitismo. Chi faceva parte del ristretto corpo dei diplomatici che venivano mandati nelle rappresentanze straniere, soprattutto in quei primi anni dopo la destalinizzazione, doveva essere molto "fidato". Interessi, oggi si direbbe geopolitici, di enorme rilevanza erano in gioco; gli equilibri.delicatissimi, la "guerra fredda".in pieno svolgimento. Proprio in quel lontano 1958, in marzo, Nikita Chruščev avrebbe parlato di "sospensione unilaterale degli armamenti nucleari" e, in.settembre, alle Nazione unite di "coesistenza pacifica" di "sovranità nazionale", tutti concetti che poi negli anni avrebbero avuto assai più complessi sviluppi, ma vengono qui solo accennati per riportare alla memoria il clima di distensione che allora sembrava ancora lontano dalla successiva gravissima crisi nei rapporti fra le due super potenze dell’inizio degli anni ’60. …
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Anna Politkovskaja, Sul palco della guerra, a cura di Marta La Greca, eSamizdat 2007 (V)
Dall’incipit
Perché Anna Politkovskaja? Perché La seconda guerra cecena? Perché la scelta di un libro così "duro"?
Anna Stepanovna Politkovskaja lavorava come corrispondente speciale per il giornale moscovita Novaja Gazeta e conosceva la Cecenia come le sue tasche, perché c’era stata moltissime volte. Per anni ha cercato di raccontare una guerra che ha vissuto sulla propria pelle, condiviso con il popolo ceceno. Per anni ha cercato di denunciare le violenze, le torture e gli stupri perpetrati dai militari russi in assoluta impunità. Per anni ha cercato di combattere con i suoi scritti l’anarchia che regna nell’esercito. Per anni ha tentato di farci capire come lo spirito del popolo ceceno stia lentamente svanendo per lasciare il posto a sentimenti d’odio, di rancore e di vendetta.
Anna Politkovskaja è stata uccisa il 7 ottobre del 2006 a Mosca, nell’ascensore del palazzo di casa sua, il giorno del compleanno del presidente Vladimir Putin. Perché Anna Politkovskaja era un personaggio scomodo, una giornalista coraggiosa, unica testimone indipendente della seconda guerra cecena. …
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