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Energia nei Balcani, un’intervista

La Energy Financing Team (EFT), gruppo commerciale e di investimenti con sede a Londra, aspira a diventare leader nel deregolato mercato di distribuzione di energia elettrica in sud est Europa. Al centro di inchieste e sotto attenta osservazione da parte della stampa locale per accuse di frode e corruzione, ha sempre respinto ogni accusa. Un’intervista di OB con Nenad Savic, direttore delle comunicazioni dell’azienda

23/08/2005, Redazione -

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L’EFT si è trovata in questi ultimi anni spesso sulle prime pagine dei giornali e coinvolta in varie inchieste giudiziarie. Sino ad ora però nessuna delle accuse che le sono state rivolte è stata dimostrata davanti ad un giudice. Come si spiega questa particolare attenzione dei media e della magistratura?

Nessuno ha mai sollevato accuse contro l’EFT e tanto meno sono state provate in un tribunale.
Tutti i problemi della EFT si riferiscono alla data di pubblicazione del rapporto del Revisore speciale dell’Alto rappresentante per la Bosnia Erzegovina (febbraio 2003) sulle attività della Azienda elettrica della Republika Srpska (EPRS). Nonostante quel rapporto si occupasse principalmente della leadership della Azienda elettrica (Elektroprivreda), era molto critico nei confronti della EFT in quanto principale partner commerciale della EPRS.

È mia convinzione che il rapporto dell’Alto rappresentante (OHR) abbia avuto un chiaro obiettivo politico che è stato pure raggiunto, e che la EFT sia stata in qualche modo un effetto collaterale. Sulla base del rapporto del Revisore speciale è stato destituita la dirigenza della EPRS, ritenuta dall’OHR problematica. Allo stesso tempo, con l’indagine sugli affari della EPRS, si è esercitata una notevole pressione sul partito nazionalista di governo in Republika Sprska, perché proprio la EPRS è una delle rare fonti di entrata della Republika Srpska. In questo modo l’OHR fino ad un certo punto ha garantito che i nazionalisti in RS appoggiassero il corso di riforme che si erano impegnati ad adottare.

Il Revisore speciale nel rapporto ha suggerito che l’EFT, come principale partner commerciale della EPRS, gode di una posizione di privilegio, e che sulla base di manipolazioni dei tender si assicura una posizione monopolista ed enormi profitti. Innanzitutto, il rapporto dell’OHR non ha esposto alcuna accusa concreta né una sola prova per avallare tali informazioni, mentre ha commesso una serie di gravi errori ed evidenti affermazioni errate. Alla EFT non è mai stato concesso il diritto di commentare né sono mai stati controllati i nostri libri contabili, quando questo è invece uno dei postulati di base di una revisione. Mediante l’analisi di un revisore indipendente è stato completamente mostrato che le affermazioni sul conto della EFT in quel rapporto sono errate, basate sull’incomprensione del settore energetico e dei contratti che sono stati presi in considerazione, così come basati su una pessima metodologia. Tutto ciò è stato semplicemente dimostrato.

Però, sulla base del rapporto del Revisore speciale, la magistratura della BiH ha avviato un’indagine sugli affari della EFT. Questa indagine dura da oltre due anni e noi ancora non sappiamo su cosa ci stanno indagando, cosa si suppone abbiamo sbagliato e in che modo abbiamo violato la legge. Ad oggi nessuno della EFT è stato interrogato in accordo con quella (o con qualsiasi altra) indagine, mentre gli organi preposti alle indagini in BiH rifiutano insistentemente le nostre offerte di colloquio per poter accelerare le indagini e portarle a termine.

Si ha l’impressione che gli organi di inchiesta in BiH intenzionalmente non desiderino chiudere l’inchiesta. A causa dei danni che il comportamento dell’OHR arreca all’immagine della compagnia, noi ci stiamo dando da fare per accelerare l’inchiesta e per incoraggiare i giornalisti e altra gente a prendere conoscenza di questo caso. In quest’ottica abbiamo creato uno speciale sito web (www.eft-facts.com) in cui si trovano tutti i documenti di rilievo e le corrispondenze.

Oltre alla BiH, l’EFT ha problemi con una cattiva pubblicità fatta in Serbia e di conseguenze in Montenegro. Questi problemi sono motivati esclusivamente dall’opportunismo politico e da un’atmosfera relativamente favorevole alla sollevazione di questo tipo di accuse nei Paesi che attraversano la fase di transizione.

In Serbia negli ultimi due anni l’EFT si è trovata sotto l’attacco del Partito radicale serbo (SRS) il cui presidente attualmente è all’Aia, dove è chiamato a rispondere alle accuse di crimini di guerra. L’SRS afferma che l’EFT costruisce il suo successo sulla base di un’enorme influenza politica in Serbia. In questa ottica, l’SRS ha fondato una commissione di inchiesta al parlamento serbo che per un mese, trasmesso in diretta televisiva in tutto il paese, ha esaminato le relazioni di affari della EFT con l’Azienda elettrica della Serbia. Ovviamente, la commissione di inchiesta non è stata in grado, né tanto meno lo poteva fare, di trovare una qualsiasi irregolarità e così la storia è finita lì. L’EFT opera in 14 Paesi dell’Europa occidentale e orientale e quest’anno il profitto complessivo sarà maggiore di 350 milioni di euro. Circa il 60% delle vendite l’EFT lo realizza nei paesi dell’UE, mentre gli affari della EFT in Serbia non oltrepassano l’1% del volume complessivo di scambio.

I fatti però non impediscono ai membri dell’SRS, e in particolare il suo segretario generale Aleksandar Vucic, di sollevare insistentemente accuse sul conto della EFT e dei suoi proprietari. Vuk Hamovic, presidente della EFT, ha denunciato Aleksandar Vucic per diffamazione, ma quest’ultimo si è appellato all’immunità parlamentare di cui gode, e così ha evitato di rispondere in tribunale per diffamazione. Questo è quanto per ciò che riguarda l’ipocrisia dell’opportunismo politico di questo partito.

L’unica cosa per cui l’SRS può accusare Vuk Hamovic e Vojin Lazarevic è che non sono mai stati parte o al servizio del regime criminale di Milosevic e che dal 1990 hanno lottato contro esso, fondando e finanziando la stampa libera (VREME) e i partiti di opposizione (Milan Panic, il Partito democratico, Zoran Djindjic), tutto la sua "ricchezza" e l’"impero affaristico" non sono stati realizzati sul conto delle guerre civili e altri orrori degli anni ’90. Vojin Lazarevic, vicepresidente della EFT, è uno dei fondatori del Partito popolare in Montenegro, che lotta per il mantenimento dell’unione statale, e si attacca lui e la EFT mediante determinati media in Montenegro (che apertamente promuovono l’opzione separatista), pertanto vanno anch’essi osservati attraverso la lente dello scontro politico.

Però quest’anno è stata avviata un’indagine da parte del Serious Fraude Office (SFO) della Gran Bretagna. A che punto si è giunti con questi accertamenti?

L’indagine dell’SFO è stata avviata sulla base delle richieste del cosiddetto Mutual Legal Aid, che il procuratore internazionale della BiH ha inviato al Governo britannico per far sì che venisse confiscata la nostra documentazione contabile. In questa richiesta, il procuratore internazionale in BiH, di nazionalità canadese, tra il resto ha confermato che la EFT "sulla base di opere di corruzione ha realizzato un guadagno di 100 milioni di dollari all’anno". Ovviamente, se come prova non accettiamo il richiamo all’inchiesta del Revisore speciale, nessuna prova è stata adotta per suddetta affermazione. Per inciso, la cifra di 100 milioni di dollari è pari a circa il guadagno semestrale della EPRS, sicché le affermazioni del procuratore internazionale non passano nemmeno un elementare test di logica.

Il governo britannico ha invece deciso di credere alla procura internazionale della BiH e hanno avviato una loro inchiesta sulla base di queste informazioni. È mia opinione che nelle decisioni del procuratore internazionale di avviare l’indagine e la decisione del SFO di aiutarlo in questa inchiesta, i pregiudizi abbiano giocato un ruolo determinante: da un lato avete un procuratore canadese che opera nei Balcani, luogo in cui regna la credenza che sia pieno di corruzione e di criminali organizzati, e dall’altro avete una compagnia che realizza profitti da milioni, i cui proprietari sono di nazionalità Serbi e poi una compagnia che opera nel settore energetico che di per sé gode di una pessima reputazione.

Un altro importante fattore per l’avvio dell’indagine dell’SFO è legato al fatto che da quando è stata introdotta la legge britannica sulla lotta alla corruzione delle compagnie britanniche all’estero (anno 2002), l’SFO cerca di assicurarsi almeno il successo di un’indagine e di un processo a suo vantaggio. L’SFO si lamenta dell’obbligatorietà dell’esistenza della procedura d’appello nelle contese, così come di un’altra serie di, come affermano loro, circostanze aggravanti che diminuiscono di molto le loro possibilità di successo. In questo senso l’SFO tenta di introdurre delle modifiche nelle leggi rilevanti e di partecipare ad una campagna in cui i commenti del Revisore speciale sulla EFT e i pregiudizi sui Balcani si accompagnano bene.

Ad ogni modo, l’EFT collabora totalmente con l’SFO e con gli organi di inchiesta della Gran Bretagna. Noi rigettiamo severamente tutte le accuse di corruzione e siamo certi che lo stesso SFO avrà modo di confermarlo.

In risposta in particolare ad un’inchiesta dell’OHR avete commissionato un rapporto ad un istituto indipendente, quali i risultati emersi e che conseguenze ha avuto la pubblicazione di questo rapporto?

Siamo venuti a sapere dell’indagine dell’OHR dalla stampa, dopo che il rapporto del Revisore speciale era stato pubblicato. I nostri avvocati hanno inviato una lettera all’inizio di marzo 2003, nella quale in venti pagine hanno rigettato tutte le accuse e hanno mostrato gli errori di quel rapporto. Con ciò, è stato consegnato all’OHR e al team del Revisore speciale anche un dossier di 300 pagine con l’intera documentazione dei nostri affari in BiH che il team del revisore dell’OHR non ha nemmeno guardato prima di stendere il rapporto. Vale a dire, noi gli abbiamo chiaramente mostrato gli errori di fatto, riferiti a qualcosa che è documentato e affermato senza alcun dubbio. La risposta dell’OHR l’abbiamo ricevuta con una lettera che era composta da una sola frase che per la sua arroganza e la sua asprezza ci ha lasciati sbalorditi: "Evidentemente non siamo d’accordo con le Vostre affermazioni".

Quando ci siamo resi conto che l’OHR non aveva intenzione di ascoltarci, abbiamo ingaggiato la rinomata ditta di revisione KPMG. Oltretutto, la KPMG è il revisore dell’OHR e questo normalmente impiega gli esperti di questa ditta per revisioni e analisi di vario tipo. Il rapporto della KPMG sugli affari della EFT ha screditato le affermazioni contenute nel rapporto del Revisore speciale. Sono stati confermati gravi errori di fatto, il mancato impiego di una metodologia adeguata, la mancanza di prove per le affermazioni e le accuse, la non conoscenza del settore energetico, l’incomprensione dei contratti presi in esame, l’impiego di parole suggestive… Tutte persone sbagliate che evidentemente non hanno la qualifica e la conoscenza sufficiente della materia in questione.
Purtroppo, il rapporto della KPMG non ha avuto un’influenza rilevante sull’OHR. L’OHR non ha mai corretto il suo rapporto né ha mai ritirato le accuse contro l’EFT, e l’indagine che è condotta dalla magistratura ufficialmente non ha alcuna relazione con l’OHR. Il rapporto della KPMG e l’intera nostra corrispondenza con l’OHR può essere letto sul nostro sito web www.eft-facts.com.

Sui media montenegrini si legge che in taluni casi l’EFT ha ricevuto percentuali di mediazione pari al 40% mentre, e questo viene affermato nel rapporto di questo del Revisore speciale, la media di mercato va dall’1 al 5%. Come spiega questa anomalia?

Quell’affermazione contenuta nel rapporto del revisore speciale è un’altra prova evidente della mancanza di conoscenza della materia da parte dell’autore del rapporto. Invito tutti gli interessati a leggere la dettagliata risposta a questa affermazione contenuta nel rapporto della KMPG sul nostro sito web.

Oltre al fatto che il Revisore speciale ha utilizzato delle cifre inesatte, non ha preso in considerazione le caratteristiche di base della produzione e del trasferimento dell’energia nella regione. A causa delle condizioni specifiche in cui opera, l’EPRS offre energia di due qualità: l’energia "garantita" è una quantità che l’EPRS è sicura di essere in grado di esportare e la offre mediante tender come energia per la quale si impegna nella consegna, mentre l’energia "non garantita" si riferisce a delle quantità che l’EPRS offre mediante tender ma, dato che non è sicuro che sarà a disposizione, come energia per la quale non si impegna e non garantisce che sarà consegnata. Secondo il contratto tra la EPRS e la EFT, che il Revisore speciale evidente non ha compreso, l’EFT in quanto acquirente è obbligata a comprare tutte le eccedenze che il produttore offre, mentre la EPRS come produttore ha l’obbligo di vendere energia "garantita", ma non quella "non garantita". È importante notare che la EPRS ha venduto energia mediante tender pubblici internazionali ai quali la EFT spesso, ma non sempre, ha vinto perché faceva il miglior prezzo. Dal tempo della pubblicazione del rapporto del Revisore speciale, cioè da quando tutte le attività della EFT sono state seguite con una particolare attenzione, l’EFT ha vinto circa nel 70% dei tender per l’acquisto o la vendita di energia in BiH. Il contratto per l’energia stipulato con la EPRS, e ciò vale anche per i contratti con la EPBiH (azienda elettrica di Sarajevo), la EFT lo ha pagato in anticipo mentre gli acquirenti, a cui appartengono il Montenegro, l’Albania, la Grecia, il Kosovo, ecc. pagavano dopo la consegna. Per inciso, anche tutti i contratti sulla vendita sono garantiti dalla EFT mediante tender e in quei tender la EFT vince perché offre il miglior prezzo. La EFT naturalmente si impegna per guadagnare il più possibile, ma i tender e la concorrenza purtroppo le impediscono di realizzare quei profitti di cui parla il rapporto del Revisore speciale. La revisione annuale dei nostri affari è svolta dalla Price Water House e i dati di base sui risultati degli affari sono di dominio pubblico. Il profitto, ripeto, purtroppo non è nemmeno vicino alla cifre che nomina il Revisore speciale, ma è piuttosto a livello dello standard industriale del 2-3% dell’intera vendita.

Per illustrare le cattive intenzioni contenute nelle affermazioni del Revisore speciale portiamo i dati che lo scorso anno abbiamo ricevuto dall’USAID, i dati su come le loro donazioni secondo il settore energetico del Montenegro sono state spese nel 2001, quindi al tempo in cui si rivolge l’accusa sul conto della EFT sui media montenegrini. Dai dati dell’USAID si nota che la EFT era uno dei cinque fornitori del Montenegro in quell’anno e che i nostri prezzi erano i più bassi (persino il 55% più bassi dei prezzi che il Montenegro ha pagato nel 2001).

Come spiega il fatto che non esiste più alcuna relazione diretta tra BiH e Montenegro e paga invece di più un’intermediazione attraverso la EFT?

La risposta sul perché la RS non prende accordi direttamente per la vendita di energia, ma offre l’energia nei tender internazionali pubblici la si trova confrontando gli esempi del 1998 e del 2003.
Nel 1998, l’EPRS ha venduto tutte le sue eccedenze di energia direttamente al Montenegro e alla Serbia per una somma di circa 15 milioni di euro. Di questo, alla EPRS, nel corso dell’intero anno, è stato pagato solo il 40% e sotto forma di compensazione (cibo, medicine, ecc…). Nel 2003 la EPRS ha venduto tutte le sue eccedenze di energia (all’incirca la stessa quantità del 1998) per una somma di circa 30 milioni di euro che è stata pagata subito in contanti. La maggior parte dell’energia, quindi non tutta, l’EPRS nel 2003 l’ha venduta alla EFT perché la EFT ha offerto le migliori condizioni al tender.

Nel caso del commercio di energia elettrica tra l’EPRS e il Montenegro si passa dalle supposizioni errate che le necessità del Montenegro e l’eccedenza della EPRS siano all’incirca identiche, ed è molto "sospetto" che in questo commercio come mediatore "concorra" un’azienda di commercio come la EFT. Questo è un tema particolarmente caro a determinati "analisti" che continuamente potenziano questa storia e mostrano così tutta la loro ignoranza di questa complessa materia.
La verità è che il commercio diretto tra la EPRS e il Montenegro in grande misura non è redditizio e che il miglior modo di far incontrare le offerte della EPRS e la richiesta del Montenegro è proprio di passare attraverso dei mediatori come la EFT. Il Montenegro importa più energia di giorno che di notte perché queste sono le sue esigenze, mentre l’EPRS può offrire solo un’energia costante quantità durante il giorno perché è così determinato da condizioni tecniche della produzione alla EPRS. Inoltre, la EPRS offre la maggior quantità di energia durante i mesi primaverili, ma proprio in qui mesi al Montenegro serve meno energia. Aziende come la EFT comprano energia da più fonti creando in questo modo un portfolio che rispetta le consegne stipulate. Sotto il 10% delle sue ordinazioni la EFT lo assicura in BiH. E naturalmente, più il portfolio è grande, e la EFT è di gran lunga il maggior commerciante della regione, più facile è accordare la possibilità delle ordinazioni con le richieste di vendita.

Il commercio diretto tra le aziende elettriche a condizioni non economiche, in buona parte, ha condotto il settore energetico della BiH e dell’intera regione in una pessima situazione, mentre gli annunci dei commercianti che comprano energia mediante tender, proprio il contrario di quanto conclude il Revisore speciale, ha consentito un importante miglioramento della EPRS.
Infine, ricordo che la EFT è di gran lunga il maggior investitore nel campo energetico della BiH e in due progetti in cui ha investito ha dato occupazione a 700 lavoratori della BiH, dove la disoccupazione arriva al 50%.

Sulla stampa serbo-montenegrina a volte è stata sollevata l’attenzione sulle strette relazioni tra i politici locali e i vertici della EFT. Cosa c’è di vero in questo?

Nessuna di queste accuse è esatta.
L’EFT è un investitore nel settore energetico e rivenditore di energia elettrica. Dal momento che le aziende elettriche dell’Europa sud orientale sono ancora perlopiù sotto il controllo statale, e si tratta di affari di importanza statale, è normale che il presidente e il vicepresidente di una tale compagnia abbiano contatti coi ministri dell’energia e i rappresentanti dei governi dei paesi in cui l’EFT opera. In questo senso Hamovic e Lazarevic sono in stretti rapporti coi politici in Serbia nella stessa misura in cui lo sono coi politici della Slovenia, Albania, Ungheria, Grecia e tutte le altre regioni in cui opera la EFT.

Sulla stampa serbo-montenegrina si crea l’impressione che Vuk Hamovic e Vojin Lazarevic realizzino il loro successo grazie alla prossimità coi politici di Belgrado. Come ho già avuto modo di dire, l’EFT opera in 14 paesi e in modo del tutto soddisfacente. Di ciò, il commercio con la Serbia rappresenta solo l’1% dell’intero volume della compagnia. La maggior parte dei nostri affari sono nell’UE, e lì nessuno spiega il nostro successo con qualche relazione politica.

La EFT è una compagnia di successo per una serie di fattori tra cui il più importante è che si tratta di una compagnia che in qualche modo ha creato un determinato mercato, che per la eccellente qualità dei suoi quadri nel campo energetico e dei finanziamenti valuta al meglio il fattore di rischio e gode della fiducia delle istituzioni finanziarie internazionali con cui assicura le sue fonti di investimento nei progetti di finanziamento e di finanziamento del ciclo commerciale.

In Italia della EFT si è parlato soprattutto in relazione alla questione della idrocentrale Buk Bijela, dal momento che la EFT era tra i favoriti nella gara d’appalto e come probabile concessionario. Ritiene che il progetto sia stato definitivamente sospeso?

L’interesse della EFT nella costruzione della idrocentrale di Buk Bijela è da sempre stato condizionato dall’esistenza del rilevante Studio sull’impatto ambientale che rappresenta la condizione di base per la costruzione e la realizzazione di progetti di questo tipo, in qualsiasi luogo del mondo. Questo studio valuta gli aspetti economici, ingegneristici, finanziari ed ecologici di un progetto e stima se il progetto è in accordo con le norme e le disposizioni della cosiddetta European Waterframework Directive. L’ordinazione di questo studio è di responsabilità dei governi interessati (Montenegro e RS) e richiede la partecipazione di alcuni istituti specializzati e di molti esperti di varie sfere.

Nel caso della idrocentrale di Buk Bijela, lo Studio non è mai stato fatto, e in pubblico si è creata l’impressione che la EFT tentasse di fare lobbying per arrivare alla costruzione della Buk Bijela senza aver fatto le analisi necessarie, in particolare la realizzazione dello Studio. Dal momento che questo tema suscita emozioni forti nella gente, la maggior parte delle cosiddette organizzazioni dei "verdi" si sono uniti nella demonizzazione della EFT, che è stata presentata come un gruppo di capitalisti senza scrupoli, che desiderano distruggere uno dei più bei fiumi e canyon d’Europa per la realizzazione del profitto.

I rappresentanti del governo in Montenegro invece di richiamarsi al sapere, sono stati succubi di parole demagogiche e hanno accettato come provata la tesi sulla minaccia ecologica del progetto Buk Bijela.

La verità su Buk Bijela è un po’ diversa quando si guardano i fatti. Come prima cosa, tutti i paesi dell’Europa sud orientale (compresa la BiH e il Montenegro) sono candidati ad essere membri della UE. Come tali, tutti questi paesi sono firmatari del memorandum UE di Atene sulla creazione di un mercato regionale comune dell’energia elettrica. Questo progetto ha come obiettivo la creazione di un mercato privatizzato trasparente e di concorrenza che attraverso il libero commercio risolverà anche le questioni strategiche di approvvigionamento idrico e il soddisfacimento delle necessità a livello regionale. La regione dell’Europa sud orientale si confronta con una sempre maggiore richiesta di energia e le attuali capacità non sono sufficienti per soddisfare le esigenze odierne e men che meno quelle future. Con ciò, anche la questione sulla costruzione di nuove capacità si risolve a livello regionale e esula dal quadro strategico delle decisioni del Montenegro e della RS.

Noi sulla base di contatti informali con esperti americani e europei abbiamo saputo che il progetto della idrocentrale Buk Bijela soddisfaceva i criteri ecologici più rigorosi. È interessante che anche la Banca mondiale, nel suo studio pubblicato di recente ("Generation Investment Study"), tra le soluzioni potenziali per le esigenze energetiche abbia incluso anche l’idrocentrale di Buk Bijela.

Il giudizio finale sugli effetti positivi o negativi del progetto della idrocentrale Buk Bijela lo devono dare gli esperti che sono competenti in materia. Questo fino ad ora non è accaduto, e finché non accade l’EFT non è pronta per dialogare su un’eventuale partecipazione al tender per le concessioni.

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