Emilia Șercan, una vita sotto assedio
La giornalista investigativa e docente universitaria Emilia Șercan è al centro di una nuova campagna diffamatoria in Romania, dopo aver rivelato che il ministro dell’Interno aveva plagiato la propria tesi di dottorato. L’abbiamo incontrata
Indagare sulle frodi accademiche commesse da personaggi pubblici romeni. Questa è la competenza di Emilia Șercan. Giornalista investigativa freelance e docente senior presso l’Università di Bucarest, è stata presa di mira da una nuova campagna di diffamazione dopo aver rivelato che il ministro dell’Interno aveva plagiato la propria tesi di dottorato. A differenza di un anno fa, quando Șercan era stata presa di mira da un’aggressiva campagna kompromat con tanto di fuga di prove da parte delle forze dell’ordine, questa volta la campagna diffamatoria sembra essere diretta da uno dei partiti al governo.
Hai dovuto affrontare molte pressioni negli ultimi tre mesi. Come te la cavi?
Sono molto stanca perché sto passando un periodo orribile. Vorrei avere un paio di giorni per riprendere fiato. Sento che sta diventando sempre più difficile far fronte alle conseguenze della cattiva condotta del sistema giudiziario e dei politici romeni.
Lo scorso novembre mi avevi detto che stavi lavorando ad un pezzo investigativo, e poche settimane dopo ho visto il tuo articolo su Lucian Bode. Questa nuova campagna diffamatoria è iniziata subito dopo la pubblicazione del tuo articolo?
Sì, esatto. Questa nuova ondata di pressione è arrivata dopo che ho scritto della tesi di dottorato del ministro dell’Interno, Lucian Bode. Il grado di violenza e ostilità che ho dovuto affrontare questa volta ha segnato un nuovo picco nell’aggressività che caratterizza lo spazio pubblico romeno. Moltissimi siti web, tra cui media che ricevono finanziamenti pubblici e testate gestite da ex giornalisti ora membri del Partito nazionale liberale [partito al governo e partito del presidente della Romania Klaus Iohannis], hanno lanciato una serie di attacchi per screditarmi, diffondendo la voce che vorrei candidarmi alla presidenza della Romania. Affermano che questo è il motivo per cui ho iniziato a scrivere delle tesi di dottorato di alcuni politici. Hanno anche cercato di legare il mio approccio giornalistico ad un partito politico, anche se non ho affiliazioni o simpatie politiche. Ho dichiarato pubblicamente di non avere il minimo legame con nessun partito. Tuttavia, loro lasciano intendere che si tratterebbe di un attacco politico al ministro Lucian Bode. In realtà indago sulle frodi accademiche da otto anni. Negli ultimi otto anni ho svolto correttamente il mio lavoro di giornalista, non perché avessi interessi politici. Dopo una serie di intimidazioni, pressioni, minacce di morte e tentativi di compromettermi, ora hanno escogitato un altro modo per screditare il mio operato dicendo che intendo candidarmi alla presidenza. Mi hanno profilato, insinuando analogie con Maia Sandu, la presidente della Repubblica di Moldavia. Proprio come lei, affermano, sono una donna piccola e fragile con un’agenda politica. Permettetemi di sottolineare ancora una volta questo punto: non ho mai avuto l’intenzione di fare politica. Sono una giornalista ed è quello che sarò per il resto della mia vita.
Perché i politici romeni temono le tue inchieste?
Hanno paura che il pubblico venga a conoscenza delle cose che hanno fatto. Stavolta, gli sforzi pubblici per screditarmi e attaccarmi hanno a che fare con la paura del ministro dell’Interno di essere etichettato per il plagio. C’entra anche il ruolo di Segretario generale che Lucian Bode svolge all’interno del PNL, che lui guida nonostante il presidente del partito sia il primo ministro della Romania, Nicolae Ciucă, ma Ciucă ha poca esperienza e non è adatto alla politica. Pertanto, le mie rivelazioni sulla frode accademica di Lucian Bode sono state un duro colpo, non solo per il governo, ma anche per il PNL. Inoltre, la mia indagine ha rappresentato un duro colpo per l’Accademia romena dei servizi segreti, dato che il rettore di questa istituzione è stato il relatore della tesi di dottorato plagiata. Infine, l’inchiesta ha costituito un duro colpo per l’Università Babes Bolyai, che ha cercato di eludere la verifica accademica. Hanno cercato di assicurarsi che non si arrivasse a questo risultato. Gli attacchi diretti contro di me e il tentativo di screditare l’indagine hanno raggiunto l’apice quando alla fine l’Università Babes Bolyai ha ammesso che la tesi di dottorato era stata plagiata.
Quindi, stiamo parlando di interferenza politica.
Per quest’ultima campagna diffamatoria ci sono prove documentate di interferenze politiche. Sono stati pubblicati due articoli su due siti web con domini ingannevoli registrati al di fuori della Romania e che non condividono dettagli sui loro proprietari né sui loro team editoriali. Il contenuto pubblicato da questi siti promuove la propaganda del Partito nazionale liberale. Inoltre, un’agenzia pubblicitaria che ha stipulato contratti con il PNL ha diffuso su Facebook quegli articoli, che appaiono come articoli sponsorizzati sulla piattaforma social. Un’inchiesta condotta da Misreport, sito romeno dedicato al controllo di fake news e disinformazione, ha rilevato che per la diffusione di quegli articoli su Facebook era stata pagata un’agenzia pubblicitaria, agenzia che ha contratti con il PNL, tra cui quelli legati alle ultime tornate elettorali che si sono svolte nel 2020, sia a livello locale che centrale.
Pensi che si tratti di un attacco strettamente personale o un messaggio minaccioso più ampio rivolto al giornalismo in Romania?
Ci sono prove che dimostrano che il PNL ha pagato per le campagne diffamatorie e la distribuzione online di articoli contro di me. L’attacco in corso è diverso dai precedenti, perché sembra il risultato di un’altissima concentrazione di forze. Questo genere di cose accade quando c’è qualcuno che dà ordini specifici. E tali istruzioni potrebbero aver avuto origine all’interno di un partito politico. Questo è anche un chiaro segnale rivolto alla piccolissima comunità di giornalisti indipendenti in Romania, quelli rimasti. Vorrei menzionare che attualmente in Romania viviamo una situazione complicata per quanto riguarda la stampa, soprattutto la stampa tradizionale. Circa l’80% della stampa in Romania è finanziata da partiti politici, il che si traduce in un ampio controllo politico. In queste condizioni, con un’industria della stampa quasi interamente finanziata o controllata politicamente, le voci indipendenti e i giornalisti indipendenti che criticano i politici nell’attuale coalizione di governo sono estremamente vulnerabili e possono essere facilmente attaccati, proprio come me. A dire il vero, in Romania si fanno poche inchieste. Ci sono alcuni piccoli siti web, gruppi di giornalisti che non sono soggetti a controllo politico e che devono affrontare le intrinseche difficoltà di finanziamento. Spinti dalla loro stessa passione per la stampa, per la giustizia e per la verità, continuano a scrivere e produrre materiale su argomenti scomodi per la classe politica.
In effetti tu scrivi come freelance per PressOne…
Sì, scrivo come freelance per PressOne. Con loro ho una collaborazione di lunga data e mi rendo conto che forse, se non fosse stato per loro, l’unico modo di pubblicare le mie inchieste sarebbe stato aprire un blog. Molto difficilmente avrei trovato spazio in una testata in Romania.
La moralità ha valore nello spazio pubblico romeno o no?
Non ha quasi alcun valore. Questa è la conclusione estremamente triste a cui sono giunta dopo aver scritto per otto anni sulla cattiva condotta accademica. In Romania, i politici hanno fatto un grande sforzo per normalizzare la vergogna e per normalizzare il plagio.
Hai ricevuto solidarietà?
Ci sono stati colleghi che mi hanno sostenuta, ci sono stati colleghi che sono stati al mio fianco in questo periodo. Il sostegno internazionale ha significato davvero molto per me. Ho ricevuto il sostegno di organizzazioni internazionali, organizzazioni internazionali dei media che hanno una comprensione completa delle sfide poste ai giornalisti in diversi paesi in cui la libertà di espressione e l’integrità fisica dei giornalisti sono minacciate. Ha contato molto la solidarietà che ho ricevuto sia nel Paese che soprattutto dalle organizzazioni internazionali dei media e da alcune istituzioni internazionali ed europee. Teoricamente il mio profilo è il più vulnerabile, incline ad essere attaccato e molestato. E per una giornalista freelance significa molto sapere che non sei sola.
Ti percepisci come un modello per le giovani giornaliste?
Ieri ho iniziato il secondo semestre accademico all’Università di Bucarest tenendo un corso ad un gruppo di studenti di giornalismo del primo anno. Ci siamo presentati e una studentessa mi ha detto che si è iscritta perché ero un modello per lei. Questo mi ha resa molto felice ed entusiasta, ovviamente. Fino ad oggi ho avuto colleghi che mi dicevano che quello che faccio è straordinario, ma vedere che ho ispirato una giovane donna di 18 anni a venire all’università perché ha visto quello che faccio, beh, lo trovo straordinario. Mi rendo conto che questo ha il potere di influenzare i modelli femminili. Negli ultimi decenni, quando gli studenti sceglievano il nostro dipartimento, erano per lo più ispirati dal mondo dello spettacolo e dalle celebrità. Andare all’università perché il tuo modello è una giornalista investigativa penso sia un grande cambiamento.
Sei stata nominata per il premio Jan Kuciak. Come ci si sente ad essere riconosciuti a livello internazionale per il lavoro che si fa?
Prima di tutto è stata una sorpresa e mi emoziono molto quando ci penso, perché ti rendi conto che dopo anni di lavoro hai ottenuto un riconoscimento internazionale, riconoscimento generalmente non accordato da altri giornalisti in Romania. Perché spesso è successo che le storie che ho trattato non sono apparse sulla stampa mainstream. Quando l’ho saputo mi sono emozionata e ho chiamato la mia capo-redattrice e ho condiviso la notizia con lei. La gioia e la sorpresa, tutto in uno. Abbiamo pianto insieme al telefono. Vorrei cogliere l’occasione per menzionare quanto sia stato importante il sostegno di Matthew Caruana Galizia, che mi ha incoraggiata a partecipare a questo premio. Ci siamo conosciuti nel 2019, ad un evento organizzato al Parlamento europeo. Poco dopo, quando ho ricevuto una serie di minacce di morte, in un contesto in cui le indagini della polizia erano in stallo, ho cercato il suo aiuto e lui ha risposto. Da allora, siamo rimasti in contatto.
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