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Elezioni non riconosciute

Per la prima volta dopo il conflitto dello scorso agosto, in Ossezia del Sud hanno avuto luogo le elezioni parlamentari. I dati ufficiali parlano di un’alta affluenza alle urne, l’opposizione denuncia brogli

05/06/2009, Giorgio Comai -

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Secondo i dati ufficiali, il partito "Unità" guidato dal presidente sudosseto Eduard Kokoity ha ottenuto il 46,38 percento dei voti e la metà dei 34 deputati del parlamento locale. Gli altri mandati sono stati ripartiti tra il "Partito Popolare" (22,53 percento, 9 mandati), fedele al presidente, e il "Partito Comunista" (22,25 percento, 8 mandati). Non è riuscito invece a raggiungere la soglia di sbarramento del 7 percento l’unico partito di opposizione presente sulle schede elettorali, "Patria", che ha ottenuto il 6,37 percento dei voti. In seguito alle riforme approvate lo scorso dicembre, la legge elettorale dell’Ossezia del Sud è diventata nei suoi tratti fondamentali simile a quella russa: sistema proporzionale con liste di partito fisse e soglia di sbarramento al 7 percento.

Queste sono le prime elezioni dopo il conflitto di agosto ad avere luogo in questo territorio la cui indipendenza è stata riconosciuta solo dalla Russia e dal Nicaragua. I leader dell’opposizione hanno espresso dubbi riguardo alla democraticità di queste elezioni già prima del giorno del voto.

La commissione elettorale centrale ha rifiutato la candidatura di Vjačeslav Gabozov, leader del partito di opposizione "Patria", in quanto non aveva soddisfatto uno dei requisiti della legge elettorale: l’obbligo di risiedere in modo continuativo nella repubblica per almeno cinque anni prima delle elezioni. Il corrispondente di Nezavisimaja Gazeta Jurij Simonjan in un suo articolo del 20 maggio aveva giustamente previsto che senza di lui il suo partito non avrebbe superato la soglia di sbarramento del 7 percento.

È curiosa la storia che ha portato all’esclusione dal voto di un partito di opposizione, il "Partito Popolare". Durante il mese di aprile hanno avuto luogo due congressi del "Partito Popolare", uno guidato da un deputato di opposizione già presente nel parlamento precedente, l’altro invece guidato da un deputato del partito filo-governativo "Unità". Entrambi i partiti hanno presentato una propria lista a nome "Partito Popolare" alla commissione elettorale centrale, la quale ha confermato la lista pro-presidenziale mentre ha escluso dalle elezioni quella guidata da rappresentanti dell’opposizione.

Una settimana prima del giorno del voto rispondendo alle domande del canale televisivo russo Vesti, Sergej Naryškin, capo dell’amministrazione presidenziale russa, aveva comunque espresso la propria convinzione che le elezioni del parlamento osseto avrebbero confermato la scelta democratica osseta. Nello stesso intervento, Naryškin aveva sottolineato che proprio questa scelta democratica "determina l’impossibilità di modificare la Costituzione per determinati scopi politici." Questo riferimento alla Costituzione inserito all’interno di un discorso in cui Naryškin confermava l’ampio supporto della Russia alla regione non è affatto casuale.

La Costituzione osseta non consente infatti al presidente di mantenere la carica per più di due mandati consecutivi (una norma presente, tra gli altri, anche nelle Costituzioni di Russia e Stati Uniti), e l’attuale de facto presidente osseto Eduard Kokoity è già al suo secondo mandato, che si concluderà nel novembre del 2011. Secondo la maggior parte degli osservatori, Kokoity avrebbe intenzione di modificare l’attuale Costituzione in modo da poter continuare a guidare il paese per altri cinque anni; anche per tale ragione il presidente era particolarmente interessato a garantirsi una maggioranza costituzionale nel neoeletto parlamento (almeno i due terzi dei deputati).

Ricordiamo che Eduard Kokoity era stato eletto per la seconda volta presidente della repubblica dell’Ossezia del Sud, all’epoca non riconosciuta da alcuno stato, nel novembre del 2006, ottenendo il 98,1 percento delle preferenze in elezioni che avevano visto un’affluenza alle urne superiore al 95 percento.

Per i rappresentanti dell’opposizione, anche la conduzione stessa del voto il 31 maggio non avrebbe soddisfatto gli standard democratici. Secondo Albert Dzhussoev, importante uomo d’affari ed uno dei leader dell’opposizione, i dati forniti dalle autorità riguardo all’affluenza alle urne sarebbero infatti del tutto inverosimili. "Se nella nostra repubblica non vivono più di ventimila persone contando topi, mucche e uccelli, come possono aver trovato 56.000 votanti? Tra l’altro, avevano dichiarato di aver predisposto 52.000 schede. Ne hanno forse fotocopiate altre per portarle ai seggi?" – ha dichiarato Dzhussoev, intervistato da Kavkazskij Uzel.

Secondo il rappresentante dell’opposizione Gobozov sarebbero particolarmente sospetti i 18.000 voti provenienti dall’Ossezia del Nord, anche perché per quanto riguarda i seggi dislocati nella capitale di questa regione, Vladikavkaz, non erano state predisposte liste di elettori, ma chiunque con un valido passaporto osseto avrebbe potuto votare. In questo modo è particolarmente difficile accertarsi che non si verifichino casi di voto multiplo, cioè che un cittadino si rechi a votare in più di un seggio.

D’altra parte, fino ad oggi le autorità ossete hanno reso pubblici solo i valori percentuali e i dati numerici approssimativi disponibili, riguardanti l’affluenza alle urne, provengono da interviste a politici o osservatori. Il presidente della Commissione elettorale centrale russa Vladimir Čurov, tra gli osservatori presenti in Ossezia del Sud, ha sostanzialmente confermato ai microfoni di Echo Moskvy le cifre sopra citate, ma ha evitato di fornire dati più precisi anche in seguito ad una domanda diretta di una ascoltatrice. Presumibilmente, i dati verranno resi pubblici solo il 7 giugno durante una conferenza stampa ufficiale.

Se l’opposizione ha accusato le autorità di falsificazioni e di aver obbligato con la forza le persone ad andare a votare, alcuni esponenti vicini al presidente Kokoity hanno accusato un businessman vicino all’opposizione di non aver concesso ai propri lavoratori di andare a votare e hanno dichiarato che le guardie di confine georgiane hanno impedito a numerosi osseti di ritornare in Ossezia per esercitare il proprio diritto al voto.

Alle elezioni non erano presenti missioni ufficiali di Osce o Unione Europea per effettuare monitoring elettorale e queste organizzazioni hanno definito illegittime le elezioni, il ché non può sorprendere visto che non riconoscono neppure l’indipendenza dell’Ossezia del Sud. Erano comunque presenti numerosi osservatori internazionali provenienti sia da paesi dell’ex-Unione Sovietica, sia dall’Europa che hanno definito "libere e democratiche" le elezioni del 31 maggio. Dichiarazioni di questo tipo sono state ampiamente diffuse sia su media locali che su media russi.

D’altra parte, le reciproche accuse di governo e opposizione e le scontate dichiarazioni di benevoli osservatori internazionali sono ormai diventate parte integrante del processo elettorale in Russia e nei territori de facto indipendenti della regione. Molti osservatori, tra i quali lo stesso Vladimir Čurov, hanno però sottolineato la povertà della regione e le carenze infrastrutturali ("Provate ad immaginarvi, 10 km in un’ora e mezza sulle jeep!"). Appena finiti i festeggiamenti per il successo elettore, legittimo o meno che esso sia, non vi è dubbio che la nuova leadership osseta dovrà presto rimettersi al lavoro.

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