Elezioni municipali, politica nazionale
Secondo i dati ufficiali, il partito al potere ha ottenuto un’ampia vittoria alle recenti elezioni del sindaco di Yerevan. L’opposizione dell’ex-presidente Ter-Petrosyan non si rassegna e scende in piazza
Il 31 maggio hanno avuto luogo in Armenia le prime elezioni significative dopo quelle presidenziali dell’anno scorso, oggetto di forti discussioni e altamente controverse. Proprio per questo le elezioni per il sindaco di Yerevan avrebbero dovuto fornire alle autorità un’importante occasione per migliorare le credenziali democratiche del Paese nell’arena internazionale. Tuttavia, mentre un piccolo team di osservatori europei ha dichiarato che le elezioni municipali si sono svolte "in gran parte conformemente agli standard europei", osservatori locali e numerosi analisti non condividono questa opinione.
Richard Giragosian, direttore del Centro di studi nazionali e internazionali armeno (ACNIS), è una delle voci più critiche riguardo le elezioni. Parlando con Osservatorio, ha affermato che "è stato un esempio oltraggioso dell’abuso sistematico delle risorse amministrative e del potere di chi sta al governo in questo paese, ed è stata un’altra occasione persa per l’Armenia di voltare pagina dopo il fallimento del primo marzo 2008".
Secondo una fonte diplomatica presente a Yerevan, le opinioni degli osservatori del Congresso delle autorità locali e regionali del Consiglio d’Europa andrebbero lette con cautela in attesa della pubblicazione del rapporto finale.
In ogni caso, era chiaro fin dall’inizio che la posta in gioco in queste elezioni sarebbe stata alta. Nonostante fosse un’elezione locale, l’importanza del voto che avrebbe determinato chi controlla il cuore economico e politico del paese, era evidenziata dalla candidatura di Levon Ter-Petrosyan, primo presidente dell’Armenia e leader dell’ Armenian National Congress (ANC), principale partito di opposizione extra-parlamentare. La coalizione di oltre dodici partiti politici minori che lo sostenevano, hanno interpretato questo voto come un secondo turno delle elezioni presidenziali del 2008.
In quell’occasione Ter-Petrosyan arrivò solo secondo, dietro l’attuale presidente del paese Serzh Sargsyan, tra dichiarazioni di diffusi brogli e intimidazioni. Il duro confronto post-elettorale si è concluso solo con la dichiarazione dello stato di emergenza, introdotto in seguito a scontri violenti tra i sostenitori dell’opposizione e le forze della sicurezza durante i quali morirono 10 persone. Centinaia dei più stretti sostenitori di Ter-Petrosyan e dei suoi alleati finirono in prigione; attualmente, alcuni si trovano ancora in carcere mentre altri sono ancora ricercati.
Alla luce di ciò, le dichiarazioni della sede locale di Transparency International secondo cui le elezioni municipali sono state " le più illegali, amorali e ciniche elezioni in tutta la storia dell’Armenia" sembrano essere un’esagerazione, ma le più ampie preoccupazioni riguardo la democratizzazione nel paese certamente rimangono. Numerosi report suggeriscono che la compravendita di voti è stato un fenomeno diffuso durante queste elezioni e l’elettorato rimane generalmente apatico e disilluso rispetto alla propria capacità di scegliere i propri rappresentanti e i propri leader.
L’affluenza alle elezioni è stata solo del 52%, nonostante vi siano report di brogli (inclusi casi di voto multiplo organizzato con elettori trasportati da un seggio all’altro con autobus). Secondo i risultati ufficiali, l’RPA ha vinto con il 47,39% dei voti, mentre Ter-Petrosyan con il suo partito è arrivato solo terzo con il 17%. Questo risultato ha causato critiche per l’ex presidente da parte di alcuni membri di Heritage, partito d’opposizione rappresentato in parlamento. Due deputati di Heritage, Armen Martirosyan and Zaruhi Postanjyan, hanno dichiarato che la brutta figura dell’ANC rende evidente che "non è ancora una forza politica matura".
Giragosian è d’accordo, ma sottolinea che le lezioni hanno evidenziato altre mancanze dell’attuale sistema democratico armeno. Piuttosto che focalizzarsi sui problemi locali, la retorica usata da Ter-Petrosyan durante la campagna politica si è concentrata invece in misura maggiore sull’accusare le autorità di "svendere" gli interessi nazionali nel tentativo di migliorare le relazioni con la Turchia e parlando frequentemente dei negoziati per risolvere il conflitto con l’Azerbaijan riguardo il territorio conteso del Nagorno Karabakh. "Una delle mie critiche fondamentali" – dice Giragosian – "riguarda il fatto che delle elezioni locali siano state dibattute su questioni nazionali ed erano quindi assenti temi come la raccolta dei rifiuti, la riparazione di strade, o problemi locali riguardanti direttamente gli abitanti di Yerevan. Questa è una riflessione sul triste stato della politica locale in Armenia dove il dibattito è fondamentalmente limitato entro determinati parametri nazionalisti. Questo è sbagliato ed è parte di un problema più ampio legato al fatto che la politica in Armenia è legata al contrasto tra personalità piuttosto che tra politiche alternative."
Inoltre, sostiene Giragosian, mentre i due maggiori partiti del governo potrebbero essere criticati per aver fatto ricorso a falsificazioni, così anche l’opposizione extra-parlamentare può essere criticata per aver programmato delle manifestazioni post-elettorali che sperava fossero così massicce come quelle che hanno seguito le elezioni presidenziali dello scorso anno. Invece il giorno dopo le lezioni del 31 maggio, l’opposizione è riuscita a radunare solo poche migliaia di persone, molte delle quali visibilmente depresse e disilluse. Si è iniziato a parlare di una nuova strategia solo lo scorso venerdì, in un altro raduno a cui hanno partecipato solo 4-5.000 persone.
Come di consueto, i primi tre dei dodici punti della piattaforma dell’opposizione riguardano le relazioni tra Armenia e Turchia e il conflitto nel Nagorno Karabakh, evidenziando il fatto che tutte le forze politiche in campo ritengono che questo sia l’unico modo per mobilitare i propri sostenitori.
Il calo di presenze alle manifestazioni dell’opposizione e il basso livello di supporto ottenuto alle elezioni può indicare la graduale sconfitta dell’opposizione extra-parlamentare. Secondo Giragosian, le elezioni per il sindaco del mese scorso stanno invece ad indicare che ci potrebbe essere una nuova e forse inaspettata ridefinizione dello scenario politico. Con gli scontri avvenuti tra l’RPA e Prosperous Armenia, un altro partito al governo, potrebbero verificarsi dei cambiamenti non tra le file dell’opposizione, ma all’interno del campo governativo.
Giragosian sostiene che "la sola differenza dalle elezioni precedenti è che all’interno della struttura della coalizione dominante si sono verificate nuove fratture e spaccature tra membri dei due partiti che sono arrivati a scontrarsi direttamente arrivando addirittura a prendersi a pugni. Le elezioni hanno dimostrato ancora una volta che non ci sono veri partiti politici nel paese e mancano istanze politiche provenienti dal basso o guidate da principi ideologici."
"È stata una precisa conferma che la situazione è ancora inaccettabilmente difficile e che stiamo andando nella direzione sbagliata. L’Armenia si sta avvicinando a un bivio e potrebbe anche diventare più autoritaria seguendo il modello bielorusso. Ciononostante, il vero fattore discriminante in questo caso non è la politica, ma l’economia. Il sistema è gestibile e può sopportare una situazione di impasse politica e di polarizzazione, ma non certo una crisi economica. Se il governo non sarà in grado di gestirla, dovrà affrontare nuove sfide.
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