Elezioni Montenegro: eppur qualcosa cambia
Il 14 ottobre in Montenegro si terranno le elezioni parlamentari, le terze da quando il paese è diventato indipendente. In molti si chiedono se vi saranno finalmente significativi cambiamenti sulla scena politica dopo 22 anni di dominio assoluto del partito di Milo Đukanović
Tutti i sondaggi mostrano come le possibilità di un successo dell’opposizione alle prossime elezioni montenegrine siano nettamente superiori a quelle degli anni scorsi. Non solo perché quest’ultima si è rafforzata e consolidata, ma soprattutto a causa delle mancate promesse dell’attuale governo, composto dal Partito democratico dei socialisti (DPS) di Milo Đukanović e dal suo fedele alleato, il Partito socialdemocratico di Ranko Krivokapić, appoggiati – necessario per essere graditi agli occhi dell’Europa – dai partiti delle minoranze nazionali: l’Unione democratica degli albanesi, il Partito bosgnacco e l’Iniziativa civica croata.
Il governo in carica sta arrancando davanti ad una situazione economica del paese sempre più pesante. Lo si può capire dall’ultimo rapporto prodotto dalla Commissione europea sullo stato di avanzamento del Montenegro sul percorso UE. Nel rapporto si sottolinea che in Montenegro vi è un’enorme disoccupazione, le importazioni sono 5 volte superiori alle esportazioni e che sono in salita inflazione e debito pubblico.
Le vecchie promesse e il nuovo che avanza
In una tale situazione a Đukanović non è rimasto altro che promettere di nuovo ai cittadini una vita migliore e presentarsi come l’unico difensore della conquistata sovranità del Montenegro. “In gioco a queste elezioni c’è qualcosa di molto importante, ciò a cui siamo arrivati dopo cento anni di attesa, quel capitale che abbiamo realizzato il 21 maggio 2006 [giorno in cui al referendum i cittadini votarono a favore del distacco definitivo dall’allora Unione di Serbia e Montenegro, ndt]”, ha affermato il leader della“Coalizione per un Montenegro europeo” (KzECG).
La questione è, quindi, quanto i cittadini montenegrini si accontenteranno della storia di Đukanović sull’indipendenza e quanto riterranno che il Montenegro sei anni fa è sì diventato indipendente, ma non ancora uno stato di diritto sufficientemente democratico.
“Basta solo che ve ne andiate e non ci saranno più corruzione e crimine organizzato in questo paese”, suggerisce di contro all’attuale governo il leader del partito Montenegro positivo (PCG) Darko Pajović. Secondo i sondaggi questo partito di orientamento civico, fondato alla fine del maggio scorso dietro lo slogan “Nuove idee, nuove persone”, dovrebbe ottenere circa il dieci per cento di consensi, in particolare quei voti che provengono dagli indipendentisti insoddisfatti. Un risultato che potrebbe portare alla situazione in cui il KzECG non sia in grado di formare un governo da solo ma avrà bisogno di creare un’alleanza con qualche partito delle minoranze nazionali o almeno con uno dell’attuale opposizione.
L’inizio della fine di Đukanović
Sembra comunque che il maggior numero di voti dell’opposizione andrà al “Fronte democratico”, coalizione composta da Nuova democrazia serba di Andrija Mandić e dal Movimento per i cambiamenti di Nebojša Medojević, con l’appoggio esterno di una parte del sino ad ora più forte partito d’opposizione, il Partito socialista popolare (SNP) di Srđan Milić, che sull’alleanza con il "Fronte democratico" non ha trovato una posizione unitaria. A guidare questa coalizione l’ex ministro degli Esteri del Montenegro ed ex ambasciatore jugoslavo a Roma Miodrag Lekić. Il suo modo di condurre la campagna elettorale ha sino ad ora perlomeno contribuito ad abbassare i toni e le tensioni politiche, da sempre esasperate alla vigilia delle elezioni.
Il fatto che Lekić sul finale della campagna elettorale si sia incontrato a Bruxelles con il Commissario europeo per l’allargamento Štefan Füle, e che Pajović e Medojević siano stati accolti a Berlino da alti funzionari, indica che Đukanović non può più presentarsi come l’unico garante della politica filoeuropea del Montenegro.
Alla prossima tornata elettorale il Partito socialista popolare – in questi anni il principale dell’opposizione – è probabile ottenga meno voti delle elezioni del 2009. Resterà però senza dubbio un fattore di tutto rispetto nella scena politica montenegrina tant’è che negli ultimi giorni i suoi leader affermano che sarà il loro partito ad esprimere il prossimo premier montenegrino.
Per Rade Bojović, presidente del neo formato partito "Montenegro giusto", la coalizione di Đukanović vincerà anche questa nuova tornata elettorale ma non riuscirà ad uscire dalla fase di stallo che caratterizza la sua azione governativa. “Quello che sta succedendo, però, è l’inizio della fine del potere ventennale e della dominazione di Milo Đukanović e del suo DPS”, ha affermato Bojović.
Ad ogni modo, chiunque vinca le elezioni, dovrà faticare e lavorare parecchio per poter risolvere gli enormi problemi di questo paese che alla fine di giugno ha avviato i negoziati di adesione con l’UE. E soprattutto per chiudere i capitoli più problematici, il 23 e il 24, che si riferiscono al “tallone d’Achille” del Montenegro: lo stato di diritto.
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