Elezioni europee in Croazia: i verdi dicono no all’oro nero
Gli ecologisti croati si presentano alle elezioni del prossimo 25 maggio come outsider di lusso. Accreditati dell’8-10% dei voti potrebbero ottenere uno degli 11 seggi in lizza. Un’intervista
(Pubblicato originariamente su Le Courrier des Balkans, il 22 maggio 2014)
Nel momento in cui il governo di centro-sinistra si appresta a fare della Croazia “una piccola Norvegia”, i Verdi suonano il campanello d’allarme. Zagabria potrebbe cedere alla tentazione: il ministro per l’Economia Ivan Vrdoljak, lo scorso 2 aprile, ha lanciato un appalto per spingere i giganti petroliferi ad esplorare le prospettive di sfruttamento lungo la costa croata.
Per Davor Škrlec, candidato per i Verdi croati alle ormai prossime elezioni europee, lo sfruttamento di nuovi giacimenti di petrolio nel mar Adriatico mette in pericolo l’ecosistema marino e minaccia lo sviluppo del turismo, un settore dell’economia croata in piena crescita nonostante la recessione attraversata dal paese. Professore presso la Facoltà di ingegneria e informatica dell’Università di Zagabria e candidato per OraH (Verdi europei) Škrlec fa il punto della situazione:
Agli inizi di aprile il governo croato ha lanciato un appalto per l’ottenimento di licenze di esplorazione dei giacimenti. Ritenete che l’Adriatico sia il nuovo Eldorado del petrolio?
Innanzitutto non vi è prova della presenza di giacimenti di petrolio. L’azienda petrolifera nazionale INA ha condotto delle ricerche negli anni ’70-’80 ed ha trovato solo del gas naturale nella zona settentrionale dell’Adriatico. Per quanto riguarda il petrolio sono state trovate solo delle tracce nella parte centrale e nel sud Adriatico, che, al giorno d’oggi, non sarebbero sfruttabili dal punto di vista commerciale, nonostante il prezzo al barile sia molto elevato.
Il volume di riserve esistenti e le condizioni di produzione non possono che essere definite attraverso delle trivellazioni. Si possono sempre fare ricerche maggiori, e perforare molto in profondità ma resta il rischio di non trovare proprio nulla mentre i costi di sfruttamento sono comunque rilevanti.
Dite che la presenza di petrolio non sia dimostrata. Ciononostante l’appalto per le licenze per ulteriori rilievi è stato lanciato dopo uno studio a cura dell’azienda norvegese Spectrum che avrebbe scoperto rilevanti giacimenti al largo della costa croata…
E’ probabile che vi siano giacimenti dato che la struttura geologica croata è simile a quella delle zone dell’Italia dove si sfrutta già il petrolio. Ma, ancora una volta, non vi è nulla di provato! L’azienda Spectrum utilizza strumenti molto sofisticati per analizzare i fondali marini ma, se non si effettuano trivellazioni, non si può essere certi di nulla.
Sul lato italiano alcune piattaforme petrolifere off-shore sono all’opera in una zona sismica. Qual è la posizione di ORaH sullo sfruttamento del petrolio nell’Adriatico?
Siamo certamente contro lo sfruttamento di risorse petrolifere sulla costa, per questioni di impatto ambientale. Dalla parte italiana la configurazione geografica è diversa. In Croazia vi sono numerose isole, più scogli e meno spiagge. Di solito chi è impegnato in questo tipo di progetti dichiara che tutto deve essere fatto secondo le regole per non avere conseguenze negative sull’ambiente. Ma, in caso di problemi, si ha un impatto considerevole sulla flora, sulla fauna e il tutto potrebbe nuocere al turismo…
La Croazia sfrutta già giacimenti di gas nel nord Adriatico, coprendo così gran parte del fabbisogno nazionale. Vi è differenza tra lo sfruttamento del gas e quello del petrolio?
Il sistema è lo stesso: sia il gas che il petrolio vengono estratti sotto grande pressione dai giacimenti sotterranei. Ma in caso di incidenti il gas può essere fatto bruciare o può essere rilasciato nell’atmosfera mentre il petrolio, se si riversa nel mare, è difficile da controllare e rischia di ricoprire le coste e i fondali. Basta ricordarsi dell’incidente nel Golfo del Messico del 2010, al largo della Louisiana, quando esplose una piattaforma petrolifera: fu un disastro.
Secondo le stime della INA il petrolio croato potrebbe valere 100 miliardi di dollari. Attualmente il turismo rappresenta un fatturato di 7 miliardi all’anno e cioè il 15% del Pil. Ma rifiutereste realmente l’ipotesi di sfruttamento del petrolio nel caso se ne dimostrasse l’esistenza?
Quello di cui sono sicuro è che metteremmo a rischio i benefici che arrivano dal turismo. E i cittadini della Dalmazia condividono la nostra opinione. Faccio l’esempio di Malta, che ha anche giacimenti di petrolio e gas ma che si guarda bene dallo sfruttarli entro il campo visivo dei turisti.
Quanto al ministero dell’Economia, dà per scontato che potrà sfruttare i giacimenti e che la Croazia ne guadagnerà, ma chi lo sa? Se guardate alle mappe diffuse dal governo i giacimenti si troverebbero proprio dove vi sono grandi attività turistiche. Che turista vorrà mai fare della vela se, risvegliandosi la mattina e guardando il mare, scorgerà pozzi di petrolio?
Cosa proponete come alternativa?
Si può sempre trovare un compromesso tra lo sfruttamento dei giacimenti di petrolio – se è possibile – e il turismo che è in pieno boom. Ma vi sono anche opportunità con le energie rinnovabili. Molti paesi come la Grecia, Malta, Cipro, la Spagna stanno sviluppando progetti di energia solare. Noi avremmo le capacità per investire nel fotovoltaico ma la politica governativa è piuttosto orientata verso i combustibili fossili.
Ritenete che le energie rinnovabili siano più vantaggiose del petrolio?
Nei settori dell’industria, del commercio, della nostra vita quotidiana le energie rinnovabili sono più vantaggiose perché, sul lungo periodo, permettono di avere energia pulita e di creare posti di lavoro, che non è il caso del petrolio.
I croati sono pronti a passare “al verde”?
I cittadini si adattano con grande rapidità. Il problema più rilevante non sono i cittadini ma le autorità locali, le aziende di stato, che non fanno alcuno sforzo per introdurre nuovi metodi, come il riciclaggio o l’energia solare. Spetta a noi tenere informata la popolazione sull’utilità di questi cambiamenti. Se si ricicla si ha meno bisogno di produrre, è così semplice….
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