Elezioni Croazia: Kukuriku sposta il Paese a sinistra
Maggioranza assoluta per la coalizione di centrosinistra Kukuriku, guidata dai socialdemocratici di Zoran Milanović. Pesante sconfitta per l’HDZ dell’ex premier Jadranka Kosor, travolto dagli scandali di corruzione. Crisi economica e giorni difficili attendono però il nuovo esecutivo
La coalizione Kukuriku (in italiano Chicchiricchì), guidata dal Partito socialdemocratico (SDP) ha battuto sonoramente l’Unione democratica croata (HDZ) della premier uscente Jadranka Kosor alle elezioni politiche di domenica 4 dicembre. Zoran Milanović, presidente del SDP, non dovrà contrattare faticosamente con i partiti minori per poter formare il nuovo governo: la sua coalizione ha spazi di manovra a sufficienza nel nuovo Sabor (parlamento croato) per poterlo fare da sola. Kukuriku ha ottenuto 80 dei 151 seggi del parlamento, mentre l’HDZ 47.
La Croazia ha quindi svoltato a sinistra. I cittadini delusi, che nei venti anni di indipendenza della Croazia solo una volta (nel 2000, dopo la morte del primo presidente croato Franjo Tuđman) hanno dato fiducia alla sinistra, ora hanno spedito l’HDZ, che ha governato per ben 17 anni, all’opposizione.
Le reazioni dei due fronti opposti
Mentre nella sede dell’SDP, nell’ambiente futuristico del Museo d’arte contemporanea, regnavano i festeggiamenti, ma non l’euforia, dall’altro lato di Zagabria, nella sede dell’HDZ, prevaleva tristezza, sconforto e rassegnazione. Mentre i simpatizzanti dell’SDP hanno trascorso la notte elettorale ascoltando U2, Coldplay, Inxs, Eurythmics, ecc., all’HDZ, nella galleria in Piazza delle vittime del fascismo, nei pressi della sede del partito, hanno intonato inni patriottici. Benché con meno entusiasmo anche lì si è cantato, ma le canzoni che avrebbero dovuto tirare su il morale sono state “Zovi samo, zovi” o “Bože, čuvaj Hravtsku”, le stesse degli anni della guerra e del primo dopoguerra, degli anni di Franjo Tuđman.
Molto diverse tra loro anche le prime dichiarazioni del neo premier Zoran Milanović e della ormai ex premier Jadranka Kosor. Mentre Milanović ha tenuto un breve ed efficace discorso rivolto al futuro del Paese, nel quale si poteva leggere tra le righe che alla Croazia aspettano momenti difficili per quanto riguarda il miglioramento della situazione economica, Jadranka Kosor ha fatto un discorso tutto rivolto al passato. Ha accusato i media di aver condotto una campagna particolarmente negativa contro l’HDZ, più volte ha nominato il presidente Tuđman e i suoi meriti per aver creato lo Stato croato, e in particolare ha sostenuto i veterani della “Guerra patriottica”, riferendosi al loro coraggio. Tanto era la sua amarezza per la pesante sconfitta subita che non ha trovato la forza di congratularsi coi vincitori.
Era già evidente dagli exit poll dopo la chiusura dei seggi alle 19 che la coalizione Kukuriku (che oltre al SDP è formata da altri tre partiti: Partito popolare croato – HNS, Dieta democratica istriana IDS e Partito croato dei pensionati – HSU) avrebbe ottenuto una vittoria trionfale, ma non appena hanno iniziato ad arrivare i primi risultati ufficiali la conferma è stata netta.
Giorni difficili attendono il nuovo premier
Zoran Milanović, futuro premier, avrà una maggioranza ampia e potrà formare il governo senza l’appoggio di altri partiti. E non è poco, se si tiene presente che dovrà prendere decisioni impopolari. Il neo premier è ben consapevole di avere nelle mani il destino del Paese. Il vecchio detto latino Vae victis (guai ai vinti) potrebbe facilmente mutare in Vae victoribus (guai ai vincitori). Senza i tagli dolorosi, che Jadranka Kosor non ha voluto compiere, Milanović non sarà in grado di fare nulla. Il Paese si trova in una grave situazione economica, la crescita degli ultimi tre mesi, nonostante i buoni risultati realizzati dal turismo, è stata solo dello 0,2 percento.
Secondo gli analisti, Milanović effettuerà i tagli più consistenti nei primi 100 giorni di governo, finché gode del forte appoggio degli elettori e dell’atteggiamento positivo dei cittadini per via della sconfitta del corrotto HDZ. Probabilmente Milanović dovrà toccare anche le questioni meno popolari: taglio degli stipendi e delle pensioni, e la riduzione dei diritti sociali. Proprio quello che la Kosor non ha voluto fare, portando il Paese in una crisi più profonda.
L’appoggio del presidente Josipović ai vincitori
Il vantaggio di Milanović, però, sta nel fatto che il presidente della Repubblica Ivo Josipović di sicuro lo sosterrà su tutto quello che è necessario fare per il bene del Paese. Josipović era anch’egli membro dell’SDP e con l’aiuto di questo partito è diventato Presidente della Repubblica. Rivolgendosi ai cittadini durante la notte elettorale, Josipović ha espresso il suo appoggio ai vincitori, aggiungendo che la sua collaborazione col governo di Jadranka Kosor non è mai stata delle migliori. Lo ha detto metaforicamente, citando le parole di una nota canzone croata: “Ricordo solo i giorni felici”.
Dopo la catastrofica sconfitta elettorale, giorni difficili attendono comunque anche Jadranka Kosor. I veri sconquassi all’interno del partito devono ancora arrivare. Molti uomini forti dell’HDZ non le perdoneranno di aver permesso di dipanare la matassa su criminalità e corruzione, che alla fine ha portato all’arresto e al processo dell’ex premier Ivo Sanader. Quest’ultimo, però, era solo la testa della mostruosa corruzione. È facile che adesso, appena i vincitori avranno il quadro preciso dello stato in cui si trova il Paese, salteranno fuori altri panni sporchi, ben nascosti nei magazzini dell’HDZ.
Ma l’HDZ è comunque un grande partito e riuscirà a sopravvivere alla grave crisi in cui si trova. Se riuscirà a democratizzarsi e a mettere in primo piano nuove e giovani persone non compromesse, avrà di che guadagnarci.
Per quanto riguarda la Croazia quel lavoro che insistentemente la Kosor ha rifiutato di fare, compiere manovre dolorose, lo dovrà fare Milanović. L’HDZ saprà di sicuro trarne vantaggio, contando sulla memoria corta dei cittadini, da sempre desiderosi di soluzioni facili e veloci.
Forse è anche per questo che alla sede del SDP, ben sapendo cosa li aspetta, non regnava l’euforia, bensì abnegazione e consapevolezza che davanti a loro ci sono giorni difficili.
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