Dupnitza, una città in rivolta contro la mafia
Un consiglio comunale che si ribella. E denuncia i metodi di minaccia sistematica in cui due noti imprenditori locali terrebbero da anni la popolazione locale sotto scacco. Ma la città si divide
La corruzione rampante nella città di Dupnitza, centro della Bulgaria sud-occidentale, ha spinto la popolazione alla rivolta. Dopo tre giorni di protesta silenziosa, sotto lo slogan "No alla paura", durante il consiglio comunale straordinario del 26 maggio i consiglieri della municipalità hanno riferito dettagliatamente i metodi di minaccia sistematica con cui i noti "bussinessmen" Plamen Galev e Angel Hristov, ex membri delle squadre speciali della polizia, tengono sotto scacco la popolazione da anni.
Galev e Hristov sono stati definiti, senza mezzi termini, i boss della città. Secondo il sindaco di Dupnitza, Parvan Dangov, e di un gruppo di consiglieri comunali, i due "padrini" controllano il racket a cui devono sottostare gli imprenditori locali, instillando la paura nei cittadini e nelle sfere politiche, insomma nell’intera città.
La tensione a Dupnitza ha raggiunto il culmine durante il consiglio comunale di fine maggio, quando si è parlato esplicitamente dell’infliltrazione dei "mutri" ( i "musi", termine con cui in Bulgaria si indicano i mafiosi) nelle gare di appalto, che vincono facilmente grazie alle minaccie verso gli altri partecipanti. Alla fine del consiglio è stata firmata una dichiarazione che invitava il ministro degli Interni, il Procuratore Generale e il tribunale ad aumentare la propria attività contro la criminalità organizzata, che ormai è attiva e prospera a Dupnitza da molti anni.
Il giorno stesso Plamen Galev e Angel Hristov hanno indetto una conferenza stampa, in cui hanno rigettato tutte le accuse. Anche la polizia del posto ha comunicato che non ci sono azioni pendenti sui due ex colleghi. L’intera città sembra essersi divisa sui nomi di Galev e Hristov, che alcuni associano alle frequenti donazioni a orfani, malati e disabili.
"Siamo ridotti in schiavitù", ha dichiarato il sindaco Dangov ai media, dopo aver raccontato che tutte le imprese in città pagano il pizzo ai "padrini". Secondo Dangov l’epopea dei ragazzi nerboruti che spadroneggiano in città dura ormai da anni, ma adesso è diventata ancora più brutale e insopportabile. "Adesso che abbiamo perso Ivo "Il padrino" Karamanski e Zlatko "Zlatistia" Zlatev, (due noti mafiosi di Dupnitza uccisi negli anni scorsi), abbiamo due nuovi eroi", ha aggiunto poi il sindaco. Molti consiglieri parlano di un vero e proprio potere parallelo, che da due mesi a questa parte ha provato a leggittimizzarsi attraverso l’associazione "Rinascita di Dupnitza", i cui circa 50 membri, ex poliziotti, imprenditori, dottori, agiscono come un gruppo di potere, conquistando tutti i bandi di gara più appetibili e realizzando i progetti più remunerativi.
"Una donna, terrorizzata da Galev e Hristov è arrivata a rinunciare alla cittadinanza bulgara", ha detto ai media il sindaco di Dupnitza Parvan Dangov, rendendo nota una lettera aperta di Stanka Dimitrova, che ha trascorso gli ultimi dodici anni in Sud Africa. Nella lettera, spedita anche alla Procuratura di Dupnitza, la Dimitrova spiega di aver rinunciato alla propria cittadinanza per colpa delle continue minaccie subite da Galev e Hristov. Col passare dei giorni la divisione interna della città è cresciuta, e se da una parte il sindato Dangov e il consigliere Plamen Sokolov insistevano nell’accusare Galev e Hristov, dall’altra altri esponenti del mondo politico, insieme all’ex deputato Pancho Panayotov hanno dichiarato la propria solidarietà ai due "bussinessmen", definendoli cittadini rispettabile e benefattori.
Il 30 maggio scorso, lo stesso ministro degli interni Rumen Petkov ha visitato Dupnitza, incontrando gli alti gradi della locale stazione di polizia, dai quali è stato informato che la situazione è sotto controllo. Durante la visita più di 500 persone sono scese in piazza nel centro della città per manifestare a favore dei discussi Galev e Hristov. Uno striscione denunciava "La mafia è dentro il comune", mentre sono stati scanditi slogan sia contro il consigliere Sokolov, che secondo i manifestanti è "avido e incompetente", che contro il sindaco Dangov definito " una vergogna per il partito socialista di Dupnitza". "Il ministro Petkov non ha visto nessuna mafia a Dupnitza", hanno scritto poi vari quotidiani nell’edizione del 31 maggio. I media hanno riportato le rivelazioni fatte dagli stessi Galev e Hristov, che avrebbero finanziato la campagna elettorale degli stessi politici che oggi li accusano. Galev ha dichiarato di aver consegnato 15000 leva (circa 7500 euro) al sindaco Dangov durante il ballottaggio che lo ha visto vincere le ultime elezioni cittadine, e che sarebbero stati utilizzati da quest’ultimo per comperare 600 voti all’interno della comunità rom. L’accusa è stata immediatamente rigettata dal sindaco.
Secondo il quotidiano "Monitor", l’azione di protesta contro la mafia a Dupnitza sarebbe però stata elaborata dagli attivisti locali del partito socialista come una campagna promozionale per il ministro degli Interni Petkov e per il primo ministro Sergey Stanishev.
Nei primi giorni di giugno il "caso Dupnitza" è arrivato fino alla Procura Generale. Il sindaco Dangov ha incontrato il procuratore Boris Velchev per discutere dei problemi della città, e per esigere l’apertura di indagini sulle imprese di Galev e Hristov. Anche l’ufficio regionale per la lotta alla criminalità organizzata della polizia di Kyustendil ha espresso la sua volontà di dare una mano nel fronteggiare il problema.
Dupnitza non è un caso isolato in Bulgaria. Secondo il sondaggio realizzato dall’agenzia "AFIS", e riportato il 5 giugno dal quotidiano "Standart", un bulgaro su due ha paura dei boss che spadroneggiano nella propria città. Alla domanda "Nella vostra città ci sono gruppi o persone che impongono la loro influenza attraverso metodi illegali?" il 52,8% degli intervistati ha risposto "sì", mentre solo il 14% ha risposto "no" in modo convinto. Da questi risultati, ha commentato il sociologo Chavdar Naidenov, risulta che la situazione di almeno la metà della Bulgaria somiglia a quella di Dupnitza.
La stesso sondaggio ha messo in luce una classifica dei gruppi e dei personaggi che secondo i bulgari, influenzano la vita delle proprie città con mezzi illegali: al primo posto i fratelli Margini, attualmente in carcere in attesa di giudizio, poi la compagnia SIK, quindi l’ex sindaco di Sofia Stefan Sofianski, il leader di Ataka Volen Siderov e al quinto posto il "padrino" di Dupnitza Plamen Galev.
Un dato preoccupante, è che il 49,4% degli intervistati ha dichiarato di avere paura fare i nomi e cognomi di chi si impone con l’illecito e la violenza. I mezzi di pressione più frequenti, secondo i cittadini, sono la corruzione dei pubblici ufficiali, le strette relazioni con la polizia e i giudici, le minaccie, il racket e il controllo dei mezzi di informazione. Secondo Naidenov, il sondaggio lascia traparire non tanto l’influenza, quanto il controllo onnipresente di alcune forze che stanno trasformando le città in veri e propri feudi.
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