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Ðukanović e il processo a Bari

Dopo che lo scorso dicembre il premier montenegrino Milo Ðukanović ha dato le dimissioni, i media ipotizzano la riapertura del processo a suo carico, per contrabbando di sigarette, avviato dalla procura di Bari. Possibilità che l’ex premier e il suo legale escludono categoricamente

15/02/2011, Mustafa Canka - Ulcinj

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L’ex capo del governo montenegrino, Milo Ðukanović, è convinto che non dovrà più comparire davanti ai giudici di Bari. “L’accusa contro di me è stata archiviata. L’indagine svolta negli scorsi anni ha dimostrato che non ho alcuna responsabilità”, ha precisato Ðukanović durante una lunga intervista rilasciata il mese scorso alla tv di Banja Luka.

A suo avviso l’inchiesta sul suo conto è stata concepita da Belgrado e Roma. Si tratterebbe a suo dire di "una montatura che è stata politicamente ordinata dalla Serbia, attraverso l’Italia, con l’intento di abbattere il progetto del Montenegro indipendente e screditare in questo modo il suo ideatore, cioè Milo Ðukanović”, ha dichiarato l’ex premier. A conferma delle sue posizioni Ðukanović ha fatto appello al fatto che alcuni mesi fa l’ex ministro montenegrino per le Finanze, Miroslav Ivanišević, anch’egli sotto processo a Bari, è stato assolto dall’accusa di “contrabbando di sigarette e di associazione mafiosa” per il fatto che il Montenegro, come stato sovrano, aveva il diritto di fare affari con il commercio di sigarette.

Nel frattempo Ðukanović ha annunciato che denuncerà lo stato italiano, ossia la magistratura italiana e il pm Giuseppe Scelsi. “Richiederemo un adeguato risarcimento per la sofferenza politica che mi è stata inflitta con questo procedimento”, ha precisato l’ex premier montenegrino.

Milo Ðukanović nel marzo 2008, quando godeva dell’immunità diplomatica, aveva in modo del tutto discreto incontrato i pm di Bari e durante un colloquio di 6 ore e mezza aveva risposto alle 80 domande che gli erano state rivolte. L’indagine della procura si è conclusa nell’aprile 2009 con una richiesta di archiviazione per via dell’immunità diplomatica di Ðukanović .

Il destino di Ðukanović nelle mani dei pm italiani

Tuttavia, il destino di Ðukanović sembra di nuovo nelle mani dei pm italiani Giuseppe Scelsi e Eugenia Pontassuglia. Questi ora dovranno decidere se continuare il processo contro Ðukanović o se archiviarlo definitivamente. “Il problema in casi come questo è che si arrivi alla prescrizione, perché è trascorso molto tempo dal crimine in oggetto. Ci sono state delle modifiche alla cornice legale, quindi adesso bisogna valutare ancora una volta l’intero caso e vedere cosa è possibile fare”, ha dichiarato recentemente Scelsi al quotidiano montenegrino Vijesti.

Ðukanović ritiene che i pm stiano solo cercando di tirarsi fuori dalle acrobazie giuridiche in cui si erano cacciati. “Perché, vedete, è molto difficile dopo dieci anni di indagini dire di aver commesso un errore”, ha detto Ðukanović. Anche il difensore italiano di quest’ultimo, l’avvocato Enrico Tuccillo, è convinto che questa vicenda sia ormai chiusa. "Non so più come spiegare che questa vicenda che vede coinvolto Ðukanović è finita e non c’è alcuna possibilità che questo caso venga aperto di nuovo”, ha dichiarato Tuccillo a Vijesti.

I media a Podgorica, invece, sostengono che i diplomatici montenegrini stiano interessandosi presso i colleghi italiani per sapere se è effettivamente possibile che il procedimento contro Ðukanović parta di nuovo.

Nell’inchiesta l’ex premier viene messo in relazione alla criminalità organizzata, sulla base del fatto che avrebbe concesso al cittadino svizzero Franco della Torre la licenza per importare sigarette in Montenegro, trasferite poi in Italia attraverso i canali del contrabbando. In questo affare, che sarebbe durato dal 1994 al 2002, le casse dello stato italiano sarebbero state danneggiate per alcuni miliardi di euro.

Gli altri indagati

Fra gli indagati di Bari compaiono influenti uomini d’affari montenegrini: Branislav Mičunović, Veselin Barović, Branko Vujošević e la rappresentante commerciale del Montenegro a Milano Dušanka Pešić-Jeknić, così come i businessmen serbi Stanko Subotić detto Cane e Andrija Drašković.

Definito “la scatola nera di Ðukanović” dall’ex rappresentante diplomatico del Montenegro a Washington Ratko Knežević, Stanko Subotić è accusato in Italia di essere “il creatore del sistema di lavaggio del denaro sporco” utilizzato durante il traffico illegale di sigarette. Attraverso la sua compagnia “Dulwich”, Subotić – sostiene il pm Scelsi – avrebbe riciclato i profitti dei suoi partner criminali. Subotić avrebbe messo a disposizione tre aerei per il trasporto a Cipro, attraverso il Montenegro, di denaro di provenienza svizzera. La maggior parte dei guadagni sarebbe stata distribuita attraverso tre compagnie sospette con conti depositati in banche del Liechtenstein. Quando Scelsi ha cercato di sapere chi c’è dietro le tre compagnie, il Liechtenstein avrebbe rifiutato di collaborare.

Infine una curiosità. In questi mesi il possibile riavvio del processo di Bari non è l’unica cosa che Ðukanović si è affrettato a smentire: il quotidiano britannico Independent  lo scorso anno lo ha inserito tra i venti leader più ricchi del mondo, cosa che l’ex premier ha rigettato come infondata.

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