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Due storie dal Daghestan

Aumentano attentati e violenze in Inguscezia e Daghestan. Tra le vittime anche due giornalisti che si sono opposti ai politici corrotti e ai militanti islamici radicali. Le loro storie

04/12/2008, Giorgio Comai -

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Negli ultimi mesi, in particolare in Inguscezia ed in Daghestan, si è riscontrato un aumento significativo di attentati e violenze. In Inguscezia, le autorità di Mosca hanno deciso di agire sostituendo il presidente della repubblica e cercando di stabilire un nuovo approccio alla realtà locale. Per quanto riguarda il Daghestan, invece, non si nota ancora alcuna reazione da parte del Cremlino.

Sebbene non vi sia un clima di conflitto aperto tra i diversi gruppi etnici del Daghestan, la situazione in questa repubblica caucasica è tutt’altro che tranquilla; si registrano quasi quotidianamente attacchi alle forze dell’ordine e ampie aree sono teatro di azioni antiterroristiche che si concludono spesso con sparatorie e numerose vittime. Non vi è però solo uno scontro diretto tra indipendentisti islamici e forze dell’ordine; vittime del clima di violenza sono anche attivisti che si oppongono alla corruzione del governo locale o giornalisti che si occupano di diffondere una concezione moderata dell’Islam.

Farid Babaev, politico di opposizione e attivista per i diritti umani

La sera del 21 novembre 2007, Farid Babaev è stato colpito da quattro colpi di di arma da fuoco all’ingresso della propria casa a Makhachkala, capitale del Daghestan, ed è morto tre giorni dopo in ospedale.

Farid Babaev era il leader del partito di opposizione "Jabloko" in Daghestan ed era un attivista del movimento per la difesa dei diritti umani. Durante i suoi interventi pubblici, Babaev non esitava a denunciare violenze perpetrate dalle autorità locali, la scomparsa di persone, fenomeni di corruzione e falsificazioni elettorali.

Due persone accusate di essere gli esecutori materiali dell’omicidio sono state arrestate il 4 marzo 2008. Secondo le loro prime testimonianze, il mandante dell’omicidio sarebbe stato Abas Abasov, figlio del capo dell’amministrazione del distretto di Dokuzparinsk. In quest’area, il 25 aprile del 2006, era stata organizzata una manifestazione contro il capo dell’amministrazione locale, accusato di favorire amici e conoscenti in vario modo e di essersi impossessato di fondi pubblici. Le autorità avevano successivamente aperto il fuoco sui protestanti, causando una vittima e numerosi feriti.
Farid Babaev aveva in più occasioni ricordato gli eventi di Dokuzparinsk come un chiaro esempio dello scarso controllo del presidente del Daghestan sulle amministrazioni locali, e di come le forze dell’ordine fossero pronte a difendere anche con le armi uomini corrotti.

Il processo è stato più volte ritardato per l’impossibilità di trovare persone disposte a far parte della giuria; al primo tentativo di formare la giuria non si è presentato nessuno dei 350 convocati. Dopo cinque simili convocazioni, il processo ha avuto inizio il 16 ottobre in un ambiente teso, e le prime sedute sono state tenute a porte chiuse per tutelare la sicurezza dei testimoni. A partire dal 26 novembre il processo, particolarmente importante per chi si occupa di diritti umani in Daghestan, è stato aperto alla stampa e al pubblico.

Abdullah Alishaev, giornalista religioso

La sera del 2 settembre 2008, Abdullah Alishaev è stato aggredito a colpi di pistola mentre tornava a casa nella sua auto ed è morto la mattina successiva in ospedale.

Abdullah Alishaev era il redattore capo del canale televisivo islamico TV Čirkej (ora Makhachkala TV); si occupava principalmente di trasmissioni a carattere religioso, cercando di spiegare in modo semplice le pratiche e le tradizioni dell’Islam spesso note in modo superficiale alla popolazione anche per via delle limitazioni alla libertà religiosa ai tempi dell’Unione Sovietica. Nelle sue trasmissioni, Abdullah Alishaev trattava inoltre di temi sociali quali alcolismo e uso di droghe, considerando che la risposta anche a questo tipo di problematiche si trovasse nell’Islam.

Abdullah Alishaev era noto soprattutto per la sua forte opposizione al fondamentalismo religioso e alle correnti radicali di Islam che si sono diffuse nel Caucaso settentrionale a partire dalla fine degli anni Ottanta. In questa regione il fondamentalismo islamico, impropriamente definito "Wahabismo" dai media e dai politici russi, è indissolubilmente legato con movimenti separatisti che esplicitamente mirano a costituire nella regione uno stato indipendente basato sulla Sharia. Ne è esempio l’incursione armata partita dalla Cecenia nell’estate del 1999 per costituire una repubblica islamica di Daghestan, autoproclamatasi nell’agosto di quell’anno, che suscitò l’intervento dell’esercito federale e diede effettivamente inizio alla seconda guerra cecena.

Nel 2006, Abdullah Alishaev produsse un film documentario dal titolo "Obyknovennyj Wahhabizm" ("Wahabismo Comune"), specificamente dedicato a questo fenomeno. Nel suo documentario, Alishaev racconta la storia del movimento "wahabita" in Daghestan, sottolineando l’estraneità di questa corrente islamica alle tradizioni religiose locali. In particolare, evidenzia come il "wahabismo" si sia stabilito grazie all’opera di emissari provenienti dall’Arabia Saudita e da altri paesi che hanno approfittato della difficile situazione economica e sociale nell’area e della scarsa conoscenza dell’Islam tra gli abitanti della regione. Alishaev raccoglie interviste da diverse aree del Daghestan, e mostra immagini esplicite delle violenze perpetrate dai terroristi "wahabiti" anche verso donne e bambini. Nel suo documentario, ribadisce come tali violenze siano esplicitamente vietate dal Corano, e controbatte le idee professate dai "wahabiti" anche su specifiche questioni religiose.

Salman Sultanmagomedov è il successore di Alishaev quale redattore capo di Makhachkala TV. Il 18 novembre è stato vittima di un attentato dinamitardo mentre viaggiava con la sua auto nella capitale daghestana; in seguito all’esplosione, Sultanmagomedov ha subito solo ferite lievi. A quanto pare, cercare di diffondere una visione moderata dell’Islam in Daghestan è un lavoro che richiede molto coraggio.

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