Due anni di governo Kurti: come sta andando?
Economia, sanità, istruzione, lotta alla povertà, diritti umani e negoziati con la Serbia: un’analisi del secondo anno del governo di Albin Kurti
(Originariamente pubblicato da Kosovo 2.0 )
Sono passati ormai due anni da quando Vetëvendosje (VV), in coalizione con la Lista Guxo, ha formato un governo dopo essersi aggiudicata poco più del 50% dei voti nelle elezioni del 14 febbraio 2021.
Ponendo eguaglianza e giustizia al centro del programma di governo, il neo eletto primo ministro Albin Kurti aveva promesso di cancellare 20 anni di malgoverno e di iniziare “un nuovo cammino verso il progresso, la riduzione delle ineguaglianze e l’aumento delle opportunità per tutti”.
La vittoria elettorale – la più ampia di una coalizione di governo dalla dichiarazione d’indipendenza del Kosovo – e le promesse di un cambiamento radicale avevano creato grandi aspettative tra gli elettori. Con una maggioranza parlamentare e una vittoria “plebiscitaria”, come l’ha definita Kurti, VV, un tempo partito d’opposizione, aveva l’opportunità di “andare incontro alle necessità dei cittadini” stando al governo.
Ad ogni modo, il gradimento nei confronti del governo e del primo ministro sembra essere diminuito negli ultimi due anni. Secondo un sondaggio condotto dall’agenzia Onu Undp a novembre 2022, il livello di apprezzamento verso l’operato del governo si attestava al 41%, contro il 47,2% dell’aprile 2022.
Il livello di gradimento nei confronti del primo ministro a novembre era del 44,9%, in diminuzione rispetto al 52,6% di aprile.
In occasione del secondo anniversario del governo Kurti, K2.0 esamina in questo approfondimento il secondo anno del governo in carica e i progressi del governo tra marzo 2022 e marzo 2023, analizzando ogni aspetto a partire dalle relazioni con la Serbia, l’economia, la giustizia e molto altro.
Stagnazione economica
Nel corso del 2022, il primo ministro Kurti ha spesso definito la crescita economica del 10,7% nel 2021 e del 4% nel 2022 come un successo. Tuttavia, secondo i dati della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale del Kosovo, la crescita economica è rimasta stagnante nel 2022.
Secondo i dati della Banca Mondiale, la crescita economica nel primo semestre del 2022 era del 3,2% con una previsione per il secondo semestre che proiettava la crescita non oltre il 3,1%.
Si tratta della crescita più lenta in Kosovo dal 2012 secondo i dati della Banca Mondiale, se si esclude la rapida crescita economica del 2021, un risultato della riapertura seguita ai momenti più duri della pandemia.
Nell’ottobre 2022, il primo ministro Kurti ha dichiarato che erano stati creati 15.000 nuovi posti di lavoro tra gennaio e agosto 2022, cifre su cui è stato aperto un dibattito. Secondo i sindacati del settore privato e alcuni economisti, questo numero è in realtà il risultato della regolarizzazione di alcuni lavoratori precedentemente impiegati nei settori sommersi dell’economia.
Questo processo di regolarizzazione dei lavoratori – un obiettivo che si era posto il governo – è stato in parte raggiunto grazie agli aiuti finanziari del Pacchetto per la ripresa economica. Infatti, parti di questo pacchetto di supporto finanziario agli imprenditori e ai lavoratori del settore privato, erano accessibili sono ai lavoratori dell’economia emersa.
L’Agenzia kosovara di statistica (ASK) non aggiorna i dati sulla disoccupazione in Kosovo dal 2021.
Benché, a detta di Kurti, il Kosovo stia sperimentando la sua crescita economica più grande di sempre, l’inflazione, come conseguenza del contesto inflattivo internazionale, è rimasta al di sopra del 10% negli ultimi 12 mesi.
Un altro importante aspetto economico è la reciprocità con la Serbia. Nonostante la costante retorica di VV rispetto alle misure di reciprocità, ripetuti appelli per un boicottaggio dei prodotti serbi e le promesse di un riorientamento del mercato, i dati sugli scambi forniti dall’Agenzia statistica del Kosovo mostrano che il mercato non si è riorientato. Dall’insediamento del governo Kurti nel 2021, sembra che la Serbia sia diventata il paese dal quale il Kosovo importa maggiormente al di fuori dei paesi CEFTA, ben al di sopra delle importazioni da Albania e Macedonia del Nord. Secondo un’analisi dell’Istituto GAP, la Serbia sarebbe il quarto partner di scambio nel 2022 dopo Turchia, Germania e Cina
Sebbene i dati sullo scambio commerciale con l’estero per il 2022 non siano stati interamente pubblicati, le revisioni mensili delle importazioni dai paesi CEFTA mostrano come la Serbia sia stata in cima alla lista di ogni mese.
Nel frattempo però gli investimenti in capitale sono rimasti fermi. Secondo un’analisi dell’istituto GAP , l’aumento dei prezzi dei materiali da costruzione causato dall’inflazione e le politiche governative, hanno avuto come conseguenza, nei primi mesi del 2022, l’afflusso di capitale più basso degli ultimi dieci anni.
Il dialogo è diventato una priorità
Inizialmente Kurti aveva dichiarato che il dialogo con la Serbia non sarebbe rientrato tra le cinque priorità del programma di governo e che si sarebbe concentrato sul dialogo interno con i serbi del Kosovo. Ad ogni modo, le successive crisi con la Serbia, la pressione internazionale a favore della creazione dell’Associazione dei Comuni serbi e il recente accordo a Ohrid sembrano aver reso inevitabile che il dialogo diventasse una priorità di Kurti.
Nel giugno 2022, il governo del Kosovo ha preso due decisioni, una sull’implementazione di misure di reciprocità con la Serbia riguardo alle targhe e una riguardo ai documenti d’identità. Secondo quest’ultima misura, a chiunque entrasse in Kosovo con documenti serbi sarebbe stato fornito un modulo di dichiarazione temporaneo in sostituzione dei propri documenti – una procedura che, per i kosovari che entrano in Serbia, è già attiva dal 2011.
Secondo l’altra decisione, i residenti proprietari di veicoli con targhe rilasciate dalla Serbia riportanti abbreviazioni di città kosovare, avrebbero dovuto registrare i propri veicoli con targhe kosovare tra l’1 settembre e il 31 ottobre. Scaduto questo termine, circolare con veicoli con la vecchia targa non sarebbe stato più concesso.
Il 31 luglio, poco prima dell’implementazione delle decisioni, i serbi del Kosovo hanno eretto delle barricate a Jarinje e Brnjak, due punti di accesso doganali per la Serbia.
La situazione si è fatta nuovamente tesa dopo la sospensione del direttore generale della Polizia kosovara del nord, Nenad Đurić, il quale si era rifiutato di implementare la decisione del governo kosovaro in merito alle targhe. Di conseguenza, ai primi di novembre, Srpska Lista ha guidato una dimissione in massa di serbi del Kosovo dalle istituzioni pubbliche.
Il 21 novembre 2022, dopo un incontro a Bruxelles tra Kurti e Vučić durato otto ore, il primo ministro del Kosovo si è rifiutato di accettare la proposta dell’UE di risolvere la questione delle targhe, sostenendo che la proposta non era accompagnata da una promessa per la piena normalizzazione dei rapporti tra Kosovo e Serbia. Kurti ha accusato il Rappresentante speciale per la politica estera Ue Josep Borrell di essersi arreso sulla questione della normalizzazione dei rapporti tra Kosovo e Serbia.
Gli Stati Uniti hanno poi richiesto che l’implementazione della misura sulle targhe fosse rimandata di 48 ore, trascorse le quali il primo ministro Kurti ha dato il proprio assenso.
Infatti il 23 di novembre, il Kosovo e la Serbia hanno accettato la proposta europea del 21. Secondo questo accordo, il Kosovo avrebbe posto fine a qualsiasi attività legata alla registrazione delle auto e la Serbia non avrebbe più emesso targhe con i nomi di città kosovare.
Poco dopo, la presidente Vjosa Osmani ha annunciato che il 18 dicembre si sarebbero tenute le elezioni dei 4 comuni nel nord del Kosovo. Il 6 dicembre, un ufficio della Commissione Elettorale Centrale (CEC) è stato attaccato. Le autorità kosovare hanno arrestato Dejan Pantić, ex poliziotto kosovaro, dichiarando che vi erano prove del suo coinvolgimento nell’organizzazione dell’attacco agli uffici della CEC.
Dopo l’arresto sono ricominciati i blocchi stradali. Numerose strade nel nord del Kosovo sono state bloccate mentre diversi valichi di frontiera venivano chiusi. I blocchi stradali sono stati poi rimossi tra fine dicembre e inizio gennaio e a Pantić sono stati concessi i domiciliari invece della detenzione in carcere. L’esecutivo kosovaro, secondo l’UE e gli USA, si è impegnato a non arrestare o perseguire i serbi coinvolti nella costruzione dei blocchi stradali.
Dopo la rimozione dei blocchi stradali, si è intensificata la pressione internazionale per spingere kosovari e serbi a raggiungere un accordo e istituire l’Associazione dei Comuni serbi. Le proposte in questo senso sono diventate note come Piano franco-tedesco, ora tramutatosi in Piano europeo.
Il 18 marzo 2023, il primo ministro kosovaro Albin Kurti e il presidente serbo Aleksandar Vučić si sono incontrati a Ohrid, in Macedonia del Nord. In seguito, è stato annunciato che durante l’incontro, durato più di 7 ore, le parti hanno raggiunto un accordo sull’implementazione del Piano europeo.
Tra i vari punti del suddetto piano quello più discusso è stato l’articolo 7, che impone che il Kosovo inizi immediatamente le negoziazioni in un contesto di dialogo mediato dall’UE “per assicurarsi un livello appropriato di autogestione per la comunità serba in Kosovo” e in conformità con i precedenti accordi.
In una dichiarazione stampa dopo l’incontro di Ohrid, Kurti ha dichiarato che attraverso il piano di implementazione il Kosovo ha guadagnato il “riconoscimento de facto” da parte della Serbia. Per quanto riguarda l’Associazione dei comuni e l’articolo 7 dell’Accordo, Kurti ha commentato che l’articolo in questione riguarda una forma di “autogestione”, non "autogoverno". Ciò nonostante, i kosovari hanno promesso di stabilire un’autogestione in conformità degli accordi precedenti, sottintendendo che in un modo o nell’altro l’Associazione dei Comuni serbi avrebbe preso forma.
L’articolo 7 è stato al centro dell’attenzione perché VV si era a lungo opposto alla formazione dell’Associazione. Gli stessi parlamentari di VV in passato si sono spinti fino ad organizzare proteste violente e a lanciare gas lacrimogeni nel palazzo del Parlamento per impedire che si potesse proseguire con i lavori di legiferazione in merito. Nel 2013 vi sono state importanti proteste in occasione della firma dell’Accordo di Bruxelles, lo stesso è successo nel 2015 prima della ratifica nel piano di implementazione per l’Associazione e di nuovo nel 2016, 2017 e 2018.
In quelle occasioni VV sosteneva che l’Accordo di Bruxelles era contrario alla Costituzione del Kosovo e che avrebbe creato un’istituzione mono-etnica, “posta al di sopra dei comuni e tra il governo centrale e quello locale, con un ruolo rappresentativo, un organo decisore e di organizzazione riservato però solo ai comuni con minoranze serbe”. Secondo VV firmando l’accordo il governo di allora stava facilitando la “divisione del Kosovo”, la “bosnificazione del Kosovo” e la creazione di una “Republika Srpska”.
Nel 2021, il primo anno del nuovo governo, Kurti aveva dichiarato che si sarebbe impegnato a revisionare i precedenti accordi, sia sotto il profilo dell’implementazione che dal punto dell’impatto che avrebbero avuto sui cittadini.
Tuttavia, l’articolo 10 del Piano europeo, che Kurti stesso ha definito come un piano “accettabile e immodificabile”, impone chiaramente che entrambi i paesi confermino i propri obblighi di implementare tutti gli accordi passati. Lo stesso è stato confermato nel Piano di Implementazione accettato sabato 18 marzo.
I “fastidiosi media”
Come nel primo anno di Kurti al governo, anche in questo secondo anno si è riscontrata una mancanza di trasparenza con i giornalisti.
Nel luglio 2022, la richiesta della parlamentare di VV Fitore Pacolli di introdurre una regolamentazione governativa nei confronti dei media, specialmente online, ha allarmato l’Associazione dei giornalisti del Kosovo (AJK) e il Consiglio Stampa del Kosovo (KMShK). A settembre AJK ha continuamente fatto appello al governo e a VV affinché venissero prese le distanze dalla forte campagna contro i media di persone vicine al partito di governo.
Secondo i rapporti internazionali sulla libertà di stampa in Kosovo vi è un ambiente tutt’altro che ideale per i giornalisti.
Ad aprile 2022, un rapporto del Dipartimento di Stato statunitense sul Kosovo ha riconosciuto le difficoltà sperimentate dai giornalisti nell’acquisire informazioni dalle istituzioni pubbliche nel corso del 2021. Il rapporto dichiara che “i funzionari di governo, i partiti politici, le imprese legate al governo, i gruppi religiosi e in generale persone scontente hanno fatto pressione sui proprietari dei media, redattori e giornalisti per far sì che non pubblicassero determinate storie e materiali”.
Il rapporto del Dipartimento di Stato per il 2022 ha messo in rilievo che vi sono stati episodi di minacce verbali da parte di ufficiali di governo e presunti criminali ai danni di giornalisti colpevoli di aver riportato notizie percepite come negative. Secondo alcuni redattori, alcune agenzie governative e imprese hanno ritirato degli spot pubblicitari da giornali che pubblicavano materiale critico nei loro confronti.
Allo stesso modo, il Progress Report della Commissione Europea sul Kosovo ha citato l’AJK segnalando un aumento di dichiarazioni di politici che rivolgevano parole di disprezzo verso i media, una situazione che, secondo la Commissione, mette in pericolo la sicurezza dei giornalisti e rappresenta un tentativo di ridurre la fiducia nelle inchieste giornalistiche.
Un altro report ha espresso timori simili. Dopo una missione di fact-finding durata due giorni a Pristina nel novembre 2022, i membri della Piattaforma del Consiglio d’Europa per la sicurezza dei giornalisti hanno pubblicato una propria analisi sulla libertà dei media e la sicurezza dei giornalisti in Kosovo.
I rappresentanti dei media in Kosovo hanno sottolineato come motivo di particolare preoccupazione il fatto che la retorica divisiva e le campagne di diffamazione contro i giornalisti da parte di alcuni politici e pubblici ufficiali, compresi esponenti del partito di governo, sta creando un clima sempre più ostile contro i media. I rappresentanti hanno riportato che questi attacchi verbali e i tentativi da parte dei politici di dividere la comunità giornalistica, o di dipingere certi organi di stampa come attori politici può portare a minacce, molestie online e violenza fisica.
I rappresentanti dei media in Kosovo hanno espresso le proprie crescenti preoccupazioni sul deterioramento della trasparenza e dell’accesso alle informazioni durante il mandato dell’attuale governo. I giornalisti hanno sottolineato in particolare la mancanza di opzioni per la comunicazione con i funzionari pubblici e la mancata possibilità di porre domande ai ministeri e al primo ministro alle conferenze stampa.
Il Consiglio d’Europa nel suo report ha annotato in maniera positiva il processo di depoliticizzazione della Radiotelevisione pubblica del Kosovo (RTK). I nuovi membri del consiglio d’amministrazione sono stati nominati seguendo un criterio di trasparenza e meritocrazia. È sorta però presto una controversia. Nel gennaio 2023, il consiglio d’amministrazione di RTK ha approvato la raccomandazione del direttore generale di nominare direttore Rilind Gërvalla. I media hanno immediatamente commentato la notizia evidenziando il supporto espresso pubblicamente da Gërvalla per VV e i suoi legami con il partito. Gërvalla è tra i donatori che hanno sostenuto VV per la campagna elettorale del 2020 ed è stato ritratto in alcune fotografie scattate agli incontri del consiglio generale di VV.
L’AJK ha definito la nomina di Gërvalla come direttore dei canali albanesi di RTK come foriera di conflitto d’interessi e una violazione dell’indipendenza dell’emittente pubblica. A febbraio di quest’anno AJK ha richiesto un nuovo processo di nomina meritocratico senza interferenze politiche. La nomina di Gërvalla è stata criticata anche dalla European Federation of Journalists, Article 19 Europe, lo European Center for Press and Media Freedom, l’International Press Institute e Reporters Without Borders.
Un rapporto del 2022 di Human Rights Watch, pubblicato nel gennaio 2023, ha dato un rilievo speciale alle condizioni di lavoro dei giornalisti in Kosovo. Vi si sottolinea poi il linguaggio usato dal marito della Presidente Osmani, Prindon Sadriu, che a inizio 2022 si era rivolto ai media e ai giornalisti definendoli “un’associazione a delinquere”, così come le parole dispregiative di Luan Dalipi, il Capo di gabinetto del primo ministro Kurti, che ha chiamato i media “affari criminali”.
HRW ha descritto queste dichiarazioni come istiganti a creare un ambiente ostile per i giornalisti, e ha aggiunto che “queste dichiarazioni rischiano di ridurre la fiducia del pubblico nei media”.
Problemi con il potere giudiziario
Il processo di riforma del sistema giudiziario per rafforzare lo “stato di diritto”, inserito nel programma elettorale di VV, è in itinere.
Una delle promesse fatte dal governo di Kurti, sottoporre a procedura di “vetting" l’intero sistema giudiziario, si è tramutato in un vetting parziale. La Commissione di Venezia nel giugno 2022 ha dichiarato che dovrebbero essere sottoposti a verifica solo il procuratore capo, i presidenti delle corti, i membri del Consiglio d’Accusa e quelli del Consiglio Giudiziario.
L’iniziativa di vetting è stata avversata dal Consiglio d’Accusa e dal Consiglio Giudiziario. I due gruppi hanno dichiarato che non parteciperanno ai gruppi di lavoro del ministero della Giustizia, che sta lavorando su riforme costituzionali e sulla creazione di meccanismi di vetting al di fuori del Consiglio d’Accusa.
Nel 2022, le relazioni tra il ministero della Giustizia e il Consiglio d’Accusa sono state tese. Il ministero e il primo ministro Kurti sono stati ripetutamente criticati dal Consiglio d’Accusa e dal Consiglio Giudiziario per aver interferito nel sistema giudiziario. L’opposizione sostiene che le interferenze siano avvenute attraverso alcune dichiarazioni pubbliche del gabinetto di governo e la decisione di ridurre i salari del personale. La decisione è stata poi sospesa da un tribunale di Pristina, ma ha comunque portato le istituzioni giudiziarie a sospendere il proprio lavoro per diverse settimane e a interrompere la cooperazione con il governo.
Durante la seconda settimana di febbraio 2022, l’Assemblea del Kosovo ha approvato una legge sull’Ufficio
statale per la verifica e la confisca di beni non giustificati da attività economiche assodate. Questa legge permetterà di creare un meccanismo per la confisca di beni non giustificati senza la necessità di un processo che termini con una condanna di confisca.
A giugno 2022, la Commissione di Venezia aveva individuato dei difetti nella legge. Le organizzazioni della società civile impegnate in questo ambito affermano che vi sono meccanismi sufficienti nel sistema attuale – come l’Agenzia anti-corruzione – a che l’istituzione di un nuovo ufficio non aumenterà l’efficienza nella lotta all’accumulo illegale di ricchezza. Nel febbraio 2021, il Partito Democratico del Kosovo (PDK) ha sottoposto la nuova legge alla Corte costituzionale sostenendo che fosse incostituzionale. Si sta ancora attendendo una risposta dalla Corte.
Quando Kurti ha fatto il punto sul suo primo anno e mezzo del proprio governo, ha dichiarato che grazie ai disegni di legge approvati avevano “rinforzato i meccanismi per la lotta alla criminalità e alla corruzione”.
Ma il governo sembra avere un approccio diverso alla giustizia quando vi è il coinvolgimento di propri membri. Vi sono persone che lavorano nel governo Kurti che hanno casi pendenti o hanno sentenze passate in giudicato.
Aumento dei livelli di povertà
Nel corso del 2022 e agli inizi del 2023 l’inflazione ha raggiunto livelli record e ha ridotto il valore dei salari e dei risparmi. Secondo l’indagine Public Pulse di Undp, le 3 maggiori preoccupazioni di chi ha risposto erano: disoccupazione, povertà e l’aumento dei prezzi dei beni essenziali.
Il governo di Kurti ha adottato due provvedimenti principali per combattere l’inflazione: provvedimenti di sostegno alle famiglie e la Legge sui salari.
Sebbene qualsiasi flusso di denaro sia positivo per il mercato e per l’economia, un sostegno costituito da pagamenti una tantum è stato criticato dagli economisti, che sostengono che questi interventi non sono sufficienti né sostenibili.
Il Sindacato del settore privato e la Camera di Commercio hanno criticato il governo per aver favorito il settore pubblico lasciando il settore privato, il principale datore di lavoro, senza sostegni. Secondo loro, né le iniziative a sostegno dei salari nel settore privato, né il supporto di 3 mesi ai salari per i neo assunti è stato sufficiente perché la quantità del sussidio era modesta e la durata troppo limitata.
Un problema che è emerso con le misure una tantum è stata la mancanza di chiarezza su come sono stati individuati i destinatari più bisognosi. In Kosovo l’ultimo report sulla povertà dell’Agenzia kosovara di statistica risale al 2017 e non copre i cambiamenti che sono accaduti da allora.
I piani sociali esistenti lasciano escluse molte famiglie bisognose. In aggiunta ad essere disoccupati, i richiedenti per questi piani devono soddisfare altri criteri, come la dipendenza di ogni membro della famiglia dal nucleo familiare o l’inabilità al lavoro.
Secondo il report della Banca Mondiale sul Kosovo del 2022, circa il 7% della popolazione beneficia dei piani di assistenza sociale, ma il tasso di povertà sociale raggiunge il 20%. Solo una persona su quattro nel quintile più basso – la fascia con il reddito più basso – riceve assistenza sociale.
Il 25 agosto 2022 l’inflazione e il mancato sostegno per ulteriori 100 euro fino all’adozione della nuova Legge sui salari, ha indotto l’Unione dei Sindacati Indipendenti del Kosovo – che unisce quasi tutte le sigle sindacali – ha dichiarare uno sciopero generale.
La Legge sui salari, in cui sono pubblicati nuovi coefficienti salariali e le scale dei salari, è stato al cuore del dibattito pubblico a partire dall’inizio del 2023. La nuova legge sui salari nel settore pubblico del Kosovo è entrata in vigore il 5 febbraio. Il governo l’ha presentata come un provvedimento che avrebbe creato eguaglianza tra le diverse categorie di lavoratori e avrebbe determinato il maggiore aumento di salari dal 2008.
La legge ha ridotto i salari di alcuni lavoratori mentre altri hanno ricevuto incrementi simbolici. La legge ha anche ridotto alcune agevolazioni precedentemente esistenti per alcuni lavoratori, che venivano aggiunte allo stipendio netto.
Per esempio, nelle infografiche condivise sull’account Facebook di Kurti, il governo sosteneva che il salario base per la polizia sarebbe aumentato da 392 a 619 euro. Ma già prima di questa legge i poliziotti spesso ricevevano più di 619 euro se si considerano gli scatti di carriera, indennità di rischio, straordinari e turni di notte.
Ora molte di queste agevolazioni bonus sono state rimosse. Dall’introduzione della nuova legge, l’indennità di rischio per i poliziotti non può superare l’1% del budget totale della Polizia del Kosovo, un limite dichiarato insufficiente dal Sindacato di Polizia.
Secondo il sindacato, l’aumento di salario attuale, tolte le agevolazioni, non supera i 50 o 60 euro.
Le critiche rispetto ai cambiamenti del governo con questa legge sono state principalmente legate all’eliminazione o alla limitazione di queste agevolazioni. Per molte categorie di lavoratori, questo cambiamento avrà un effetto negativo sullo stipendio totale che ricevono ogni mese. Fino ad ora il difensore civico ha ricevuto più di 50 reclami contro questa legge.
Solo gli scioperi spostano l’attenzione sull’istruzione
Tra le poche volte in cui il governo ha menzionato il settore dell’istruzione è stato quando gli insegnanti hanno fatto sciopero.
Dal 25 agosto 2022, pochi giorni prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, sotto la sigla del Sindacato Unificato dell’istruzione, della scienza e della cultura (SBAShK), gli insegnanti kosovari hanno scioperato per più di un mese.
Chiedevano supporto finanziario di 100 euro per tutti i lavoratori del settore dell’istruzione per affrontare l’inflazione fino all’approvazione della nuova legge. Richiedevano inoltre di essere inclusi nella stesura della legge. Il governo ha poi introdotto un pacchetto di supporto che assegnava 50 euro ad ogni pubblico ufficiale fino alla fine dell’anno. Gli scioperanti però hanno considerato insufficiente questo pacchetto.
Per un mese il governo si è scontrato con lo SBAShK minacciando gli insegnanti di sospendere loro lo stipendio per il mese in cui stavano scioperando. Il primo ministro Kurti, tra le altre cose, ha definito lo sciopero “una ritorsione", “una minaccia” e “la rovina dello stato”, citando anche gli scarsi risultati degli studenti nel test PISA, anche se la responsabilità sarebbe da attribuire più al ministero dell’Educazione più che agli insegnanti e ai sindacati. Il linguaggio del governo è stato criticato come una "violazione delle libertà sindacali in Kosovo”.
Intanto, uno degli obiettivi del governo Kurti era la costruzione di 160 asili che avrebbero dovuto aumentare l’iscrizione di bambini al primo livello dell’educazione dal 7% al 24%. Fino ad ora però, solo 4 asili sono stati completati – uno nel villaggio di Vrelle nel comune di Istog, uno a Zhegër nel distretto di Gjilan, uno a Qifllak e uno a Prizren. Nel budget 2023, 6.5 milioni sono stati riservati alla costruzione di nuovi asili. Sono inclusi 21 asili la cui costruzione avverrà tra il 2022 e il 2026.
Un’indagine di Kosovo 2.0 del maggio 2022 ha messo in rilievo che i bambini rom e ashkali nell’istruzione serba parallela vengono di fatto segregati dai loro pari età e che il governo del Kosovo ha fallito nell’occuparsi dei bisogni di questi bambini vulnerabili. Gli attivisti l’hanno definito un indicatore della discriminazione che le comunità rom e ashkali subiscono ogni giorno.
Il ministro dell’Istruzione Arbërie Nagavci ha spiegato a K2.0 che il problema delle scuole serbe è un problema politico molto complesso dato che queste scuole non sono controllate dalle istituzioni del Kosovo. Ha aggiunto che, sino alla nostra indagine, non avevano alcuna informazione in merito al fatto che nelle scuole aumentasse la segregazione anche se ONG e attivisti da anni portano la questione all’attenzione delle istituzioni.
La sanità ad un punto morto
Sebbene la sanità sia posta in alto tra le priorità del programma di governo di VV, la situazione in questo settore rimane grave. Nel programma di governo si dichiarava che “la nostra priorità per la salute, oltre a gestire la pandemia di Covid-19, è implementare un
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