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Dubbi sulle privatizzazioni in Montenegro

Dal kombinat dell’alluminio di Podgorica agli alberghi della costa adriatica, il Montenegro si avventura in una lunga serie di privatizzazioni di strutture statali. Purtroppo però gli affari con i partner stranieri non sempre sono condotti all’insegna della trasparenza

02/05/2005, Jadranka Gilić - Podgorica

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Attualmente il Montenegro si trova in una fase economicamente decisiva. Il Paese si trova nel mezzo del processo di privatizzazione, dal cui successo dipende il futuro sviluppo del Montenegro.

Tra le maggiori risorse del Paese c’è il turismo e il governo ripone grandi aspettative nella privatizzazione degli alberghi statali sulla costa. Ma, anche se la costa montenegrina offre ai turisti un bellissimo paesaggio, è fortemente necessario un investimento economico per promuovere e rinnovare le strutture esistenti, per poter puntare anche sul turismo di lusso. Secondo la Strategia della privatizzazione, entro la fine del 2005, la maggior parte degli alberghi di proprietà statale dovrebbe essere privatizzata, tranne l’esclusivo complesso di Santo Stefano (Sveti Stefan), che rimarrà di proprietà statale.

Comunque, secondo la dichiarazione del ministro del turismo, Predrag Nenezic, anche per il complesso alberghiero di Santo Stefano sarà annunciata, entro la fine del mese di aprile, la gara d’appalto per una concessione della durata di 20 – 30 anni. Con molto ottimismo è atteso l’arrivo dell’azienda di Singapore, Aman Resorts, nota per il turismo esclusivo, perché potrebbe attrarre altri investitori stranieri ed aiutare il Montenegro a trovare una sua collocazione come meta turistica d’elite.

Ma vediamo com’è la situazione negli alberghi già privatizzati. Dal momento che non sembra che si siano avverate le aspettative di miglioramento dell’economia montenegrina a seguito dell’arrivo di investitori stranieri, bisognerebbe chiedersi chi sono i nuovi proprietari degli alberghi montenegrini.

Secondo quanto riporta il settimanale montenegrino "Monitor" (8 aprile), si tratta di aziende off shore, spesso totalmente sconosciute, per le quali è molto difficile trovare i nomi dei proprietari. Inoltre, ci sono poche informazioni sugli affari condotti dalle off shore, perché sono spesso registrate di recente, e dispongono di scarse informazioni sui loro redditi.

Le grandi aziende, spiega la giornalista di "Monitor" Milka Tadic, spesso registrano le filiali off shore con lo scopo di nascondere l’identità dei proprietari, e allo scopo di evadere il pagamento delle tasse o di riciclare il denaro sporco. Si sospetta che, in Montenegro, anche alcuni politici locali assieme a vari partner stranieri comprino delle aziende montenegrine nascondendosi dietro le off shore, per riciclare il denaro sporco guadagnato col contrabbando nel periodo della guerra degli anni novanta.

"Monitor" indaga chi c’è dietro i nomi delle compagnie off shore come Barkli, Nega Tours e Salamon, entrate nel mercato montenegrino.

Iniziamo con Barkli. L’albergo Otrant a Ulcinj, sulla costa meridionale, è stato venduto alla Barkli, azienda russa, registrata nel 1999 a Mosca, con soltanto 8.500 rubli (circa 200 euro) di capitale sociale nominale. Secondo il registro delle imprese, l’azienda non ha né filiali, né è in grado di dimostrare l’avvenuto pagamento delle tasse, né tanto meno dispone di dati sui conti correnti bancari. Secondo i dati del registro delle imprese, Barkli possiede soltanto due case e due costruzioni. Non possiede un ufficio e non c’è traccia di esperienze in ambito turistico.

Nonostante non abbia filiali, la Barkli ha pagato per l’hotel Otrant 2,5 milioni di euro, attraverso le aziende Rokman e Farmer, rispettivamente della Bulgaria e della Lituania. Un altro fatto importante è che dal bilancio di fine anno del 2002 risultava un debito di oltre 4 milioni di rubli (circa 100.000 euro).

Soltanto questi due fatti basterebbero per eliminare Barkli dai possibili investitori e futuri proprietari dell’albergo Otrant. Com’è possibile che un’azienda indebitata possa comprare un albergo per 2,5 milioni di euro ed investire altri 4,5 milioni di euro nel suo rinnovamento? Pare ovvio che si tratti di malversazioni, ma la polizia montenegrina non ha mai indagato sul caso della privatizzazione dell’albergo Otrant.

Continuiamo con il caso della Nega Tours. L’albergo As, di Perazica Do, vicino a Petrovac, è stato venduto all’azienda russa Nega Tours anni fa. Nella gara d’appalto è stata scelta l’azienda russa Sibenergoresurs, registrata nel 1999, per lavori minerari. Anche se è stato annunciato che la Sibenergoresurs ha comprato l’albergo As per 5 milioni di marchi tedeschi, il contratto è stato firmato con la Nega Tours, l’agenzia turistica della Sibenergoresurs, che non ha partecipato alla gara d’appalto. Dalle ricerche svolte da "Monitor" risulta che l’agenzia Nega Tours è stata registrata soltanto per ottenere l’affare con il Montenegro. L’inchiesta su questo affare non è stata mai svolta e come risultato della privatizzazione dell’albergo As, oggi abbiamo soltanto l’inizio della ristrutturazione e diverse aree fangose, causate dai lavori in corso, nei luoghi più belli della costa montenegrina. L’albergo è stato chiuso da tempo ed il Montenegro perde milioni di euro dalla sua chiusura.

Simile destino, secondo "Monitor", lo ha avuto anche l’albergo «4 luglio», a Petrovac, privatizzato dalla stessa compagnia russa e tuttora chiuso per i lavori di ristrutturazione.

Stando alle condizioni in cui si trovano i soprannominati alberghi sembra che le aziende russe li abbiano comprati soltanto per poter evadere il fisco e riciclare denaro sporco.

Ma la questione degli alberghi privatizzati dalle aziende russe è solo un’introduzione alla più grossa e sospetta privatizzazione del complesso industriale di produzione dell’alluminio di Podgorica (KAP). Il KAP rappresenta la metà dell’economia montenegrina e sembra che stia per essere venduto alla compagnia russa Rusal, uno dei più grandi produttori d’alluminio del mondo. Ma, anche qui il contratto sarà firmato con l’azienda Salamon, filiale off shore della Rusal, per la quale la stessa Rusal non vuole fornire garanzie. Aggiungiamo che la filiale Salamon è stata da poco registrata a Cipro, solo per garantirsi l’affare KAP.

Inoltre, il proprietario della Rusal, Oleg Deripaska, ha dei seri problemi con la guardia di finanza russa per motivi di evasione fiscale. Questi fatti dovrebbero bastare per squalificare la Rusal, ma sembra che proprio questa compagnia stia per ottenere l’affare.

Ma vediamo com’è il progetto offerto dalla Rusal per la privatizzazione del KAP.

Gli scopi essenziali della privatizzazione del KAP sono la modernizzazione dell’azienda e la protezione dell’ambiente, visto che il KAP rappresenta pure la maggior fonte di inquinamento del Montenegro. Si tratta di un’azienda tecnologicamente esaurita con grossi debiti e, secondo alcune valutazioni, soltanto per la protezione dell’ambiente bisognerebbe investire dai 50 ai 100 milioni di euro.

Secondo "Monitor", la Rusal offre più di tutti per il risanamento del debito, cioè circa 100 milioni di euro, mentre per gli investimenti nel complesso soltanto 55 milioni. I principali creditori sono quelli che decidono a chi sarà venduto il KAP e tendono a mettere da parte la modernizzazione, nonostante fosse l’unica cosa in grado di garantire un’esistenza a lungo termine, non soltanto del KAP, ma anche della catena di produzione.

Bassi investimenti previsti dalla Rusal indicano che l’azienda russa non ha una strategia di lungo termine per lo sviluppo del KAP. Le interessa soltanto lo sfruttamento della bauxite o di spostare semplicemente una parte di capitali dalla Russia, dati i problemi dell’azienda con la magistratura russa.

Ad ogni modo, l’interesse strategico del Montenegro dovrebbe essere la promozione dell’industria dell’alluminio e lo sviluppo della sua lavorazione, e non lo sfruttamento delle materie prime e delle risorse naturali.

Se finirà su questa strada, il Montenegro cadrà nella trappola in cui si trovano alcuni paesi africani, i quali hanno ceduto le loro risorse naturali in cambio di tecnologie sporche che hanno distrutto l’ambiente ed esaurito le risorse naturali.

Scegliendo la Rusal quale futuro proprietario del KAP, il Governo mostra poca intenzione di pensare allo sviluppo del Paese e poca voglia di proteggere l’ambiente dalla pericolosità del KAP.

Inoltre, si mostra anche la mancanza di volontà di proseguire sulla strada dello sviluppo sostenibile, necessario per poter puntare sul turismo di qualità ed ecologico, ciò che dovrebbe essere il principale orientamento dell’economia montenegrina.

Un’altra considerazione, gli investimenti stranieri sono molto importanti per lo sviluppo dell’economia montenegrina, ma la provenienza del denaro è cruciale. Il denaro influenza non soltanto l’economia, ma anche la politica e proprio perciò bisogna stare attenti e consentire l’ingresso nel mercato montenegrino solo alle aziende affermate, in grado di fornire adeguate garanzie.

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