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Drago Hedl: miglior giornalista dell’anno

Il vice caporedattore del settimanale di Spalato, nostro corrispondente dalla Croazia, è stato premiato come giornalista dell’anno dal Centro Internazionale per i Giornalisti di Washington, ICFJ. La recensione del Feral Tribune e le nostre congratulazioni!

18/07/2006, Redazione -

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Di Vladimir Matijanić, Feral Tribune, 12 luglio (tit. orig. Svjetski novinar godine)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Luka Zanoni

Drago Hedl, vice caporedattore del Feral Tribune, dalla scorsa settimana è il primo giornalista dei Balcani ad aver vinto il premio giornalistico internazionale Knight per meriti giornalistici. Affinché sia chiaro di cosa si tratta, basta segnalare che insieme a Hedl, quest’anno, l’unico premiato è stato Sadha Muhammad Al-Jubori, corrispondente della BBC in Iraq. Il premio viene attribuito dal Centro internazionale per i giornalisti (ICFJ) di Washington, dove i premiati di quest’anno saranno invitati alla cerimonia che si terrà il 15 settembre. Questo premio viene attribuito dal 1984.

Hedl si è meritato la qualifica di eccellente tra i giornalisti per tutta una serie di articoli e, benché suoni un po’ ridondante, certo non è facile enumerare in un solo articolo tutte le scoperte che Hedl attraverso le pagine del Feral ha spiegato all’opinione pubblica croata e mondiale negli ultimi anni. Tra i più significativi di sicuro ci sono le scoperte di Hedl sugli eventi bellici di Osijek. Proprio grazie ai testi di Hedl, siamo venuti a conoscenza dei nomi dei principali protagonisti dei crimini che sono accaduti nei primi anni novanta nella principale città della Slavonia e non è di troppo sostenere che probabilmente l’indagine sui crimini di Osijek tutt’oggi non sarebbe iniziata se non ci fosse stato Drago Hedl.

Ma insieme ai testi sulla guerra a Osijek, Hedl è meritevole anche per altre svariate importanti scoperte giornalistiche: Hedl ha scoperto anche il sottile tentativo di mettere a tacere i crimini di guerra che i soldati dell’esercito croato hanno commesso nel settembre 1991, nel villaggio di Paulin Dvor nei pressi di Osijek. Nonostante si fosse già a conoscenza di questo crimine, finché non sono usciti gli articoli sul Feral non si sapeva che i corpi dei 18 serbi uccisi erano stati sepolti a Rizvanusa vicino a Gospic, villaggio distanze circa cinquecento chilometri da Osijek. Hedl è venuto a sapere che i corpi dei civili uccisi sono stati nascosti per anni dietro la regia dei funzionari del governo Tudjman. Il nostro redattore ha scoperto una moltitudine di dettagli e di attori di questo abile trasporto, ma i pezzi grossi coinvolti in questo caso non sono ancora dietro le sbarre.

A Hedl, inoltre, spetta il merito anche per la pubblicazione delle informazioni sui 26 villaggi della Slavonia occidentale che con l’Ordine di evacuazione del Comitato di crisi della Pozega della Slavonia sono stati abbandonati "per difendere la vita e le proprietà" dei loro cittadini minacciati dalle "forze terroriste dei cetnici". Dopo la scoperta dell’Ordine, Hedl alla fine di gennaio 2001, più di nove anni dopo l’evacuazione, ha vistato i villaggi e ha confermato che erano stati accuratamente bruciati, nel solo villaggio di Snjegavic sono state uccise 13 persone. Secondo le rivelazioni dei testimoni, nei 26 villaggi della Slavonia occidentale sono state uccise oltre settanta persone delle quali alcune sono state bruciate nelle loro case.

Dieci giorni dopo che il 22 marzo 2001 è stato ucciso Vjeko Slisko, boss mafioso croato, Hedl è riuscito a scoprire una serie di documenti che confermano che l’omicida, il belga Mary James Robert Cappiau, era in stretta relazione con i vertici militari e politici croati. Hedl ha provato che il generale Ante Roso, sul memorandum dello Stato maggiore della Croazia, aveva proposto a Miroslav Tudjman, l’allora direttore del HIS, di impiegare Cappiau in questo servizio. Inoltre, il nostro redattore di Osijek ha svelato anche che una serie di altri alti funzionari dell’esercito avevano scritto dei panegirici su Cappiau.

Nel maggio del 2000 Hedl ha scoperto una storia del tutto incredibile, cioè che nel periodo compreso tra il 20 settembre 1996 e l’11 aprile 2000 Branko Markan di Osijek era stato schiavizzato. Dopo di che la Procura statale di Osijek ha sollevato l’accusa contro Tomislav Mikulic, poliziotto in pensione, perché aveva sequestrato Markan, costringendolo con la forza a fare i più pesanti lavori fisici. Inoltre, Hedl ha rivelato anche l’implicazione in questo caso di Dubravka Jezercic, ex capo della polizia di Osijek.

Tra i meriti del nostro premiato annoveriamo anche l’intera serie di articoli sulle malversazioni dei tycoon in Slavonia, sugli affari sporchi riguardo le case dei ritornati serbi, dietro la regia dello Stato, sulle intercettazioni illegali… e innumerevoli altri scritti che dovrebbero solo essere raccolti sì da trasformarli nel miglior manuale di giornalismo investigativo della Croazia. E del giornalismo in generale.

Hedl così commenta il premio: "Si tratta di un riconoscimento che per me significa molto, perché il mio lavoro giornalistico è stato accolto in un luogo che è neutrale rispetto alle circostanze politiche croate, e con ciò è anche imparziale nella decisione. Spero che questo premio faccia in modo che la Croazia nella prossima valutazione sulla libertà di stampa sia meglio piazzata di quanto non lo sia adesso. Sarei stato più contento di ricevere un premio come questo in Croazia, il paese in cui vivo e in cui svolgo il mio lavoro giornalistico da quasi trenta anni", afferma Hedl, e aggiunge: "Forse questo premio mi aiuterà ad essere più conosciuto anche a Osijek, la città in cui sono nato e in cui ho trascorso la maggior parte della mia vita, così che di me sappia anche il sindaco Anto Djapic, il quale pesantemente sottolinea di non sapere che io vivo qua. A differenza dei complimenti che giungono perfino da tutto il mondo, il sindaco di Osijek non ha accolto il fatto che ho ricevuto questo importante premio. Ma non solo, lui non sa che lavoro qui, perché al recente pranzo con vari giornalisti di Osijek ha elegantemente dimenticato di invitare il giornalista del Feral", conclude Hedl.

Per il suo lavoro giornalistico professionale Hedl per anni è stato sottoposto a numerose minacce e pressioni da parte di Branimir Glavas e dei sui accoliti. Glavas, ricordiamo, all’inizio degli anni novanta ha buttato fuori con le armi Hedl dal Glas Slavonije dove ha lavorato per un decennio ed era diventato caporedattore. Dopo di che, Hedl è stato anche arruolato, "sconosciuti attentatori" gli hanno distrutto l’automobile, ma è difficile contare tutte le minacce e le offese che ha ricevuto.

Drago Hedl quest’anno era candidato anche per la selezione come giornalista dell’anno per l’Associazione giornalistica croata, ma come giornalista dell’anno è stato scelto Goran Milic della Televisione croata, la quale ha trascurato di rendere nota la notizia che l’ICFJ ha premiato Hedl.

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