Dopo la tempesta
Intervista con Dejan Anastasijevic, giornalista investigativo del settimanale belgradese "Vreme". Il punto sulla situazione in Serbia dopo le violenze seguite alla manifestazione del 21 febbraio a Belgrado
Di Cecilia Ferrara (l’intervista è stata pubblicata dal quotidiano "Europa" il 23 febbraio 2008)
Un morto, 150 feriti di cui 35 poliziotti 4 ambasciate devastate (USA, Croazia, Turchia e Belgio) altre danneggiate, due McDonald’s colpiti e due banche, l’austriaca Reiffessen e l’italiana Unicredit. È tempo di bilanci a Belgrado all’indomani della manifestazione "Il Kosovo è Serbia" che ha portato in piazza 250 mila persone provenienti da tutto il paese in difesa dell’ex provincia. Solo a 24 ore di distanza il primo ministro Vojislav Kostunica ha condannato gli atti di violenza, mentre fino a ieri il suo partito (DSS, Partito Democratico della Serbia) era piuttosto restio a condannare gli atti degli hooligans contro l’ambasciata USA. In questi giorni che seguono l’indipendenza del Kosovo il timore di molti è che la Serbia torni ai bui anni novanta di isolamento, retorica nazionalista e guerra. Giornalisti e rappresentanti di Ong considerati poco patriottici in questi giorni sono sotto attacco non a caso nella notte anche l’emittente radiotelevisiva B92 è stata minacciata.
Dejan Anastasijevic, giornalista investigativo del settimanale "Vreme" e corrispondente del "Time", è una di quelle persone ormai sotto l’attenzione dei gruppi estremisti. Lo scorso aprile gli hanno tirato due bombe a mano in casa per aver affermato che le pene inflitte ai compontenti del gruppo paramilitare degli Scorpioni che hanno partecipato al massacro di Srebrenica erano troppo timide. Ad Anastasijevic chiediamo com’è la situazione in questi giorni.
La situazione si sta calmando. È tutto tranquillo in città. Quello che è in atto ora è una disputa all’interno della coalizione di governo per la responsabilità per quello che è successo durante la manifestazione.
Tra i Ds di Boris Tadic e i DSS di Vojslav Kostunica?
Esatto non solo il primo ministro non ha condannato gli attacchi ma ha detto che erano legittime reazioni al supporto degli Usa all’indipendenza del Kosovo. Oltretutto ha affermato che non erano hooligans ma giovani che mostravano la loro sete di giustizia.
Quanto è rappresentativa la manifestazione del 21 febbraio della Serbia oggi?
È bene esaminare i fatti: la manifestazione del 21 era sponsorizzata dal governo e da quasi tutti i partiti, dai sindacati, c’erano biglietti gratis per il treno, per gli autobus, il ministro dell’Educazione ha detto che si potevano chiudere le scuole. Eppure la gente che c’era era meno della metà di quella portata in piazza contro Milosevic. Non è andata tanto bene come sperava il governo insomma.
Quanto ancora l’argomento Kosovo potrà mobilitare in questa maniera?
Dipende molto da come vanno le cose. Ovviamente gli episodi di violenza eccitano gli animi non solo a Belgrado ma anche in Kosovo. Il problema è che queste violenze ormai sono apertamente sponsorizzate da parte della politica.
Ma con che scopo?
Kostunica ha perso molti consensi in questi ultimi anni e adesso si sta giocando la carta della destabilizzazione fino all’ultimo.
Cosa dovrebbe fare ora il presidente Tadic?
Tadic adesso dovrebbe richiamare il primo ministro, chiedere fermamente a Kostunica di restaurare la legge e l’ordine, se questo non lo fa, licenziarlo da primo ministro e rompere la coalizione.
Ma c’è chi dice che se si andasse ora a nuove elezioni vincerebbero i radicali di Tomislav Nikolic.
Dovremo prima o poi avere delle nuove elezioni a meno di non voler sospendere un diritto democratico.
Cosa deve fare l’Europa?
L’Europa adesso ha un compito molto difficile che è quello di tenere la Serbia nel programma per l’integrazione europea. Questa è l’unica cosa che hanno in comune i kosovari e i serbi: il desiderio di andare in Europa.
Per quanto riguarda di nuovo la Serbia invece qual è il ruolo della società civile?
In questo momento in Serbia c’è una profonda divisione in due, ma penso che la maggioranza della gente voglia smettere di parlare di violenza e vuole continuare il cammino verso l’Europa.
Quanto sono potenti questi gruppi violenti di estremisti e di hooligans?
Questi gruppi sono tanto potenti quanto glielo permette la polizia e la politica.
C’è anche una forte critica nei confronti del comportamento della polizia durante la manifestazione di fronte all’ambasciata USA.
La polizia segue il comportamento che gli viene detto di tenere da parte del governo. Ripeto non è la polizia da biasimare ma chi dà ordini. E il ministro che ha il comando della polizia è del partito di Kostunica.
C’è chi paragona Kostunica a Milosevic: secondo te Kostunica può essere un secondo Milosevic?
Non lo può essere perché la Serbia non è più quella del tempo di Milosevic.
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