Dopo la guerra
L’attuale situazione politica in Georgia è molto confusa. L’opposizione intende scalzare Saakashvili con un argomento di ferro: la guerra persa. Ma fatica ancora ad organizzarsi
In questi ultimi mesi l’opposizione in Georgia sta muovendo continue critiche al governo che cerca di difendere strenuamente la sua posizione. Dall’8 agosto – giorno in cui l’esercito russo hanno iniziato ad attaccare le regioni interne della Georgia – le forze dell’opposizione avevano sospeso le critiche all’autorità di governo, ma a partire dalla fine di ottobre del 2008 questa moratoria è stata sospesa.
L’argomento principale di chi contrasta l’autorità di Saakashvili è proprio la guerra di agosto. Prima dell’inizio della guerra si poteva dire che l’opposizione aveva perso tutte le proprie risorse. Le manifestazioni di migliaia di persone del novembre 2007 si sono concluse in niente, le forze antigovernative si sono divise in piccole parti perdendo un gran numero di sostenitori, mentre il presidente ed il suo partito di governo hanno vinto le elezioni e la loro vittoria è stata riconosciuta dalla comunità internazionale.
L’agosto del 2008 ha cambiato tutto. L’opposizione ha in mano un argomento di ferro: una guerra persa. La questione non è neppure il fatto che è stata persa; nessuno si è mai fatto illusioni che fosse possibile vincere una guerra con la Russia, ma l’opposizione ora insiste sul fatto che fosse possibile evitarla. La società georgiana in questa fase è perplessa. Nessuno riesce a darsi una risposta al quesito se davvero le autorità abbiano fatto tutto il possibile per evitare una guerra che non si poteva vincere. Nessuno dubita che la Russia si sia preparata e che abbia pianificato tutto, ma la questione dell’evitabilità della guerra rimane.
L’attuale governo sta iniziando a stancare la gente. Le attività di public relations delle autorità, mirate a dimostrare la preoccupazione del governo per i problemi dei cittadini, non aiutano a migliorare la situazione.
L’unica cosa che ancora salva l’amministrazione di Saakashvili è la profonda convinzione della maggior parte della popolazione che l’opposizione non sia affatto meglio della squadra presidente in carica.
Il fondamento principale di una tale opinione è l’incapacità cronica dell’opposizione di accordarsi riguardo ad un qualsiasi punto che non sia la necessità di cambiare le persone attualmente al potere. Se dapprima vi erano quantomeno tentativi di mostrare unità, adesso non vi è neppure questo. In modo molto esplicito il leader dell’opposizione David Gamkrelidze ha dichiarato: "Noi non abbiamo intenzione di unirci in modo stabile con gli altri partiti dell’opposizione. Il nostro obiettivo è ottenere le dimissioni del presidente ed avere nuove elezioni. Poi ogni partito seguirà la sua strada".
In Georgia, però, sanno anche troppo bene che un’alleanza "contro" non ha alcuna possibilità di diventare un’unione a favore di qualcosa; è quindi evidente la necessità di avere un’alleanza non solo contro qualcosa, ma per costruire qualcosa assieme.
Per comprendere l’essenza del contrasto politico nel paese, è importante tenere in considerazione la particolare cultura politica georgiana che si è formata nel corso di due secoli all’interno dell’impero russo e dell’Unione Sovietica.
La questione è che nel periodo della colonizzazione ogni autorità è stata recepita dai georgiani come qualcosa di straniero e di nemico. Non si può dire che in tutti questi decenni il popolo georgiano abbia lottato attivamente contro il centro dell’"impero", come hanno fatto ad esempio i popoli delle repubbliche baltiche. I georgiani hanno tratto beneficio dai punti deboli del sistema socialista e vivevano forse meglio di tutti gli altri popoli dell’Urss.
Le nostre genti non avevano le basi e gli stimoli per una lotta cosciente al sistema – al contrario, il sistema a loro andava bene. Si è formato però un particolare approccio al potere; lodare le autorità veniva ritenuto un comportamento inadeguato non degno per un georgiano, nonostante il fatto che tutti cercassero di arrivare al potere per motivi di interesse personale. Cercavano di arrivare al potere, ma allo stesso tempo se ne lamentavano.
Un proverbio georgiano dice: "Ogni georgiano è zar di se stesso". Naturalmente, questo non va inteso in senso letterale. Si intende che ogni georgiano guarda ai rappresentanti delle autorità e si chiede "In cosa sono peggio di lui? E perché quindi lui sta là, ed io qui?"
Per capire quanto è forte il contrasto tra il gruppo al governo e l’opposizione in Georgia basta quindi considerare i seguenti fattori: la tendenza storica dei georgiani a contrastare le autorità, il grande numero di persone che in seguito alle riforme hanno perso le loro fonti di denaro ottenuto attraverso la corruzione, e la scontentezza nei confronti delle effettive sciocchezze che le autorità hanno fatto negli ultimi anni.
Tornando alla realtà attuale, si può dire che la situazione è resa ancora più difficile dal fatto che tra i partiti di opposizione (ce ne sono più di 15) mancano quasi del tutto leader definiti. Circa 5-6 partiti hanno quasi lo stesso livello di consenso. La loro partecipazione alle elezioni parlamentari del maggio 2008 in qualità di giocatori indipendenti ha portato alla loro sconfitta. L’elettorato di opposizione era diviso in numerose piccole parti ed è anche a causa di questo che il partito di governo ha ottenuto quasi l’80% dei voti. È chiaro che i rappresentanti dell’opposizione hanno accusato le autorità di aver commesso dei brogli, ma anche considerando questo aspetto riconoscono che se si fossero presentati uniti i risultati sarebbero stati di gran lunga migliori.
Dal maggio del 2008 sono passati molti mesi, ma la situazione non è cambiata. L’opposizione riesce ad essere unita solo nel richiedere le dimissioni di Saakashvili prima della scadenza del suo mandato (scadrebbe nel 2013), e nel cercare di ottenere nuove elezioni parlamentari e presidenziali. Ma se questo poteva essere sufficiente nel novembre del 2007, ora la maggior parte delle persone, inclusi gli oppositori dell’attuale governo, si chiedono "Ammesso che Saakashvili se ne vada, cosa ci sarà poi?"
Ed è proprio a questa domanda che manca la risposta.
Attualmente l’opposizione è alla ricerca di una persona forte e carismatica che possa offrire alla popolazione in prima persona una alternativa chiara e concreta.
L’ex-ambasciatore alle Nazioni Unite Irakli Alasania, uno tra i rappresentati più di successo della squadra di Saakashvili, è tra i principali pretendenti al ruolo di nuovo leader dell’opposizione. È molto popolare e piace molto anche per la sua tranquillità e la sua moderatezza. Forse ancora più importante è il fatto che su di lui ci sono poche informazioni e quasi nessun materiale "compromettente". Questo è un fattore molto importante nelle attuali condizioni della politica georgiana, in cui le autorità hanno un vagone di materiali compromettenti sull’opposizione e l’opposizione sulle persone al governo.
Irakli Alasania ha vissuto gli ultimi tre anni a New York e non è in alcun modo legato ai circoli politici georgiani, non sempre trasparenti. Per questo Alasania, che è comparso solo qualche volta sugli schermi in qualità di politico, occupa già il primo posto per popolarità tra i leader dell’opposizione.
L’attuale situazione in Georgia è molto confusa, e quindi non è chiaro cosa sarebbe in grado di fare l’opposizione, anche considerando un leader quale Alasania. Riusciranno a portare la gente in strada ed obbligare il presidente a dimettersi? Ed in questo caso, saranno in grado di ottenere l’appoggio della comunità internazionale? La società è interessata ad avere nuovi sconvolgimenti nel momento in cui a 40 km da Tbilisi ci sono truppe russe, e la crisi economica mondiale colpisce in modo sempre più forte la Georgia?
Ed infine, un altro fattore che non si può tralasciare è l’imprevedibilità della Russia. Non è da escludere che in caso di inizio di azioni di protesta di massa Mosca possa decidere di dimostrare la propria solidarietà con l’opposizione. Ciò significherebbe consegnare una facile vittoria a Saakashvili. Ad un primo sguardo, sembrerebbe che la Russia non possa compiere una sciocchezza tanto evidente, ma non sarebbe la prima volta. Questo è infatti accaduto, tra l’altro, anche in Georgia nel 2007.
C’è da aspettarsi che la situazione si definisca in parte nei prossimi mesi. Se Saakashvili riuscirà a festeggiare l’inizio del 2010 ancora in qualità di presidente, l’opposizione avrà perso, e dovrà quindi aspettare la fine del mandato del parlamento e del presidente come previsto dalla costituzione.
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