Documento delle associazioni, del volontariato, delle ONG italiane (Ancona, 16 marzo 2001)
Il 17 e il 18 maggio 2000 – nell’ambito della prima Conferenza sullo sviluppo e la sicurezza nell’Adriatico e nello Ionio – si tenne una Conferenza parallela della società civile per la pace, la democrazia e la cooperazione nei Balcani con lo scopo di avanzare proposte e programmi concreti di cooperazione e interventi specifici per la ricostruzione e la cooperazione dell’Europa sud orientale. In quell’incontro si segnalò l’esigenza di affiancare agli interventi e alle iniziative di ricostruzione materiale e di sostegno economico, un piano della ricostruzione sociale, civile e democratica per favorire e incoraggiare lo sviluppo umano, l’economia sociale, il radicamento di un tessuto comunitario e democratico.
In questo contesto la tutela dell’ambiente assume un’importanza strategica che investe i temi della salute e delle condizioni sanitarie delle popolazioni, le prospettive di uno sviluppo sostenibile ed equilibrato, la partecipazione attiva dei cittadini alla vita comunitaria, la socializzazione e il risanamento del territorio, la cooperazione regionale: l’ambiente può essere cioè la chiave di una visione della ricostruzione e della cooperazione fondata sull’integrazione europea e il recupero del territorio in una prospettiva di pace e di convivenza tra i popoli.
Sottolineiamo la necessità che i paesi partecipanti alla Conferenza sostengano la realizzazione degli obiettivi stabiliti nelle Convenzioni globali sulla biodiversità, i cambiamenti climatici, la desertificazione.
Auspichiamo pertanto la promozione di iniziative a favore della lotta alle siccità ricorrenti, alla desertificazione e al degrado delle terre nei paesi interessati, con particolare attenzione ai paesi in via di sviluppo e dell’area del Mediterraneo, contribuendo -anche grazie al ruolo del volontariato e delle ONG- al soddisfacimento dei fabbisogni primari e al risanamento e valorizzazione del territorio. Segnaliamo l’importanza di iniziative del volontariato, degli enti locali e dei governi -ricordiamo ad esempio la campagna di sensibilizzazione "Prima della pioggia" promossa dal governo italiano con la partecipazione delle istituzioni locali- volte a raggiungere questo obiettivo.
Ricordiamo inoltre -a livello nazionale- l’importanza della recente approvazione della legge "per la partecipazione italiana alla stabilizzazione, alla ricostruzione e allo sviluppo dei Paesi dell’area balcanica", che prevede l’istituzione di un fondo per le attività di monitoraggio ambientale. E’ necessaria una rapida attuazione della legge, nonché il pieno coinvolgimento dell’associazionismo e delle Ong nella programmazione e realizzazione degli interventi.
In occasione dell’incontro dei Ministri dell’Ambiente della Conferenza di Ancona, esprimiamo perciò queste richieste e aspettative:
– un intervento significativo e deciso a favore del risanamento e della bonifica di tutti i territori, dei fiumi e dell’Adriatico che hanno subito le conseguenze degli eventi bellici e dei conflitti degli anni ’90 nei Balcani; in particolare auspichiamo: 1) un’azione immediata che preveda una informazione puntuale sulla presenza di ordigni inesplosi- in particolare le cosiddette "bombe a grappolo"- sganciati in Adriatico dagli aerei Nato di ritorno dalle missioni in Kossovo e Serbia, e una parola definitiva sull’attività di bonifica 2) un piano organico e specifico di bonifica dei territori colpiti e dei siti contaminati dall’uso dei proiettili ad Uranio Impoverito (accedendo a tutte le informazioni complete dei siti colpiti) o che hanno visto colpiti impianti industriali e chimici che hanno rilasciato sostanze inquinanti e tossiche (come a Novi Sad, Pancevo, Kragujevac) ; gli stanziamenti previsti dall’Unione Europea sono assolutamente insufficienti e- soprattutto- la progettazione degli interventi procede con gravi lentezze; non vi è nemmeno un’adeguato sostegno all’opera di informazione e di monitoraggio sanitario delle popolazioni delle aree interessate;
– l’avvio delle procedure internazionali necessarie alla dichiarazione che riconosca l’Adriatico e lo Ionio come "particularly sensitive sea areas"; questa esigenza, espressa anche nelle conclusioni finali della Dichiarazione di Ancona, è particolarmente pressante per il Medio e Alto-Adriatico, caratterizzati da una bassa profondità, da un lentissimo ricambio delle acque e da un intenso traffico marittimo di merci pericolose diretto verso i porti del Nord-Adriatico;
– la realizzazione di una strategia -attraverso interventi e investimenti mirati- di pianificazione e programmazione del territorio che integri iniziative sociali ed economiche, lo sviluppo delle
– aree urbane e rurali nel rispetto di una visione partecipata, equilibrata e sostenibile dello sviluppo del territorio;
– l’implementazione di programmi internazionali per la creazione e/o l’adeguamento di sistemi di monitoraggio costante delle acque costiere (e dei tratti finali dei principali fiumi), al fine di dotare tutti i paesi rivieraschi di un supporto scientifico per il controllo delle principali cause dell’inquinamento marino; tali programmi dovranno essere incentrati sull’interscambio di esperienze e di metodologie tra paesi e dovranno prevedere la partecipazione, oltre che degli organi istituzionali, anche di Istituti di ricerca qualificati e di associazioni ed Ong che abbiano maturato un’esperienza in proposito e che garantiscano l’accessibilità ai dati raccolti e la trasparenza delle procedure investigative;
– in questo contesto va ricordata la priorità di interventi decisi nei paesi interessati a favore della riduzione delle emissioni inquinanti generate da fonti fisse (impianti energetici, industriali, ecc.), anche con l’applicazione delle convenzioni ECE-ONU sull’inquinamento transfrontaliero e con standard minimi e omogenei (quelli previsti dalle linee guida dell’IPCC) da adeguare tenendo conto delle condizioni e delle tecnologie locali. Diventa dunque strategico investire nel sostegno deciso al rinnovamento dei vecchi impianti di produzione di energia, verso forme di energia pulita e non inquinante. Altri temi sono all’ordine del giorno che noi poniamo con forza e che riguardano il sistema del trattamento dei rifiuti, il controllo -dal punto di vista ambientale- dei processi di privatizzazione industriale, l’adeguamento delle infrastrutture fognarie e di depurazione delle grandi città;
– alla luce del piano di investimenti previsti e rivolti alle vie di comunicazione e al sistema dei trasporti nei paesi dell’Europa sud orientale chiediamo sia fatta una valutazione ambientale strategica dei piani e delle direttrici previsti dai progetti del Patto di Stabilità e dai Corridoi paneuropei che potrebbero impattare in modo preoccupante sull’ecosistema dell’area; ogni progetto promosso dovrà in ogni caso essere accompagnato da una valutazione di impatto ambientale;
– in considerazione anche del possibile sviluppo del turismo come risorsa economica per tutti i paesi dell’area chiediamo che si adottino standard di sostenibilità ambientale per l’espansione delle attività turistiche, in modo da salvaguardare l’integrità del patrimonio marino, delle coste, delle aree verdi; il turismo deve essere ecosostenibile dentro un quadro integrato di sviluppo economico e territoriale;
– è assolutamente prioritario un intervento significativo a favore del monitoraggio ambientale -e della necessaria bonifica- di un’area ambientale patrimonio europeo come quella del Danubio e del suo bacino; si auspica una forma di cooperazione regionale -come dichiarato anche dal Patto di Stabilità- che faccia della tutela ambientale del Danubio, anche l’occasione di integrazione e di comunicazione tra i paesi che ne sono attraversati; questo intervento deve essere rivolto anche a tutto il patrimonio fluviale che può essere oggetto di queste forme di cooperazione regionale e integrazione tra i paesi della Conferenza;
– i paesi che si affacciano sull’Adriatico hanno storicamente avviato esperienze iniziative di parchi e aree protette con significativi standard di protezione e di tutela; si auspica – anche raccordandosi ad iniziative italiane in atto come il progetto APE: "Appennino, Parco d’Europa", il programma "Via del Parco" e le iniziative promosse dal Parco dell’Aspromonte- la creazione di forme di cooperazione regionale tra i sistemi dei parchi a livello nazionale al fine di avviare scambi di esperienze, di operatori, di metodologie utilizzate;
– un iniziativa che favorisca, a livello universitario, di istituti di ricerca, di Ong e associazioni che si occupano di tutela ambientale un programma di scambi formativi e di esperienze che agevoli il confronto tra metodologie scientifiche, tecniche ed educative in modo da favorire -a partire dalla formazione dei formatori- la crescita di una cultura dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile; auspichiamo che rappresentanti di Ong, associazioni, comunità locali, istituti scientifici vengano coinvolti nelle strutture di confronto e di programmazione degli interventi previsti dall’Iniziativa Adriatico-Ionica sull’ambiente;
– la promozione di iniziative economiche rivolte alla tutela e alla valorizzazione dell’ambiente in una dimensione partecipativa, anche attraverso la sperimentazione di forme di impresa sociale e il microcredito: qualità dell’ecosistema urbano, aree protette, monitoraggio ambientale, sviluppo delle aree rurali -attraverso modelli a ridotto impatto ambientale- possono essere alcuni dei campi di intervento da sviluppare in questo contesto.
ARCS
CIPSI
COCIS
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