Divario di genere: chi siede nei parlamenti d’Europa?
Da un lato la presenza femminile negli organi legislativi dei paesi Ue è aumentata negli anni. Dall’altro, l’accesso alle posizioni chiave del potere politico risulta ancora limitato per le donne, in alcuni stati membri più che in altri
(Originariamente pubblicato da Openpolis nell’ambito del progetto EDJNET)
Nel corso degli ultimi vent’anni, in quasi tutti i paesi Ue è stato introdotto un sistema di quote di genere, a livello legislativo o volontario, per le elezioni parlamentari.
Misure che sicuramente hanno portato a un aumento della presenza femminile nei parlamenti europei, ma che in nessun paese Ue si sono tradotte in una effettiva parità di genere all’interno degli organi legislativi.
Il nostro paese è passato dal 9,9% di donne sul totale dei membri in parlamento nel 2004, al 35,8% nel 2019. Un aumento di 25,9 punti percentuali, il più ampio in Europa. Seguono, con aumenti superiori ai 20 punti, la Francia e il Portogallo.
Come abbiamo visto in precedenza riguardo la presenza femminile negli esecutivi, anche in questo caso va sottolineato che l’Italia partiva da una delle quote più basse d’Europa nel 2004 (9,9%), superiore solo a quelle di Malta, Cipro e Ungheria.
Considerando i dati 2019, sono ancora una volta i paesi del nord a registrare le percentuali più alte, con Svezia e Finlandia dove rispettivamente il 47,6% e il 46,5% dei parlamentari è composto da donne. Da notare che questi stessi stati erano ai primi posti anche nel 2004, quando già presentavano quote di presenza femminile elevate.
Al lato opposto in classifica troviamo perlopiù paesi dell’est Europa. In particolare l’Ungheria con la quota più bassa d’Europa, pari al 12,2% nel 2019. Seguono, oltre a Malta e a Cipro, Romania, Croazia, Repubblica Ceca e Slovacchia, tutti con percentuali intorno al 20%. Un divario di oltre venti punti rispetto alle quote dei paesi scandinavi.
Si tratta innanzitutto della Svezia, dove però il calo è stato solo di -0,3 punti percentuali. Una variazione irrilevante specialmente se ci considera che questo paese risulta al primo posto per presenza femminile nel parlamento, sia nel 2004 che nel 2019.
Gli altri due stati dove sono diminuite le donne parlamentari sono Bulgaria e Paesi Bassi. Nel primo caso si tratta di una variazione poco incisiva (-0,9 punti) che però riflette la mancanza di progressi su questo fronte, in un paese che risulta 17esimo in classifica, con solo il 27,1% di presenza femminile in parlamento nel 2019.
Nel caso dei Paesi Bassi invece il calo è più significativo (-1,2 punti), ma la quota di parlamentari donne risulta comunque la decima più alta dell’Unione europea (35,1%). Un dato positivo quindi, anche se è necessario un ulteriore aumento, piuttosto che una riduzione.
L’accesso alle posizioni chiave del parlamento
Abbiamo visto in precedenza quanto siano presenti le donne tra le posizioni chiave del potere esecutivo in Europa. Ora proviamo ad approfondire lo stesso aspetto riguardo però il potere legislativo.
Quali sono le key positions in parlamento? Possiamo considerarne due in particolare, che accomunano i diversi paesi Ue:
- Presidente di commissione parlamentare, che si occupa di presidiare i lavori della commissione di cui è a capo e di rappresentarla. Le commissioni sono gruppi di parlamentari che si occupano di discutere e di esaminare determinate materie o questioni.
- Presidente di gruppo parlamentare, chiamato nel linguaggio corrente capogruppo o, a seconda del paese, portavoce. È a capo del gruppo parlamentare di cui fa parte, lo rappresenta nelle discussioni parlamentari e ne fa da portavoce.
Per confrontare a livello europeo la presenza di donne in questi due importanti ruoli, abbiamo considerato gli organi legislativi dei maggiori paesi membri dell’Ue (Francia, Germania, Spagna, Italia) e il parlamento europeo.
In Spagna sono donne quasi la metà dei presidenti di commissione
Percentuale di donne tra gli attuali presidenti delle commissioni parlamentari dei maggiori paesi Ue
In linea con quanto visto in precedenza, sia nel governo che nel parlamento, la Spagna si conferma uno dei paesi dove la presenza di donne in politica è più alta. Sia a livello complessivo, sia per quanto riguarda i ruoli chiave del potere.
Anche nel caso dei presidenti delle commissioni infatti, il parlamento spagnolo supera gli altri considerati con il 48,8% di donne a ricoprire attualmente questo ruolo. Seguono il parlamento europeo e quello francese, mentre l'Italia e la Germania chiudono la classifica con quote inferiori al 40%.
Va comunque sottolineato, ai fini di un'analisi completa della questione, che il numero di commissioni permanenti varia ampiamente tra i parlamenti considerati. In questo senso la Spagna è il paese con più commissioni, ben 80 tra il congresso dei deputati e il senato. Mentre nel parlamento tedesco sono 40, in quello italiano 28, in quello europeo 27 e in quello francese 15.
Osservando poi la presenza femminile tra gli attuali presidenti dei gruppi parlamentari, la Spagna conferma il suo primato, aumentando inoltre il divario rispetto agli altri paesi considerati.
Sono il 41,2% le donne capigruppo nel parlamento spagnolo. Una quota che si distacca di circa 10 punti da quelle del parlamento europeo (30%) e italiano (29,4%), di oltre 20 punti dal dato sul parlamento tedesco (20%) e di ben 30 punti da quello sull'organo legislativo francese (11,1%).
La Francia è ultima tra i maggiori paesi Ue per quota di donne tra i capigruppo del parlamento
Percentuale di donne a capo degli attuali gruppi parlamentari nei maggiori paesi Ue
Sul metodo di selezione dei presidenti è interessante inoltre sottolineare il caso di tre gruppi attualmente presenti nella camera bassa (Bundestag) del parlamento tedesco. Si tratta di Bündnis 90/Die Grünen (Alleanza 90/Verdi), Alternative für Deutschland (Alternativa per la Germania) e Die Linke (La sinistra). Gruppi che, per propri regolamenti interni, hanno due capigruppo invece di uno solo, di cui uno donna e l'altro uomo, di modo da avere sempre una rappresentanza equa di entrambi i generi.
Le donne nelle key positions dei parlamenti italiani
Mantenendo come focus quello sulle posizioni chiave di presidente di commissione e capogruppo, abbiamo considerato le variazioni della presenza femminile in questi ruoli, nelle ultime cinque legislature italiane.
Una quota irrisoria, che suggerisce una grande difficoltà di accesso a questa carica per le parlamentari del nostro paese. Dall'altro lato, se si analizzano i dati delle singole legislature sembra esserci stato un lieve miglioramento nel corso degli anni.
Tra le ultime 5, la legislatura attuale è quella con più donne presidenti di commissione
Donne e uomini presidenti di commissioni parlamentari, nelle legislature dalla XIV all'attuale XVIII
La XVIII legislatura registra una presenza femminile del 33,9%, tra i presidenti di commissione che si sono succeduti dall'inizio a oggi. Un dato nettamente superiore a quelli delle composizioni precedenti, a partire dalla XIV, dove nessuna donna è stata a capo di una commissione. Dalla XV risulta esserci un miglioramento, con una quota del 12,9% di donne in questo ruolo, che nella legislatura successiva sale al 17,4%. La XVII ha invece costituito un passo indietro, con una percentuale di donne pari al 12,1%, che nella legislatura attuale è più che raddoppiata (33,9%).
Di queste, 6 sono presidenti di commissioni della camera dei deputati e 4 del senato.
Nel primo caso tre presidenti sono membri del Partito democratico, due del Movimento 5 stelle e una di Italia viva (Raffaella Paita). Le commissioni a loro affidate sono rispettivamente: ambiente, territorio e lavori pubblici (Alessia Rotta, Pd), attività produttive, commercio e turismo (Martina Nardi, Pd), lavoro pubblico e privato (Debora Serracchiani, Pd), cultura scienza e istruzione (Vittoria Casa, M5S), affari sociali (Marialucia Lorefice, M5S) e trasporti, poste e telecomunicazioni (Raffaella Paita, Iv).
Nel caso del senato invece, due presidenti sono senatrici del Movimento 5 stelle (Susy Matrisciano alla commissione su lavoro pubblico e privato, previdenza sociale e Vilma Moronese alla commissione su territorio, ambiente, beni ambientali), una del Partito democratico (Roberta Pinotti alla commissione sulla difesa) e una del gruppo Italia viva - Partito socialista italiano (Annamaria Parente alla commissione su igiene e sanità).
Tra le ultime 5, la legislatura attuale è quella con più donne capigruppo
Donne e uomini capigruppo dei partiti in parlamento, nelle legislature dalla XIV all'attuale XVIII
Anche nel caso dei capigruppo, si conferma un netto aumento della presenza femminile. Dalla XIV legislatura, quando nessuna donna ricopriva questo ruolo, alla XVIII dove la quota delle presidenti di gruppo sale al 22,2%, un dato comunque basso ma che costituisce un passo in avanti in termini di rappresentanza. Anche in questo caso l'incremento parte dalla XV legislatura (9,5% di donne capigruppo), per poi subire una battuta d'arresto nella XVI (5,3%) e riprendere nella 17esima (14,5%).
Si tratta innanzitutto delle due donne capigruppo di Forza Italia: Mariastella Gelmini alla camera dei deputati e Anna Maria Bernini al senato. Da notare che Forza Italia è attualmente l'unico partito ad avere una donna come presidente di gruppo in entrambi i rami del parlamento.
Le altre presidenti sono Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva alla camera dei deputati, Loredana De Petris, presidente del gruppo misto al senato e Julia Unterberger, a capo del gruppo per le autonomie al senato.
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