Discriminazione sessuale
Lori, un’organizzazione di lesbiche di Rijeka, ha condotto la più ampia indagine mai realizzata sino ad ora sulle minoranze sessuali e di genere in Croazia. Alcuni dati della ricerca in un articolo dello "Jutarnji list". Nostra traduzione
Di Orlanda Obad, Jutarnji list, 30 marzo 2007 (tit. orig. Zbog diskriminacije bi se iselilo 35 posto homoseksualaca)
Traduzione per Osservatorio Balcani: Ivana Telebak
Secondo i dati della più ampia indagine condotta fino ad ora sulle minoranze sessuali e di genere, svolta dall’Organizzazione di lesbiche Lori, addirittura l’80,6 per cento di lesbiche, gay, bisessuali, transessuali (LGBT) croati nasconde nell’ambiente in cui vive il proprio orientamento sessuale o identità di genere.
Le indagini sulla valutazione dei bisogni delle minoranze sessuali e di genere hanno coinvolto 592 persone di età compresa fra 16 e 59 anni, fra i quali la percentuale più alta degli intervistati era di Zagabria, seguita da Fiume e Spalato.
La maggior parte delle persone che hanno compilato il questionario è di sesso maschile, addirittura il 73,1 per cento, il 24,5 per cento di sesso femminile e l’1,2 per cento si è dichiarato transessuale. A causa di vari tipi di discriminazioni sul luogo di lavoro, in famiglia e nella vita quotidiana attualmente il 34,8 per cento della popolazione LGBT dichiara di essere pronta a trasferirsi dalla Croazia. Il dato non sorprende se si tiene in considerazione il fatto che quasi un intervistato su due ha subito qualche forma di violenza. Un intervistato su due è stato esposto a molestie verbali – offese, bestemmie, scherno e minacce – seguono: indesiderate proposte sessuali, minacce di violenza fisica, controllo degli spostamenti, minacce di privazione del denaro e della sicurezza materiale.
"In Croazia la maggior parte dei membri di questa popolazione non può nemmeno passare per strada tenendosi per mano con il proprio partner. Nella situazione più difficile si trovano le persone dei paesi piccoli. Chi abita in questi paesi prima va nelle città croate più grandi, e poi pensa anche di abbandonare il Paese, per raggiungere i paesi in cui vengono offerti più diritti, come sposarsi e adottare i bambini. In Europa questi paesi sono: Olanda, Spagna e Belgio" – dice Arina Balenovic, portavoce dell’Organizzazione Lori.
All’incirca metà degli intervistati ha dichiarato di aver preso coscienza del proprio orientamento omosessuale o bisessuale entro i 15 anni di età, e quasi tutti prendono coscienza del proprio orientamento sessuale entro i 30 anni. Benché la maggior parte degli intervistati abbia preso coscienza dell’orientamento sessuale abbastanza presto, soltanto il 19,4 per cento delle persone LGBT si comporta in pubblico in modo completamente libero, senza nascondersi.
A causa della paura di essere rifiutati, di essere buttati fuori dalle case dei genitori, di essere accusati e di entrare in possibili conflitti, un’alta percentuale degli intervistati non ha mai fatto "coming out" – la dichiarazione del proprio orientamento sessuale o di genere, cioè dell’identità sessuale – davanti ai membri della famiglia più stretta: addirittura nel 65 per cento dei casi i padri non sanno niente, aumenta il grado di fiducia rispetto alle madri con il 59,2 per cento, mentre la posizione migliore è riservata a fratelli e sorelle, dove il dato scende al 48,9 percento.
"Coloro che vivono in segreto hanno molti problemi perché questo modo di vivere è molto pesante per la psiche. La cosa più difficile è arrivare agli adolescenti, che sono molto vulnerabili, e ai membri delle generazioni più vecchie, che di solito non usano internet e vivono in condizioni molto isolate, senza nessun contatto con la comunità LGBT", dice Balenovic.
La percentuale più alta della popolazione LBGT, persino l’80 per cento, fa "coming out" davanti agli amici. Alla quasi metà degli intervistati sono stati necessari più di due anni per dire a qualcuno la verità sul proprio orientamento sessuale.
Il 50 % desidera i figli
Dall’indagine è chiaro anche un messaggio politico: il 75,7 percento degli intervistati sarebbe pronto a dare il proprio voto a quel partito che nel suo programma sottolineasse la lotta per i diritti della popolazione LGBT. L’indagine offre una risposta anche alla domanda su che tipo di diritti si tratta: il 66,7 percento degli intervistati desidera per sé e per il partner una vera relazione matrimoniale, e il 50,3 percento di loro desidererebbe avere dei bambini.
La struttura del questionario:
592 persone hanno preso parte alla ricerca
73,1% uomini
24,5% donne
1,2 % transessuali
65,6% omosessuali
28 % bisessuali
1,2% eterosessuali
3,6% non è sicuro
Discriminazione:
28,2% degli intervistati ha subito discriminazioni in famiglia
10,6% è stato discriminato dagli operatori sanitari
15,3% ha subito discriminazione dalla polizia
17,3% ha subito discriminazioni sul luogo di lavoro
3,9% è stato licenziato dal posto di lavoro
4,5% ha dovuto cambiare posto di lavoro
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