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Dietro il velo di ‘Entropa’

L’oscuramento dell’istallazione ‘Entropa’, inaugurata a Bruxelles per il semestre di presidenza ceco, in cui la Bulgaria è rappresentata da una serie di gabinetti alla turca, ha suscitato aspre polemiche a Sofia tra i difensori dell’orgoglio nazionale e quelli della libertà di espressione

04/02/2009, Tanya Mangalakova - Sofia

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Dalla metà di gennaio in Bulgaria istituzioni, politici e quotidiani hanno concentrato la propria attenzione sull’istallazione artistica "Entropa", esposta nel palazzo Justus Lipsius a Bruxelles, capitale politica dell’Unione europea, in cui il paese balcanico è stato rappresentato coperto da gabinetti "alla turca".

E se da una parte l’opera, dall’evidente gusto provocatorio e satirico, ha suscitato la rabbia dell’establishment di Sofia, che l’ha interpretato come l’ennesimo "complotto" ai danni dell’immagine della Bulgaria, dall’altra la maggior parte dei cittadini ha reagito col sorriso, mentre molti analisti si sono soffermati sulla mancanza di senso ironico nelle sale del potere.

La polemica, però, si è arroventata al punto che il 20 gennaio la "scultura" che rappresenta la Bulgaria è stata oscurata con un velo nero.

Shock e polemiche

L’istallazione "Entropa", dello scultore ceco David Černý è stata realizzata in occasione dell’apertura del semestre di presidenza europea della Repubblica Ceca. L”Unione vi è rappresentata come un puzzle, composto da 27 carte tridimensionali dei paesi europei, ognuna delle quali sottolinea un particolare stereotipo del paese a cui fa riferimento.

La Polonia, ad esempio, è rappresentata da un gruppo di sacerdoti cattolici che innalzano la bandiera del movimento gay, l’Olanda è un paesaggio inondato da cui emergono soltanto le cime di numerosi minareti, la Romania un parco a tema su Dracula. La carta della Bulgaria, invece, è formata da una serie di gabinetti "alla turca", collegati da neon di vario colore.

Le polemiche sono iniziate già prima dell’inaugurazione ufficiale dell’opera, con una vera tempesta di proteste, mentre i politici di Sofia facevano a gara nel denunciare quanto fosse offensiva l’istallazione nei confronti del popolo bulgaro. Al clima di isteria hanno dato un contributo esponenti politici di tutti i partiti e rappresentanti delle istituzioni, tra cui anche la Banca Nazionale Bulgara.

Le parole più dure sono arrivate dal deputato europeo del movimento nazionalista Ataka Dimitar Stoyanov, che insieme ai suoi compagni di partito ha minacciato di tirare giù la controversa carta della Bulgaria con le proprie mani, se a questo non avessero provveduto gli organi responsabili a Bruxelles.

La Bulgaria di ‘Entropa’

Secondo Stoyanov il modo con cui è stata rappresentata la Bulgaria è inaccettabile e offensivo per la dignità nazionale. In una lettera all’ Alto Rappresentante per la Politica Estera europea Javier Solana, Stoyanov ha ricordato che il popolo bulgaro ha sofferto "un genocidio da parte dei turchi durato cinquecento anni".

Non sono solo i politici nazionalisti però ad essersi sentiti offesi dalla scultura di Černý. Il ministero degli Esteri di Sofia ha chiamato a colloquio l’ambasciatore ceco, insistendo per l’immediata rimozione dell’opera. "Abbiamo chiesto ai colleghi cechi di rimuovere la cosiddetta ‘opera’ dalla sala, perché in caso contrario c’è il rischio che qualcuno possa volerla coprire di vernice o farla a pezzi, e senza prima chiedere il permesso", ha dichiarato la portavoce del governo bulgaro a Bruxelles Betina Zhoteva.

Il governatore della Banca Nazionale Bulgara Ivan Iskrov ha scritto una lettera al suo omologo ceco Zdenek Tuma con la preghiera di collaborare allo smantellamento dell’opera considerata offensiva. In caso contrario, ha minacciato Iskrov, non si sarebbe presentato all’incontro del Consiglio dei Ministri delle Finanze e dei governatori delle banche centrali dell’Ue, già organizzato a Praga.

No alla censura!

Mentre l’establishment era intento a minacciare e a filosofeggiare su cosa sia l’arte moderna, e se questa trovi o meno terreno fertile in Bulgaria, molti dei mass-media locali portavano alla luce "lo scoop", e cioè il fatto che la rappresentazione della Bulgaria come gabinetto, attribuita inizialmente ad una sconosciuta artista bulgara, era in realtà opera dello stesso David Černý.

Molti bulgari hanno reagito con molto senso dell’umorismo. I gabinetti, ha detto qualcuno, in fondo non coprono che il 90% della carta…

Molti blogger e forum sulla rete hanno elogiato la "precisione rappresentativa" dell’artista ceco, e oltre 700 bulgari da tutto il mondo hanno sottoscritto una petizione contro la censura nei confronti di Černý promossa dalle autorità di Sofia.

Nella petizione si legge che con questo atto di censura i governanti bulgari mostrano di non saper né voler comprendere il ruolo dell’arte nelle società moderne. "L’incapacità di estrapolare l’ironia dal messaggio, e quella di capire fino in fondo il diritto di espressione artistica, che cerca l’unione e il superamento di complessi, stereotipi e pregiudizi, e non l’offesa, mostra per l’ennesima volta il basso livello culturale dei governanti bulgari".

L’Europa, secondo molti artisti, è uno spazio aperto all’ironia, e la reazione delle autorità bulgare al caso "Entropa" è del tutto inadeguata. Secondo il pittore Nedko Solakov l’establishment bulgaro ha donato, senza volere, vera vita all’opera di Černý, e il panno nero con cui è stata coperta è espressione anche simbolica di censura.

Per l’antropologo sociale Haralan Aleksandrov la reazione a "Entropa" mostra che la classe politica e l’opinione pubblica in Bulgaria appartengono a "due stadi differenti di sviluppo psicologico". La classe politica non ha ancora raggiunto il livello della "rappresentazione simbolica", e col suo comportamento mostra di essere composta da persone svergognate, in conflitto con se stesse e dall’identità confusa.

Secondo Aleksandrov le persone che hanno l’ambizione di rappresentare la Bulgaria, in realtà scambiano continuamente quelli che dovrebbero essere i propri reali compiti, utilizzando il senso di offesa, di disprezzo, di sofferenza e di profondo provincialismo diffusi nel paese.

Lo scandalo "Entropa" ha suscitato poi critiche politiche alla coalizione a guida socialista oggi al potere a Sofia che, discreditata dal blocco dei fondi europei e dalle critiche provenienti da Bruxelles sulla lotta alla criminalità e sulla mancata riforma del sistema giudiziario, cerca di dirottare l’attenzione dei cittadini verso polemiche di stampo "antinazionale" per recuperare il supporto degli elettori.

Alcuni analisti, infatti, hanno messo in relazione lo scandalo "Entropa" con le dichiarazioni populiste del governo di voler riaprire i reattori 3 e 4 della centrale atomica di Kozloduy.

Esponenti dei circoli intellettuali bulgari hanno dichiarato che il panno nero steso sulla rappresentazione della Bulgaria all’interno dell’opera di Černý rappresenta sì un necrologio, ma non per "Entropa", bensì per la stessa classe politica bulgara, e che questo è l’ennesimo passo nel difficile processo di "europeizzazione" del paese.

Molti artisti hanno poi ricordato che l’arte contemporanea bulgara è oggi del tutto assente dalla vita culturale del paese, cosa dimostrata fin troppo chiaramente dal fatto che a Sofia non è stato mai progettato un museo per questo tipo di espressione artistica.

Al di là del loro aspetto congiunturale, le polemiche estetiche sulla natura artistica o meno di "Entropa" dimostrano chiaramente cosa si nasconde, oltre alla rabbia e alla vergogna, dietro il telo scuro sceso sull’opera. Il fatto cioéTr che in Bulgaria sono ancora vivi i riflessi dell’epoca totalitaria, quando alcuni ideologi di professione rappresentavano l’ultima istanza di giudizio per la definizione dei criteri della "vera arte".

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