Dico Kosovo, penso Caucaso
Con un’inattesa dichiarazione, rilasciata durante una conferenza stampa, il presidente russo Vladimir Putin mette insieme la soluzione dello status del Kosovo con i conflitti della regione caucasica, lasciando spiazzati i membri del Gruppo di contatto riuniti a Londra per discutere del Kosovo
"La comunità internazionale deve accogliere dei principi unici e universali nella soluzione dei problemi interetnici… Perché se, per esempio, il Kosovo può diventare indipendente, perché non potrebbero diventarlo anche l’Abhasia e l’Ossezia del sud?".
È questo il messaggio che dal Cremlino il presidente russo Vladimir Putin ha inviato il 31 gennaio alle cancellerie occidentali, proprio nel giorno in cui a Londra il gruppo di contatto (USA, Russia, Germania, Italia, Francia e Gran Bretagna) si è riunito per discutere non solo della conferenza dei donatori per l’Afghanistan ma anche della situazione in Kosovo a pochi giorni dalla morte del suo presidente.
L’inaspettata dichiarazione di Putin sembra piuttosto chiara, la soluzione della situazione in Kosovo non può diventare un "precedente", come sembrano intenzionati a fare i circoli occidentali, piuttosto deve assumere un "carattere universale". In sostanza Putin avrebbe fatto sapere, in particolare a Washington, che la Russia non ha intenzione di accettare passivamente l’indipendenza del Kosovo e che eserciterà una discreta pressione sulle diplomazie occidentali, al fine di far capire che quanto verrà deciso per il Kosovo potrebbe influire anche sulla soluzione della situazione in Nagorno Karabah, oppure potrebbe riguardare persino la Transnistria, che desidera staccarsi dalla Moldavia.
Con grande sorpresa dei capi della diplomazia dei paesi del Gruppo di contatto, Putin ha unito in un colpo solo la soluzione dello status del Kosovo a quella del Caucaso, meritandosi dal più vecchio quotidiano dei Balcani, il belgradese "Politika", il titolo: "Dico Kosovo, penso Caucaso".
Inoltre Putin si è spinto ancor più in là chiedendo perché il modello applicato alla Macedonia, grazie al quale la popolazione di nazionalità albanese ha l’accesso al potere e alle pubbliche funzioni, in accordo con la percentuale relativa alla popolazione complessiva, non si potrebbe applicare anche a Riga in Lettonia, dove – dichiara il presidente russo – vive il 60% di russi.
Alle posizioni di Putin ha reagito prontamente il premier della Georgia, Zurab Nogaideli, il quale, secondo quanto riportato dall’agenzia georgiana Caucas-Press, ha valutato inaccettabile che il modello di soluzione per il Kosovo venga applicato alla Georgia.
"Il modello del Kosovo è buono per il Kosovo, ma per la soluzione dei problemi georgiani sarà accettabile solo un modello specifico per l’Abhasia e per l’Ossezia del sud", ha ribadito il premier georgiano (BBC, srpski).
Dal canto suo il governo serbo ha accolto con favore la sortita del Cremlino. Secondo la responsabile del Centro di coordinamento per il Kosovo, Sanda Raskovic Ivic, "il Kosovo non può essere considerato completamente sganciato dagli altri avvenimenti, dal cosiddetto effetto domino, che potrebbe verificarsi, non solo nella regione, ma anche altrove. Con la sua dichiarazione Putin, in ogni caso, difende non solo gli interessi della Serbia e Montenegro, ma anche gli interessi del diritto internazionale e i principi del diritto internazionale, che devono essere rispettati" (BBC, srpski).
Secondo il direttore dell’ufficio belgradese dell’International Crisis Group, James Lyon, intervenuto ai microfoni di B92, la Russia in realtà appoggerebbe la posizione degli USA in merito al Kosovo, ma ha "rilasciato una dichiarazione differente per il pubblico".
Tuttavia stando agli analisti russi, la posizione del Cremlino è abbastanza chiara. La Russia insistendo sul carattere universale della soluzione per il Kosovo, difende i suoi interessi nello spazio dell’ex Unione sovietica, anche se, affermano gli analisti di Mosca, la Russia non è pronta ad entrare in un serio conflitto con l’occidente a causa del Kosovo. Pertanto la Russia formalmente rimarrebbe contraria all’indipendenza del Kosovo, ma dall’altra parte sarebbe pronta a riconoscere l’indipendenza se questo precedente avesse un carattere universale, e quindi applicabile anche alla regione caucasica.
Intenzione della Russia sarebbe anche quella di rallentare la soluzione definitiva del Kosovo. Stando alle dichiarazioni del capo della diplomazia russa, presente all’incontro del Gruppo di contatto, Sergej Lavrov, la Russia "è contraria all’introduzione di scadenze artificiali del termine dei negoziati sul Kosovo". Secondo Lavrov la Russia non condivide la posizione degli altri membri del Gruppo di contatto che chiedono che il processo negoziale termini entro il 2006.
Sull’incontro del Gruppo di contatto e sulle dichiarazioni di Putin, si è espresso anche Goran Svilanovc, già ministro degli Esteri della Serbia e Montenegro, ora funzionario del Patto di Stabilità per il Sud Est Europa. Secondo Svilanovic l’incontro del Gruppo di contatto ha mostrato che il processo in corso si snoda su due binari: "Uno riguarda i colloqui all’interno del Gruppo di contatto, l’altro riguarda i colloqui che si attendono tra Belgrado e Pristina, e in questo momento – precisa Svilanovic – direi che si è giunti a evidenti posizioni differenti tra la Russia e gli altri membri del Gruppo di contatto. Ad ogni modo la posizione russa è più chiara di qualche settimana fa, ma è pur sempre una posizione che coinvolge altri temi, temi che sono di grande interesse per la Russia. E qui il Kosovo non c’entra".
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