Di nuovo a Vienna
Oggi la delegazione serba e quella albanese si ritrovano a Vienna. Per discutere la proposta Ahtisaari sul futuro status della regione. Vigilia tesa in Kosovo, anche a seguito, lunedì sera, di un attacco dinamitardo in cui sono andati distrutti tre veicoli Unmik
Oggi a Vienna si discuterà la proposta Ahtisaari. Ciò che è emerso sempre più chiaramente nei giorni scorsi è che né Pristina né tantomeno Belgrado sono soddisfatte con il piano proposto per la soluzione dello status.
La delegazione kosovara sembra comunque più pronta ad accettarlo che a mandare tutto all’aria, non così si può affermare per quella serba.
Le dichiarazioni ufficiali fanno intendere che è arduo che la proposta venga sottoscritta da entrambe le parti ma, diventa sempre più chiaro, come sia altrettanto arduo che possa essere facilmente imposta dalla comunità internazionale. In seno a quest’ultima sono sempre di più le voci che sottolineano come una "soluzione imposta" non è certo la strada giusta per garantire un futuro sostenibile al Kosovo.
Nella regione si è ampiamente dibattuto in merito ad un discorso tenuto dal presidente russo Vladimir Putin a Monaco, la settimana scorsa. Putin ha richiesto una soluzione che sia in grado di non togliere l’onore a nessuna della parti coinvolte, una soluzione, qualsiasi essa sia, sostenibile e che non porti due nazioni, quella serba e quella albanese, ad odiarsi a vicenda per decenni o centinaia di anni. Le parole di Putin non hanno aiutato gli analisti a capire se, la Russia, sia o meno pronta a porre il veto presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel caso dovesse essere proposta una risoluzione sul Kosovo invisa alla Serbia.
Quest’ultima vede senza mezzi termini nella proposta Ahtisaari una palese violazione del diritto internazionle mentre, da parte delle autorità kosovare, la si intende come un passo verso l’indipendenza, che però non arriverebbe subito. E nelle dichiarazioni di questi giorni questi ultimi si sono concentrati più sul breve periodo.
All’incontro di Vienna la delegazione negoziale kosovara andrà con molte speranze ma con meno entusiasmo dei giorni immediatamente successivi alla presentazione del piano Ahtisaari a Pristina, lo scorso 2 febbraio. Lufti Haziri, vice primo ministro kosovaro e ministro per le Amministrazioni locali, che è anche membro della squadra negoziale kosovara, in una dichiarazione di qualche giorno fa ha chiarito come si sia proceduto ad un’analisi dell’annesso riguardante il decentramento e si sia posta particolare attenzione sulle previsioni in merito alla cooperazione inter-municipalità (che riguardano in particolare le municipalità a maggioranza serba, ndr.). Funzionari kosovari hanno inoltre in più occasioni affermato che la proposta Ahtisaari sia, in alcune sue parti, debole e contraddittoria.
In un sondaggio on-line realizzato da Kosova Press – nei giorni successivi ai tragici eventi avvenuti durante la manifestazione indetta dal movimento Vetevendosje (autodeterminazione) avvenuta lo scorso 10 febbraio e dove sono morti due manifestanti – il 51% dei partecipanti avrebbe dichiarato la propria insoddisfazione in merito alla proposta Ahtisaari.
Dubbi emersi anche da una serie di dibattiti avvenuti a livello locale. Il consiglio municipale di Mitrovica si è dichiarato contrario alla soluzione prevista dal piano Ahtisaari per la città. Quest’ultimo prevede la creazione di due distinti municipi, quello di Mitrovica nord, abitato in prevalenza da serbi e quello di Mitrovica sud, abitato in prevalenza da albanesi.
L’assemblea municipale di Pristina ha invece votato all’unanimità una risoluzione nella quale si chiedono emendamenti alla proposta Ahtisaari ed in particolare si contesta l’inclusione di una serie di villaggi serbi in aree catastali che dovrebbero essere tolte dal comune di Pristina e aggiunte a quello di Gracanica. Ma non ci si è fermati qui: si chiedono infatti emendamenti alle previsioni che rendono possibili finanziamenti alla comunità serba del Kosovo, emendamenti ad alcune previsioni in materia di difesa, educazione e cooperazione con la Serbia.
Del piano Ahtisaari si è discusso inoltre in assemblee indette a livello locale e che hanno coinvolto molti cittadini. La maggior parte di questi ultimi sembrano sostenere la proposta Ahtisaari, alcune preoccupazioni sono emerse in merito al rischio di una divisione del Kosovo su base etnica ma in molti sembrano aspettare affinché nuovi dettagli emergano dai colloqui di Vienna.
Per quanto riguarda la posizione di Belgrado è stata solennemente ufficializzata in una votazione del nuovo parlamento, la scorsa settimana, sostenuta da 225 su 250 parlamentari.
La risoluzione boccia alcuni punti cruciali della proposta dell’inviato Onu e tenta di dare unitarietà alla posizione serba in un momento difficile, essendo ancora in corso in Serbia le trattative per la formazione del nuovo governo, in seguito alle elezioni politiche dello scorso 21 gennaio.
Chi si è invece opposto sono stati i Liberaldemocratici di Cedomir Jovanovic e poi Riza Halimi, il rappresentante della Coalizione albanese della Valle di Presevo.
Nell’introdurre il piano in parlamento il premier uscente Kostunica ha dichiarato che la proposta Ahtisaari mira a strappare il Kosovo via dalla Serbia e che la risoluzione del parlamento rappresenterà un’arma imprescindibile che la delegazione serba porterà a Vienna, un’arma costituita da legge e giustizia.
Le autorità kosovare hanno reagito all’adozione della risoluzione da parte del parlamento serbo dichiarando che sono più interessati alla posizione espressa dall’UE piuttosto che alle scelte del parlamento serbo.
Analisti politici kosovari hanno sottolineato come la Belgrado ufficiale con dichiarazioni quali "riufiutiamo alcuni aspetti cruciali della proposta Ahtisaari ed abbiamo delle considerazioni da fare in merito ai suoi annessi tecnici" cerchi di stabilizzare le propria posizione dimostrando la sua volontà a negoziare e la sua capacità di proporre emendamenti concreti ad ogni aspetto della proposta.
"Decidendo di andare a Vienna Belgrado manda alcuni segnali" ha dichiarato Aleksandar Mitic, analista di un think tank con sede a Bruxelles che opera per l’integrazione in Europa e nella NATO della Serbia, "afferma di essere interessata ai negoziati, di non volere bloccare il processo di definizione dello status, di non voler chiudere le porte al Gruppo di contatto, e in particolare a Ue e USA. Vi sono paesi in seno all’Ue scettici sulla proposta Ahtisaari, tra questi Spagna, Polonia, Slovacchia e naturalmente Grecia e Cipro. Si sono adeguati al volere della maggioranza ma hanno insistito molto sul fatto che sia in ogni caso il Consiglio di Sicurezza a prendere la decisione finale".
Dagli incontri di Vienna sembra impossibile si esca con la firma sia di Pristina che Belgrado sotto al documento Ahtisaari. Si arriverà in questa situazione al Consiglio di Sicurezza? Si butterà nel cestino il piano Ahtisaari per trovare un’altra strada che porti al compromesso? Alcuni paesi decideranno di andare avanti anche senza l’avallo del Consiglio di Sicurezza? La maggior parte dei cittadini del Kosovo si augura che, qualsiasi sia l’esito di questa complessa partita a scacchi geopolitica, si arrivi alla sua conclusione in modo pacifico.
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