Destinati alla discarica: come la Georgia spreca il cibo
Ogni giorno in tutta la Georgia viene buttata via un’enorme quantità di cibo. Lo spreco contribuisce ad un drammatico dualismo di eccesso e scarsità. Affrontare il problema non è semplice e i primi ostacoli arrivano proprio dalla legislazione vigente
(Pubblicato originariamente da Chai Khana )
Tre volte al giorno Alexandre Gugushvili, Valentina Michelashvili e Raisa Kosianenko si mettono in coda per ricevere dei pasti alla mensa della Caritas a Didube, sobborgo industriale di Tbilisi. Per loro, come per molte altre persone vulnerabili in tutta la Georgia, questi pasti non sono solo un’opportunità per tenere a bada la fame ma una rara occasione per socializzare ed integrarsi nella comunità.
“Garantiamo questi tre pasti al giorno per 440 persone, ma restano tanti quelli che non possono accomodarsi alla nostra mensa”, sottolinea Inga Chkheidze, manager presso la Caritas, attiva da 25 anni.
Mentre istituzioni come la Caritas fanno di tutto per riuscire a garantire almeno il minimo a persone in forte necessità è probabile che, anche nella porta accanto, vengano sprecate enormi quantità di cibo.
Nonostante la volontà di consumare tutto quanto acquisto anche io mi ritrovo sempre a buttar via più della metà della spesa settimanale. Una migliore pianificazione e una spesa più contenuta potrebbero sicuramente farmi fare tanta strada nel ridurre lo spreco: con un impatto positivo sull’ambiente e sul portafoglio. Ma anche comprassi meno cibo chi mi garantisce che persone disperate come quelle sostenute dalla Caritas ne riceverebbero di più? Probabilmente nessuno.
Ogni giorno in tutta la Georgia viene buttata via un’enorme quantità di cibo. Invece di finire nello stomaco di chi ne ha bisogno finisce in discarica. Lo spreco contribuisce ad uno strano dualismo di eccesso e scarsità, mentre mette sotto pressione l’economia e l’ambiente del paese.
Lo spreco di cibo è un problema a livello mondiale. Secondo un rapporto del 2013 della FAO un terzo di tutto il cibo prodotto per il consumo a livello globale finisce nelle discariche. Studi condotti dall’ong ambientalista CENN hanno rilevato che il 40% dei rifiuti presenti nelle discariche della Georgia è rappresentato da rifiuti organici; gran parte di essi sono cibo. In ogni municipalità del paese è lo spreco delle case a rappresentare la maggior parte dei rifiuti. Anche secondo studi morfologici delle discariche del paese, i rifiuti organici rappresentano la maggior parte dei rifiuti.
Le ragioni alla base dello spreco di cibo possono andare dal fatto che i prodotti vengono lasciati arrivare troppo vicini alle date di scadenza, ad errori nelle etichettature, a confezioni leggermente danneggiate, al deterioramento di prodotti freschi, sovraproduzioni, porzioni troppo grandi, pratiche e misure di stoccaggio poco igieniche. Anche le preferenze dei consumatori e costumi locali come ad esempio matrimoni molto esosi giocano la loro parte.
I prodotti nei supermercati della Georgia vengono tolti dagli scaffali due settimane prima della loro scadenza per evitare potenziali accuse di bassa qualità.
Prodotti considerati ad alto rischio, come ad esempio la carne, contengono l’etichetta ‘Da consumarsi entro’ mentre quelli considerati a basso rischio, come ad esempio la pasta, vengono etichettati con “Da consumarsi preferibilmente entro”, il che significa che possono essere ancora consumati per un certo periodo dopo la scadenza. In parte perché non si comprende la distinzione ed in parte per il desiderio di evitare problemi molti prodotti dei supermercati vengono buttai via anche prima della data del “Da consumarsi preferibilmente entro”.
Inoltre, anche dare in donazione i prodotti vicini alla scadenza potrebbe risultare negativo per il proprio business. Una tassazione penalizzante fa si che i supermercati siano riluttanti a donare l’invenduto; infatti anche le donazioni sono soggette ad Iva il che significa che il supermercato si trova a pagare il 18% del prezzo del prodotto.
Per le mense di carità georgiane queste donazioni potrebbero fare la differenza. Catharsis è una tra le organizzazioni caritatevoli che forniscono, tra i vari servizi, anche pasti ai poveri a Tbilisi. E’ stata fondata nel 1990. Gestisce una struttura per le cene, un caffè, un teatro ed una libreria. Guliko Romanishvili, suo vice-presidente, sottolinea la collaborazione che sono riusciti ad avere lo scorso anno con il supermercato Euro Product.
Catharsis ha dieci persone del suo staff coinvolte quotidianamente nel fundraising. Secondo Guliko una consistente collaborazione con i supermercati e la costituzione di banche del cibo potrebbero fare davvero la differenza.
Dalle feste alla discarica
Se i supermercati georgiani sono degli spreconi, non lo sono da meno i ristoranti. Dal 4 al 10% del cibo acquistato dai ristoranti viene gettato via ancor prima di raggiungere i tavoli. “Molti ristoranti distribuiscono tra i dipendenti quanto rischia di essere buttato, almeno si prova ad evitare lo spreco”, spiega il 57enne Khatuna Botsvadze, proprietario del ristorante Phaetoni a Tbilisi.
E poi ci sono gli avanzi di pranzi e cene. La Georgia è conosciuta per le sue tradizioni culinarie ed il mangiar fuori è profondamente radicato nella cultura identitaria del paese. Durante le lunghe festività chiamate Supras le portate si susseguono in continuazione. Se si festeggia a a casa, i resti delle Supra vengono serbati e consumati nei giorni successivi, mentre i ristoranti non possono che gettarli nelle immondizie.
Niente infatti che sia già stato portato in tavola può essere redistribuito. Una nuova legge prevede addirittura che dal 2020 in poi gli avanzi non possono essere dati nemmeno agli animali. “Ricordo di aver proposto di donare il cibo che avanzava ad un’istituzione che si occupava di carità ma furono obbligati a rifiutare”, racconta Khatuna. E’ per questo motivo che le organizzazioni di carità solitamente si rivolgono più ai supermercati che ai ristoranti.
Perché è importante?
L’accesso al cibo è una linea di demarcazione in ogni società. Mentre molte persone nel mondo convivono con incertezza quotidiana nel procurarsi il cibo, nell’avere alloggio o nel curarsi si trascina un’epidemia globale di spreco di cibo. Uno studio del 2016 firmato da Oxfam e RAPDI – un’ong con sede a Tbilisi specializzata in politiche agrarie – ha rilevato che l’11% dei georgiani chiedono regolarmente in prestito soldi per procurarsi cibo, l’8% vive nell’incertezza di riuscire a procurarsene e il 21% vive al di sotto della soglia di povertà.
Ma i costi occulti dello spreco di cibo sono maggiori di quanto possa sembrare e le loro implicazioni vanno oltre l’ineguaglianza sociale. Finanziariamente lo spreco di cibo porta a gravi perdite per individui, aziende, istituzioni locali e statali. Ad esempio le cucine degli hotel solitamente mettono in budget costi per il 3-5% legati allo spreco di cibo mentre tra il 10 e il 28% del cibo prodotto per il consumo umano va perso al livello di vendita al dettaglio.
Lo spreco di cibo ha costi rilevanti anche dal punto di vista ambientale. La maggior parte dei rifiuti in Georgia finiscono in circa 400 discariche illegali; discariche che nuocciono ad animali, contaminano il suolo e l’aria che respiriamo. Il cibo in decomposizione nelle discariche rilascia anidride carbonica e metano, il secondo un gas che in termini di effetto serra è 28 volte più dannoso dell’anidride carbonica.
Cosa si può fare?
Recuperare e ridistribuire il cibo che altrimenti sarebbe destinato alla discarica sembra una soluzione logica. Ma fare il modo che la redistribuzione sia efficiente e equa è più complesso. Matthieu Rouviere, un esperto della Fao, ritiene che le cosiddette banche del cibo abbiano in questo un ruolo importante.
Secondo Transparency International Georgia, il numero di persone che hanno bisogno di aiuti alimentari è in crescita ogni giorno. Le associazioni di benevolenza interpellate per quest’articolo affermano di essere pronte a raddoppiare i pasti forniti nel caso di maggiori donazioni di alimenti.
La Fao sta lavorando in modo attivo in questa direzione coordinando agenzia governative, associazioni di benevolenza e supermercati per affrontare le conseguenze dello spreco di cibo, per mettere in atto modelli efficienti di redistribuzione e norme che li possano permettere. Alcuni supermercati hanno già attivato dei veri e propri contratti con organizzazioni caritatevoli in modo da riuscire a vendere a basso costo prodotti che altrimenti sarebbero stati buttati via.
Molti paesi in tutto il mondo hanno adottato approcci innovativi per affrontare la questione dello spreco di cibo. Le soluzioni individuate vanno oltre le banche del cibo: per esempio in Gran Bretagna vi sono cucine di comunità che funzionano completamente grazie al cibo che altrimenti sarebbe terminato in discarica. In Francia è diventato illegale per i supermercati gettare cibo non ancora scaduto. In Corea del Sud i cittadini vengono tassati a seconda dei rifiuti organici che producono.
Per farla breve vi sono molte soluzioni creative che fanno in modo che il cibo non vada sprecato e che finisca a chi ne ha bisogno. E’ tempo per la Georgia di stare ai tempi.
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